Colori, materia, segni, compongono una pittura in cui essa stessa imperversa, mentre il visibile è solo evocato, ma con una potenza materica, segnica e cromatica conturbante e sconfinata. Perché se il visibile non è dato per come appare, se i confini sono sfumati, accennati, distanti, il pensiero vola via lontano, valicando dimensioni spazio-temporali nette e leggibili. Una pittura che ha la medesima forza evocativa delle parole in musica di Franco Battiato; questa è la pittura di Piero Zuccaro, in cui la materia rotta e increspata riecheggia Burri, Sarnari per l’enigmaticità sospesa, De Staël per l’astrattismo espressionistico ed essenziale.
Al Castello Ursino di Catania è in mostra quella che lo stesso curatore Sergio Troisi definisce “una grande sinfonia della luce e della materia nella dimensione della spiritualità e rarefazione”, la mostra in cui quaranta opere di Piero Zuccaro incrociano l’anima mistica di Battiato, protagonista con il pittore di una videoinstallazione inedita.
“La polvere si faccia catturare dalla polvere; in questo modo lo spirito non si inquina e se lo spirito non si inquina può esserci autentica pittura”, pronunzia Battiato citando Shitao nella videoinstallazione in cui riflette con Zuccaro sulla “purezza dello spirito” e “l’autentica pittura”, tra le note della sua Messa Arcaica.
I dipinti di Zuccaro inscenano una narrazione sottile e contemplativa, che parla con il freddo indaco di cieli remoti e con i riflessi dorati che punteggiano gli ombrosi intradossi delle basiliche; è proprio in una basilica, quella di San Francesco ad Assisi, che nel 1993 ha debuttato la Messa Arcaica di Battiato. La ricerca più recente di Zuccaro, quindi, approfondisce le luci degli interni architettonici e in particolare di quelli sacri; tema dominante, poi, è l’immagine riflessa, con aperture verso l’astrazione, come ha affermato Piero Guccione nel testo in catalogo per la personale ragusana del 1998.
Di Piero Zuccaro, oggi docente di Tecniche per la pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, Sergio Troisi sceglie quattordici oli, dodici pastelli e venti serigrafie, che dialogano con la collezione archeologica del Museo civico del Castello Ursino culminando poi nelle note raccolte e pensose del Kyrie (primo pezzo della Messa Arcaica) nella videoinstallazione “Interno incerto e oscillante”, ideata, scritta e diretta dal pittore con la partecipazione di Battiato, tra il 2013 e il 2017.
Tale progetto era stato a lungo accarezzato dall’artista e dal cantautore, che erano amici. Il maestro infatti aveva disposto uno studio per lui nella sua villa a Milo, vicino ai maliosi boschi etnei, e il progetto era nato durante una passeggiata a Scicli, in visita a Piero Guccione. Si era pensato a un video dal carattere meditativo e Zuccaro aveva iniziato a realizzare dei disegni ispirati alle note della Messa Arcaica. Nell’installazione risuona la voce di Battiato, registrata nel 2017, mentre recita i versi di un pittore cinese, mentre la voce di Zuccaro cita le parole di San Giovanni della Croce che chiede a Dio di manifestarsi.
“Le note gravi e solenni del Kyrie della Messa arcaica di Battiato – spiega il curatore – cadenzano lo scorrere delle serigrafie a pastello in cui Zuccaro ha composto un sistema di variazioni sull’ordito di un lampadario, quello della chiesa di San Nicolò l’Arena sempre a Catania, esplorando in quella trama la costruzione circolare della linea e il suo costituirsi, in particolare nell’inquadratura dal basso, come una costellazione di cerchi e ellissi di straniata ed elegante bellezza”. L’idea del progetto, infatti, è nata da un’intuizione di Zuccaro in seguito all’osservazione della struttura di un lampadario della Chiesa di San Nicolò L’Arena, che ha così affascinato l’artista da voler generare dei segni e unirli alle note della Messa di Battiato.
“La mostra – dunque – ruota intorno all’idea di creare una meditazione, visiva perché parliamo di pittura”, afferma Zuccaro. E alla mostra è anche dedicato un catalogo – in lavorazione – la cui veste editoriale è curata da Francesco Messina, grafico che ha curato la copertina di vari album di Battiato (“L’era del cinghiale bianco”, “La voce del padrone”, etc.).