La fondazione Fiumara d’arte di Antonio Presti completa l’asse dei servizi di Catania, già decorata con la Porta della bellezza nel 2009, con una colossale opera in terracotta di oltre un chilometro, la Porta delle farfalle. Essa valorizza il percorso maieutico e spirituale iniziato nelle nuove scuole del quartiere di Librino quindici anni fa. Proprio Librino, periferia segnata dal dolore e dal degrado, vanta adesso opere di Land Art di respiro internazionale. La Porta delle farfalle, nella fattispecie, è il più grande bassorilievo ceramico di arte contemporanea al mondo. L’operazione ha coinvolto quindicimila bambini e ragazzi, tra scuole e licei artistici, e venticinque artisti e architetti che hanno realizzato le cinquanta opere monumentali rappresentate sulla porta dalle mattonelle in ceramica.

“Sommando la lunghezza delle due Porte abbiamo oltre un km e mezzo di bellezza, una vera muraglia dedicata all’anima” – afferma Antonio Presti – “Io amo Librino, amo la gente del quartiere, mi sento amato e rispettato, vedo la gioia negli occhi di chi partecipa ai progetti, scorgo sincerità e quella gratitudine che riempie la mia esistenza. Io a Librino ho trovato solo cuore. E quando il cuore parla al cuore, il cuore risponde. E allora, così come tutti gli abitanti hanno protetto la Porta della bellezza, (mai vandalizzata, n.d.r.) adesso questi stessi abitanti meritano rispetto”. Rispetto che il mecenate siciliano ha manifestato appunto con un secondo dono “murale”, frutto di un’operazione intrapresa in piena pandemia, durante un tempo sospeso pagato a caro prezzo soprattutto dall’infanzia. Così, mentre tutto il mondo cercava un vaccino per il virus, nelle scuole di Librino e in tante altre scuole della Sicilia, si iniziava un grande processo di condivisione: nascevano le mattonelle che avrebbero composto le grandi rappresentazioni della porta, ognuna portatrice di contenuti culturali. Ogni bassorilievo infatti serba e trasmette alle nuove generazioni miti, storie, leggende. Ecco perché l’operazione di Fiumara d’arte è culturale ed educativa, perché lotta contro la cecità dell’ignoranza, contro un sistema sociale e mediatico che potrebbe appiattire il pensiero e sfavorire la conoscenza.

La Porta delle farfalle rimanda alla visione di un bambino che può attraversare un momento cupo, buio, proprio come il bruco. Che però può sempre scorgere la luce e in un istante trasformarsi in farfalla: “Vorrei trasmettere questa visione di sospensione e sogno contro la pesantezza della contemporaneità – dichiara Antonio Presti – per restituire leggerezza a uno stato dell’anima che rischia d’implodere nella sua gravità. Da una parte ci saranno tutti gli abitanti che proseguiranno il processo di condivisione con gli artisti, dall’altra i bambini, in un percorso di crescita in cui dovranno assumere impegni etici, politici e culturali. Perché il potere è sapere, l’ignoranza è schiavitù. E con la bellezza possiamo far crescere cittadini liberi, cittadini educati non più a chiedere, ma a fare”.

Antonio Presti parla così, come raccontando una fiaba, ai bambini che lo attorniano durante l’inaugurazione; riguardo l’opera dell’architetto Gaetano Di Gregorio, che restituisce la visione di un abitato, afferma: “Questo pezzo ricorda l’architettura della città invisibile di Calvino e vuole accogliere tutti gli uccelli che passano da Librino. L’architetto ha detto infatti: «sarò felice quella mattina, un giorno, quando un uccellino farà il suo nido qua». E indicando il bassorilievo che raffigura tre robot vicini, esclama: “Bambini, state attenti, perché potete diventare come l’algoritmo. In futuro, tra vent’anni, saremo come le macchine? Stando sempre attaccati ai telefonini perdiamo il cuore, perdiamo l’anima. I robot dicono ai bambini di stare attenti e vi danno la soluzione. Sapete quale? Che oggi, domani, nel futuro, abbracciate gli alberi. Questo albero di ginestra l’ho lasciato a voi. Lui vuole essere nutrito dall’abbraccio di tutti i bambini di Librino. Se tutti i bambini di Librino abbracciano l’albero e in quel momento dimenticano il telefonino, questa è bellezza. Se la mamma è arrabbiata perché state sempre al telefonino, come ʻterapiaʼ vi porta qui ad abbracciare l’albero”.

E mamme, bambini e visitatori nelle giornate dell’inaugurazione hanno potuto dimenticare davvero i telefonini grazie a vari giochi all’aperto, proposti dalle associazioni culturali che hanno collaborato con la fondazione e realizzato con materiali di recupero. È stata riscoperta la magia dei giochi rudimentali, quelli che coinvolgono le mani ma anche tutto il corpo, per esempio quando si cerca di rimanere in equilibrio su una pedana tentando di sollevare dei blocchetti di legno e riporli sulla pedana stessa; o quando si deve raggiungere il centro di un labirinto concentrico lanciando una biglia, o cercando di pescare con una finta canna dei colorati pesci di legno. Non è facile far scorrere una pallina lungo due corde tese e poi allentarle per farla cadere e centrare i bicchieri sottostanti; ed è sempre appassionante tentare l’allineamento dei dischetti rossi o blu in un Forza 4 alto circa un metro o darsi all’hockey su tavolo con dei tappini di bottiglia. Giochi entusiasmanti, ma dimenticati.

La Porta ha inizio con Alma Mater, il bassorilievo che omaggia la grande madre Etna; una scultura è poi dedicata a Turi, il cane buono del quartiere, ma c’è anche la rappresentazione di Sant’Agata che sorride sempre a ogni devoto; quando l’icona della santa viene condotta in processione per la città, infatti, la gente si chiede sempre se abbia un’espressione arrabbiata o felice, ma qui ha uno sguardo sereno. Polifemo ricorda la storia del gigante accecato da Ulisse e scappato con la barca tra i massi lanciati dal ciclope, i famosi faraglioni di Acitrezza; altro simbolo di Catania è il Faro Biscari, qui rappresentato tra le palme; e c’è anche il mito di Colapesce, che sostiene la Sicilia sotto la Stretto di Messina e riemerge a Librino per proteggere il quartiere, elevando il braccio verso l’alto per sostenere la sua amata terra. In Va’ pensiero è rappresentato un tempio che sta crollando per l’avanzata di un serpente: è l’ignoranza, che avvolge le colonne e diventa schiavitù; l’opera dunque ammonisce contro l’analfabetismo ma il tempio si ricompone in Kalokagathia, perché bontà e bellezza restituiscono sapere e libertà.

La Porta delle farfalle ha un valore identitario, poiché ad essa la comunità di Librino ha lavorato e in essa si riconosce, ma soprattutto intende restituire la visione della bellezza, non solo ricordando a Librino che vale ma offrendosi agli occhi di chiunque la osserva passando da lì con l’auto. La visione della bellezza emoziona ed è per tutto il mondo. L’augurio di Presti è infatti quello di aprirsi all’emozione e vedere con il cuore: “La nostra società sta degenerando. Non c’è più il cuore, non c’è più il dono, non c’è più l’ascolto, o il ringraziamento. Rivendichiamo, parliamo con violenza, arroganza. Questo perché non c’è conoscenza, siamo tutti ignoranti. E allora mi sembra giusto dare ai bambini un percorso dell’anima, che trova nel sapere la libertà. Quest’opera ve la voglio consegnare, non solo per la cura e la protezione, ma anche perché lei parlerà al vostro cuore ogni giorno”.