Mauritania, novembre 2001. Il giovane Mohamedou Ould Slahi è tornato a casa dalla Germania, dove da anni vive grazie a una borsa di studio, per partecipare a un matrimonio con tutta la sua famiglia, è costretto però dalla polizia locale a lasciare la festa per rispondere a domande su suo cugino Mahfouz da parte di agenti degli Stati Uniti, diventati sempre più pressanti dopo gli eventi drammatici dell’11 settembre.
Albuquerche, Nuovo Messico, febbraio 2005. L’avvocato e attivista per i diritti civili Nancy Hollander, in possesso del nulla osta di sicurezza che le dà accesso a informazioni riservate, è avvicinata da un collega che le chiede di indagare sul caso di Mohamedou Ould Slahi scomparso da oltre tre anni; un avvocato mauritano che rappresenta la famiglia ha contattato il suo studio dopo che un articolo su Der Spiegel attestava la presenza del ragazzo tra i prigionieri di Guantánamo.
Affiancata dalla collega Teri Duncan scelta per fare da interprete, Nancy Hollander va a incontrare il detenuto per assumerne la difesa, decisa – indipendentemente da colpevolezza o innocenza – a riaffermare il diritto di ognuno a una legittima assistenza legale; il governo degli Stati Uniti trattiene nel carcere cubano almeno settecento persone di cui occulta anche l’identità, negando loro i diritti fondamentali di ogni uomo. Intanto l’esercito incarica il Tenente Colonnello Stuart Couch di raccogliere prove, vagliando i numerosi verbali segreti degli interrogatori, che possano mandare a morte il mauritano.

Brutta storia perché completamente vera quella narrata in The Mauritanian di Kevin Macdonald, sceneggiatura originale basata sul Guantánamo Diary che il protagonista ha scritto e pubblicato, in edizione censurata dagli USA, grazie ai suoi avvocati mentre era ancora prigioniero; un libro tradotto in molte lingue e pubblicato anche in Italia da Piemme nel 2015 con il titolo 12 anni a Guantánamo, ma irreperibile e di cui inspiegabilmente è scomparsa ogni traccia anche dal catalogo dell’editore.

La potenza di The Mauritanian sta nell’affrontare i fatti evitando la dicotomia buoni/cattivi, dando spazio a ragioni e contraddizioni, con la cieca vendetta innescata dai fatti dell’11 settembre scambiata in molti casi per legittima ricerca di giustizia; persino figure potenti prive di umanità come Donald Rumsfeld, citate nel film, colpevoli perché incuranti delle conseguenze dei meccanismi che hanno costruito, appaiono solo incoscienti nell’assenza di rancore da parte del prigioniero 760.

Nel raccontare una realtà complessa, che ha visto anche il Nobel preventivo a Barack Obama che Guantánamo aveva promesso di smantellare, il film restituisce tutta la forza dell’uomo Mohamedou, interpretato con estrema bravura dal francese di origini algerine Tahar Rahim, uno spirito elevato che non si è limitato a sopravvivere, ma grazie alla capacità di trovare poesia anche all’inferno ha coltivato la speranza, nonostante le torture, nutrendo ironia e dialogo anche con i suoi carcerieri.

Intelligentemente il regista scozzese mostra la violenza lo stretto indispensabile senza indugiare troppo, restituendo così la portata devastante di abusi psicologici non meno efferati di quelli fisici. Girato quasi completamente a Città del Capo in Sud Africa, con l’eccezione della parte ambientata in Mauritania, il film dà la possibilità di accedere a una ricostruzione aderente alla realtà di un luogo ancora proibito e invisibile al mondo come Guantánamo, dove l’umanità continua a essere calpestata.

Una straordinaria Jodie Foster, fresca vincitrice di un meritatissimo Golden Globe per questo ruolo, incarna l’impegno e la dedizione di Nancy Hollander, personaggio poco incline a sentimentalismi inedito per l’attrice due volte premio Oscar. L’inglese Benedict Cumberbatch, anche tra i produttori che hanno messo in moto il progetto, veste i panni dell’avvocato militare Stuart Couch, mentre Shailene Woodley ha il ruolo di Teri Duncan che in verità è la sintesi di due diverse figure reali.

