Sono esposti a Noto, a cura di Vittorio Sgarbi, i capolavori di celebri artisti siciliani che operano dal Novecento a oggi. Vessillo ne è certamente La Vucciria, una delle opere novecentesche più rappresentative, dipinto di tre metri realizzato da Renato Guttuso nel 1974 nel pieno della sua maturità e da lui donato all’Ateneo del capoluogo siciliano. Essa, descrizione aderente e folklorica della quotidianità palermitana di un mercato, catapulta lo spettatore in un regno verace di gusti, colori, odori, quelli accattivanti delle olive in salamoia o del pesce, quelli agrumati e dolci dei frutti, o salaci di formaggi e insaccati.
Ebbene, come La Vucciria condensa usi e costumi di Palermo ed è emblema dell’arte novecentesca in Sicilia, così un secolo di arte siciliana rappresenta un secolo di arte italiana. Ad affermarlo è Vittorio Sgarbi, poiché siciliani sono molteplici artisti e scrittori che hanno contribuito a plasmare l’identità culturale italiana.
La prima edizione di “Artisti di Sicilia”, nel 2014, è frutto del lavoro certosino e indagatore del noto critico, che dell’arte siciliana scova anche le personalità meno conosciute e inopinate; dunque troviamo un numero consistente di opere in esposizione nelle tre sedi di Favignana, Palermo e Catania, ammirate da ben sessantamila visitatori in soli sei mesi.
Oggi “Artisti di Sicilia” viene riproposta a Noto, con eliminazioni e aggiunte di nomi e con diverse opere dei medesimi artisti, per ribadire vigore e valore dell’arte isolana. Il curatore ha voluto porre all’attenzione del visitatore non solo le opere di maestri blasonati ma anche di figure in penombra, comunque meritevoli, e di giovani, spesso non conosciuti perché sottovalutati o isolati. Ne consegue in mostra un panorama perlopiù univoco, punteggiato talora da istanze eclettiche e sperimentali, ma comunque disposto lungo l’ossatura del realismo e della figurazione.
Prevalente, dunque, la linea realistica, reinterpretata in modo sempre nuovo secondo l’immaginazione e la personalità del singolo artista; essa è il fulcro da cui si dipanano vedute, ritratti, figure, interni. Ma l’aeroplano che solca il cielo nella veduta messinese di Giulio D’Anna strizza un occhio al futurismo, tra tegole scomposte e detriti che si fanno geometrici e compongono ormai una spazialità lontana da quella tradizionalmente intesa.
E nel Ritratto di donna Lella Leotta Chiozza di Loano con il figlio Giorgio si respira un’atmosfera sospesa e irreale, in un altrove distante da un interno consueto, mentre le anatomie si fanno sempre più essenziali e tondeggianti. E anche nel corpo rappresentato in Lezione di ballo di Francesco Messina, sebbene riecheggino le suggestioni classiciste di un ritorno all’ordine, che dettano forme più verosimili, plastiche, equilibrate, si avvertono stonature che deviano dall’accademismo, come il collo dalla lunghezza spropositata, il capo pressoché calvo, l’espressione torva.
Vediamo dunque come le opere in mostra documentino ciò che accade nell’arte italiana tra gli anni Venti e Trenta, quando i rapporti con le avanguardie appaiono ormai consunti e gli artisti preferiscono incamminarsi lungo i sentieri privati di una dimensione più intima, individuale, privilegiando le scene del repertorio familiare. Ma vi è anche chi sembra avere “il diavolo in corpo”, come affermò Leonardo Sinisgalli a proposito del siciliano Gruppo dei Quattro (Lia Pasqualino Noto, Renato Guttuso, Giovanni Barbera e Nino Franchina), che esportarono a Milano e a Roma la loro ribellione contro il novecentismo dell’arte di regime. Essi rifiutano l’allineamento per perseguire, altresì, il mutamento. Scrisse infatti Raffaele De Grada, di uno di loro: “Guttuso ci apparve come un contatto mitico, sorprendente, con un territorio ignoto ed evocante…”.
La mostra informa anche su ciò che accadde in Sicilia dal dopoguerra a oggi, in una successione altalenante di sperimentazioni e ritorni alla figura, dominati da un’aspra invettiva, tra gli anni 60 e 70, verso la società della finta agiatezza. Oggi, infine, l’artista sembra vagare in uno spazio informe, privo di un orientamento certo, di una meta, ma colmo di interrogativi e di conoscenze relative. Così a volte preferisce lasciare le sue tracce nella Street Art e rivolgersi ad azioni temporanee, effimere.
Dunque Noto, capitale del barocco e patrimonio mondiale dell’Unesco, già città d’arte per la sua storia e le sue mirabili architetture, è oggi anche la casa degli artisti siciliani, in consonanza con la sua recente candidatura, insieme all’intera Val di Noto, a capitale della cultura.
DIDASCALIE IMMAGINI
- Renato Guttuso, La Vucciria, 1974, olio su tela, 300×300 cm
foto © 2017 Andrea Mancaniello - Giulio D’Anna, Messina 1908 -1928, serie Rinascita, 1928
- Lia Pasqualino Noto, Ritratto di Donna Lella Leotta Chiozza di Loano con il figlio Giorgio
- Francesco Messina, Lezione di ballo, 1979
IN COPERTINA
Renato Guttuso, La Vucciria, 1974, cm 300 x 300, olio su tela
foto © 2017 Andrea Mancaniello
[particolare]
Luogo:
Convitto delle Arti Noto Museum,
Corso Vittorio Emanuele 91, Noto
Orari:
marzo: lunedì – domenica 10.00 – 18.00
(ultimo biglietto alle 17.00);
aprile, maggio, giugno:
lunedì – venerdì 10.00 – 20.00
(ultimo biglietto alle 19.00),
sabato e domenica 10.00 – 23.00
(ultimo biglietto alle 22.00);
luglio, agosto e settembre:
lunedì – domenica 10.00 – 24.00
(ultimo biglietto alle 23.00);
ottobre: lunedì – domenica 10.00 – 20.00.
Dove e quando
Evento: Novecento – Da Pirandello a Guccione – Artisti di Sicilia.
- Fino al: – 30 October, 2020
- Sito web