Il Belcanto Opera Festival di Bad Wildbad è felicemente giunto alla trentacinquesima edizione e anche questo luglio ha attirato nella Selva Nera il consueto stuolo di appassionati. Quest’estate il sovrintendente della rassegna Jochen Schönleber ha calato un vero tris di assi, associando due titoli rossiniani alla riscoperta di un’opera di Giovanni Pacini dimenticata da un paio di secoli.

Il Signor Bruschino, a cui abbiamo assistito nella bomboniera del Teatro Reale delle Terme (Königliche Kurtheater), è una farsa giocosa in un atto che debuttò a Venezia nel 1813. Il vecchio Gaudenzio vuole maritare la pupilla Sofia al figlio del suo ricco amico Bruschino, ma la fanciulla ama ricambiata il giovane Florville. Lo stesso Florville si sostituisce al figlio di Bruschino, che è tenuto sotto chiave dal taverniere Filiberto per debiti non pagati, e sotto mentite spoglie si introduce in casa di Gaudenzio. Da lì si dipana la solita serie di equivoci e strambotti con l’ovvio lieto fine. Il libretto di Giuseppe Foppa è piuttosto esile ma Jochen Schönleber crea a partire da esso uno spettacolo frizzante e colorato ambientato in uno stabilimento balneare anni ’60: i “Bagni Gioacchino”. I personaggi si amano e battibeccano fra cabine da spiaggia e gonfiabili da mare. Si muovono sul palco in costume da bagno e accappatoio. I vivaci costumi disegnati da Olesja Maurer aggiungono un’ulteriore nota di gaiezza. Ne esce una recita molto “italiana”, animata da una compagnia di canto giovane e affiatata. I cantanti trasmettono allegria con la voce e con il gesto e si percepisce che loro stessi si divertono. Il “Signor Bruschino padre” di Emmanuel Franco entusiasma la platea con verve da autentico basso buffo rossiniano. Il soprano fiorentino Eleonora Bellocci, la primadonna di questa farsa, restituisce gli accenti amorosi di Sofia con voce sicura e gesto espressivo. Solida negli acuti e brillante nelle colorature, la sua aria “Ah donate il caro sposo” figurerebbe degnamente in qualunque opera seria. Giorgio Caoduro, che già debuttò nel ruolo a Pesaro nel 2021, disegna un Gaudenzio ben caratterizzato per voce e recitazione. Il tenore Hyunduk Kim occupa con grazia la parte piuttosto ristretta di Florville (non ha neanche un’aria). Bene anche i ruoli di spalla, a partire dalla intraprendente cameriera Marianna di Camilla Carol Farias e l’esoso taverniere Filiberto di Francesco Bossi. José Miguel Pérez-Sierra tiene insieme con maestria il palcoscenico e la Orchestra Filarmonica di Cracovia, residente al Festival.

Appena il tempo di assaporare il clima rilassato di Bad Wildbad con le sue terme e ci si immerge di nuovo nel mondo rossiniano con il nuovo Barbiere di Siviglia. È un Barbiere dalla parte di Don Bartolo. Il povero dottore è un vedovo che si vede arrivare in casa Rosina come ragazza alla pari e se ne innamora subito. Da lì in avanti la vita di Don Bartolo diventa un incubo, fra sentimenti non corrisposti e macchinazioni ai suoi danni. Jochen Schönleber, che firma anche questa regia, infonde un po’ di umanità e di buon cuore nella perfetta macchina teatrale del Barbiere. Fabio Capitanucci e Teresa Iervolino si prendono il centro del palcoscenico. Con voce grande ed educata, il baritono si cala perfettamente nel ruolo del povero Don Bartolo, innamorato senza speranza della giovane Rosina. Teresa Iervolino, una Rosina seducente e mai banale, catalizza l’attenzione della platea; il mezzosoprano unisce infatti uno splendido timbro vocale a una recitazione efficacissima. Grandi applausi la premiano. Il baritono statunitense John Chest è un Figaro imponente per voce e fisico da rock-star; la sua cavatina suscita un applauso fragoroso. César Cortés sfoggia nel ruolo di Almaviva voce raffinata, da vero tenore di grazia; festeggiatissima la sua ultima aria “Cessa più di resistere”. Bene anche i comprimari, fra cui spicca la Berta di Francesca Pusceddu, con l’aria di sorbetto “Il vecchiotto cerca moglie”.
Il trittico 2023 nella Selva Nera si conclude con una vera rarità: Gli arabi nelle Gallie ossia Il trionfo della fede di Giovanni Pacini, contemporaneo e collaboratore occasionale di Gioacchino Rossini. L’opera seria, considerata nell’Ottocento una delle più riuscite di Pacini, debuttò alla Scala nel 1827 e fu ripresa in Europa fino a tutti gli anni Trenta. Nel 1855 un’edizione riveduta andò in scena a Parigi. L’opera poi scomparve dai repertori lirici. Per la prima volta in tempi moderni viene proposta, in forma di concerto, a Bad Wildbad in una sola rappresentazione. La rappresentazione è stata comunque registrata dalla Südwestrundfunk (SWR). Si spera anche che ne esca un CD.

