A Francoforte è giunta finalmente l’ora del Don Pasquale, atteso da novembre 2020 fino ad oggi causa pandemia. Il nuovo allestimento del “dramma buffo” di Gaetano Donizetti, già presentato al Festival tirolese di Erl lo scorso dicembre, ha aperto la nuova stagione lirica nella sede del Bockenheimer Depot. Don Pasquale, composto in due settimane nel 1842, passa alla storia come l’ultima opera buffa (centodieci anni dopo La serva padrona di Pergolesi), ma si percepisce fin dall’inizio che è molto di più, una riflessione arguta e spesso malinconica sull’età e sulla giovinezza. La trama, fatta di avances di uomini anziani a donne giovani e di speranze che poi vanno deluse, è comune a tanto teatro musicale; si pensi a Le nozze di Figaro (1786), al Ratto dal Serraglio (1782) o a Il barbiere di Siviglia (1816). Don Pasquale è un vecchio e agiato possidente che si illude di rinnovare le gioie del matrimonio e finisce invece ingannato da tutti. Dal nipote, dall’amico, dalla vedovella. Un personaggio sospeso fra comicità e tristezza e una figura simile al Don Bartolo rossiniano (Rossini Festival), entrambi gabbati da un mondo che va troppo veloce per loro. E alla fine se uno “sembra una statua”, l’altro “è rimasto impietrato”. Destino comune.

Il Don Pasquale è un’opera variegata, in cui gli effetti dell’opera buffa sono più contenuti, rispetto per esempio a certe opere di Rossini, e si lascia spazio ad ampi squarci di lirismo. Caterina Panti Liberovici e il suo team di regia confezionano una recita classicheggiante. Sul palcoscenico del Depot, inquadrato da imponenti colonne e pareti (scene di Sergio Mariotti), si muovono i personaggi modellati sulle maschere della Commedia dell’Arte. Don Pasquale ricalca la tipica figura di Pantalone, il vecchio ricco e lascivo, mentre l’intrigante Malatesta è Arlecchino, vero deus ex machina degli intrighi ai danni dell’attempato possidente. I due giovani sono degli innamorati da cliché. Anche i bei costumi colorati di Raphaela Rose si rifanno alla Commedia dell’Arte, così come le movenze e la recitazione dei cantanti.  Scabri gli arredi. Un grande letto retrattile che ospita a turno i cantanti, candelabri che scendono dal soffitto e poco più. Lo spazio dietro le quinte è separato dal proscenio da una tenda trasparente, dietro la quale due ballerini accompagnano l’azione come controfigure dei protagonisti. Teatro nel teatro, così come le connessioni tracciate tra il protagonista e il compositore. Anche Donizetti aveva infatti un nipote e quando compose l’opera era spesso allettato e soffriva di allucinazioni a causa della sifilide. Si potrebbe addirittura pensare che tutta la vicenda sia un’allucinazione di Don Pasquale, date anche le maschere e i veli che spesso confondono le identità dei personaggi e i colori serali della rappresentazione.

L’opera di Francoforte schiera un doppio cast per la nutrita serie di rappresentazioni in calendario. La recita a cui abbiamo assistito vedeva al centro della compagnia di canto il Don Pasquale di Donato Di Stefano, un vero veterano del ruolo. Il basso riveste la parte, fatta per lo più di recitativi, con una comicità mai smodata e con toni malinconici, restituendo gli accenti del vecchio illuso e poi gabbato con vocalità generosa e grande padronanza del fraseggio. Gli si contrappone con voce chiara e metallica e gesto espressivo l’ottimo Dottor Malatesta di Mikołaj Trąbka. L’aria smielata e truffaldina del baritono “Bella siccome un angelo” è sempre uno spasso, così come il duetto comico del terzo atto con Don Pasquale. La coppia di innamorati, Ernesto e Norina, completa il quadrilatero dei personaggi principali. Il tenore statunitense Brayan Avila Martinez restituisce gli accenti appassionati del giovane Ernesto, mentre Clara Kim debutta nel ruolo di Norina, la vedovella prima docile e remissiva, poi arrogante e dispotica. Erik van Heyningen veste, infine, i panni del notaio chiamato a redigere il falso contratto di matrimonio fra Don Pasquale e Norina.

Il Kapellmeister Simone Di Felice dirige con precisione e senza forzare i tempi la Frankfurter Opern- und Museumsorchester.

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Didascalie immagini

  1. Pablo Martínez (Ernesto), Pilgoo Kang (Notaro), Liviu Holender (Dottor Malatesta), Donato Di Stefano (Don Pasquale) e Clara Kim (Norina)
    foto © Matthias Baus
  2. Liviu Holender (Dottor Malatesta) e Clara Kim (Norina)
    foto © Matthias Baus
  3. Donato Di Stefano (Don Pasquale)
    foto © Matthias Baus

IN COPERTINA

Donato Di Stefano (Don Pasquale)
foto © Matthias Baus
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