Lo scorso 14 settembre vi abbiamo dettagliato le eccezionali scoperte effettuate, fino allestate 2022, nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
Ebbene, quarant’anni dopo i Bronzi di Riace, dei nuovi bronzi semplicemente straordinari sono arrivati al Palazzo del Quirinale per essere ammirati dal grande pubblico nella mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano” inaugurata,
ovviamente dal padrone di casa, il Presidente Sergio Mattarella.
Curato dal direttore del progetto scientifico degli scavi, Jacobo Tabolli (docente di Etruscologia a Siena) e Massimo Osanna (direttore generali dei musei del Mic) con l’allestimento urato da Chiara Bonanni e Guglielmo Malizia, il percorso espositivo si snoda come un viaggio attraverso i secoli all’interno del paesaggio delle acque calde del territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi.
A partire dall’età del bronzo fino all’età imperiale, la grande tradizione di produzioni in bronzo di quest’area dell’Etruria è presentata come una spirale del tempo e dello spazio: come l’acqua calda delle sorgenti termali si fa vortice e diviene travertino, così il visitatore scopre come le offerte in bronzo incontrino l’acqua non solo a San Casciano ma in una moltitudine di luoghi sacri del territorio.
Oltre venti statue e statuette, migliaia di monete in bronzo e ex-voto anatomici raccontano una storia di devozione, di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l’acqua termale era usata anche a fini terapeutici. L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda ha permesso anche di tramandare lunghe iscrizioni in etrusco e latino che raccontano delle genti che frequentavano il luogo sacro, delle divinità invocate e della compresenza di Etruschi e Romani attorno all’acqua calda.Visitabile su prenotazione fino al 25 luglio e, dopo la pausa di agosto, dal 2 settembre al 29 ottobre 2023, è promossa dal Quirinale e dal Ministero della cultura ed è stata realizzata grazie alla collaborazione tra una pluralità di istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla promozione del patrimonio culturale.
Visitabile su prenotazione fino al 25 luglio e, dopo la pausa di agosto, dal 2 settembre al 29 ottobre 2023, è promossa dal Quirinale e dal Ministero della cultura ed è stata realizzata grazie alla collaborazione tra una pluralità di istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla promozione del patrimonio culturale. I restauri sono avvenuti con il supporto dell’Istituto Centrale del Restauro, presenta una scelta di opere rappresentative fra quelle che faranno parte dell’esposizione permanente del museo, che avrà sede nel Palazzo dell’Arcipretura di San Casciano dei Bagni, destinato a ospitare i reperti provenienti dallo scavo del Bagno Grande e dalle ricognizioni archeologiche nel territorio.
Fra le opere in esposizione, la statua in marmo dell’Afrodite del tipo di Doidalsas, copia romana di età traianea (II secolo d.C.) da un originale ellenistico, rinvenuta nel Cinquecento presso la sorgente della Doccia della Testa; dalla vasca sacra del Bagno Grande, proviene la statua in bronzo di Apollo in atto di scagliare la freccia, risalente al 100 a.C.
Accanto alle statue delle divinità, le raffigurazioni di offerenti, come il personaggio togato databile al I secolo a.C., che molte affinità presenta con il celebre Arringatore conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze; la statua maschile di un giovane malato, rappresentato nudo e in posizione orante che, sulla gamba sinistra, reca un’iscrizione latina che ricorda come L. Marcius Grabillo offrì a Fons un donario composto, oltre che da questa statua, da altri sei simulacri in bronzo (signa) e da sei arti inferiori. Testimonianza dei dedicanti sono anche i votivi anatomici che riproducono parti del corpo umano, fra cui un orecchio in bronzo con la dedica alla Fortuna primigenia, divinità che tutelava la sorgente fin dalla fase più antica, e le monete romane offerte in età imperiale.
Evoca il fulgur conditum (il rito del fulmine sepolto, per cui tutto ciò che all’interno di un tempio o di un santuario veniva colpito da un fulmine doveva essere sepolto) il fulmine in bronzo che fu deposto insieme a una freccia in selce all’interno di uno strato composto da tegole e coppi, che sigillò l’antica vasca etrusca, aprendo la strada alla monumentalizzazione del santuario, avvenuta in età romana, durante il regno dell’imperatore Tiberio (I secolo d.C.).
Un ologramma realizzato con “l’intelligenza artificiale” (AI) riproduce la statua, attualmente in restauro, di una orante, con il volto incorniciato da una chioma di riccioli e due lunghe trecce che scendono sul petto, è il simbolo dei voti e delle speranze degli uomini e delle donne che frequentavano questi luoghi, dove le proprietà terapeutiche dell’acqua diventavano salvifiche anche per intervento della divinità.
Il Catalogo è a cura di Treccani.