Le immagini finali mostrano i veri protagonisti della vicenda, facendo trasparire la sincera umanità di un uomo in ogni caso ‘libero’ dentro. Con cinque candidature ai Bafta inglesi e nessuna agli Oscar – l’establishment non vuole certo promuovere un film così scomodo – non sappiamo quando The Mauritanian di Kevin Macdonald sarà disponibile in Italia a causa del protrarsi della chiusura delle sale, ma farà parte presto del catalogo Prime.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina originale
  2. Prigioniero a Guantánamo bay
  3. La censura del potere ha molte forme, anche l’edizione italiana resa 'invisibile'
  4. L'amministrazione Obama non ha cambiato molto per i prigionieri della base cubana
  5. Tahar Rahim è Mohamedou Ould Slahi
  6. La visione della violenza efficace e poco insistita
  7. Golden Globe a Jodie Foster per il ruolo di Nancy Hollander / Benedict Cumberbatch è Stuart Couch / Shailene Woodley è Teri Duncan
  8. Il vero Mohamedou Ould Slahi sui titoli di coda del film

© 2021 Wonder Street / 30West / BBC Films

IN COPERTINA
Tahar Rahim è Mohamedou Ould Slahi, il Mauritano
© 2021 Wonder Street / 30West / BBC Films

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: The Mauritanian
  • Regia: Kevin Macdonald
  • Con: Jodie Foster, Tahar Rahim, Zachary Levi, Saamer Usmani, Shailene Woodley, Benedict Cumberbatch, Nouhe Hamady Bari, Saadna Hamoud, Mohamed Yeslem Mousse, Mohamed Abderrahmane Arava, Aly Deyde, El Hocine Aba, Baya Belal, Baba Mine, Lemrabott Zeine Sidamar, Yenje Abdellahi, Clayton Boyd, Denis Ménochet, Pope Jerrod, Daniel Janks, Ralph Lawson, Michael MacKenzie, Corey Johnson, Adam Neill, Darron Meyer, Lionel Strasky, Langley Kirkwood, Taurai Maposa , Thandi Sebe, Rob van Vuuren, Toni Jean Erasmus, Thabo Rametsi, Jemal Mennah, David Fynn, Kirk Nel, Bongo Mbutuma, Michelle Allen, Shane John Kruger, Arthur Falko, Ahmed El Khadar, Hamza Mennah, Stevel Marc, Adam Rothenberg, Alaa Safi, Justine Mitchell, Limam Saleck, Mohamed Yahya, Elbar M'Boirik, Mohamed Lemjed, Mohamed Lemine Salem, Maude Sandham, Bonko Khoza, Matthew Marsh, Melissa Haiden, Zak Rowlands, Meena Rayann, Kiroshan Naidoo, Randy Yav, Nahum Hughes, Sobantu Nqayi, Mahyar Kouhi, Francis Chouler, Evan Hengst, Walter van Dyk, Leon Clingman, Katie Farringer, Miles Petzer, Anele Matoti, Roxy Nel, Litha Bam, Robert Hobbs, Nezar Alderazi, Mark Sykes, Daniel Kühne, Andre Jacobs, Daniel Barnett
  • Soggetto: M.B. Traven dal libro Guantánamo Diary di Mohamedou Ould Slahi
  • Sceneggiatura: M.B. Traven con Rory Haines & Sohrab Noshirvani
  • Fotografia: Alwin H. Kűchler
  • Musica: Tom Hodge
  • Montaggio: Justine Wright
  • Scenografia: Michael Carlin
  • Costumi: Alexandra Byrne
  • Produzione: Adam Ackland, Leah Clarke e Benedict Cumberbatch con Lloyd Levin e Beatriz Levin, Mark Holder e Christine Holder, Branwen Prestwood Smith e Michael Bronner in coproduzione con Donald Sabourin e con Mohamedou Ould Slahi e Larry Siems per STX Film, 30West, Topic Studios e Convergent Media in associazione con BBC Film e Great Point Media con Shadowplay Features, Sunnymarch e Wonder Street
  • Genere: Drammatico
  • Origine: Regno Unito / USA, 2021
  • Durata: 129' minuti

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