L’azione si svolge in Francia nell’ottavo secolo. La protagonista è una fanciulla cristiana di nome Ezilda, che, ispirata dal cielo, conduce i cavalieri franchi a trionfare in battaglia contro gli invasori saraceni guidati dal terribile Agobar, il Rinnegato. Il condottiero infatti non è altri che Clodomiro, ultimo erede dei Merovingi e al tempo promesso sposo della ragazza che, costretto a fuggire dalla propria patria, si è convertito all’Islam. Adesso è a capo degli infedeli e cerca la vendetta e la distruzione dell’Impero franco. Gli Arabi nelle Gallie alterna pagine musicali molto ben riuscite ad altre più deboli. Un’opera improntata a toni marziali, fin dall’introduzione, in cui si odono accenti rossiniani e presagi di Verdi, soprattutto nei passaggi più guerreschi. Si avverte la mancanza di una cifra estetica unitaria, ma alcuni momenti muovono davvero i sentimenti della platea. Tra l’altro l’esecuzione in forma di concerto concentra l’attenzione sul canto e sui sentimenti dei personaggi; una esecuzione scenica porrebbe comunque delle difficoltà, vista l’ambientazione fra chiostri, castelli e valli impervie.
La ricchezza e la varietà delle arie richiede un cast adeguato, non facile da assemblare (uno dei motivi della scomparsa di questo lavoro di Pacini?). La compagnia di canto schierata dal Festival Rossini raccoglie la sfida con successo. Michele Angelini canta la parte di Agobar, creata da Pacini per Giovanni David una delle star del Belcanto dell’epoca. Il tenore italo-americano restituisce con voce potente e ricca di accenti lirici, i tormenti di un’anima sospesa fra sentimenti e fedeltà contrastanti. La sua aria finale “Le dirai, ch’io serbo”, malinconica e tenera ci fa dimenticare per un attimo trombe e tamburi di guerra. Serena Farnocchia, eroina e fidanzata dimenticata, è un altro spirito sofferente, in preda a pulsioni opposte: la sua preghiera, intonata assieme al coro femminile, “Qual sei, Signor per prova” è uno dei momenti più toccanti della serata. Il mezzosoprano Diana Haller, nei panni del principe Leodato, è l’altro protagonista della recita, esibendo voce solida e ricca di colori scuri. Bene anche il basso baritono Roberto Lorenzi come Gondaïr e gli altri comprimari. Una menzione speciale per il baritono Francesco Bossi che canta il perfido Mohamud, al suo terzo ruolo in due giorni! Il Coro Filarmonico di Cracovia assolve con precisione al ruolo importante che le masse hanno negli Arabi nelle Gallie: commenta, con inni militareschi e invocazioni delle fanciulle del chiostro, lo svolgersi delle vicende e rimanda gli accenti di popoli in guerra. Dirige il maestro Marco Alibrando.

Si torna a casa contenti e arricchiti. Anche quest’estate la kermesse di Bad Wildbad ci ha regalato dei gran momenti di Belcanto e ci ha fatto riscoprire pagine musicali poco frequentate o addirittura scomparse da tanti decenni.