È in corso presso il Museo Civico di Castelbuono la mostra itinerante “Migration”, evento conclusivo della Biennale Arcipelago Mediterraneo a Palermo, festival internazionale di teatro, musica e arti visive dedicato al dialogo interculturale tra i Paesi mediterranei. L’evento, con il sostegno della Fondazione Federico II, è curato da Susanne Anna, Laura Barreca e Raya Zommer-Tal, che dirigono rispettivamente lo StadtMuseum di Düsseldorf, il Museo Civico di Castelbuono e il Janco-Dada Museum di Ein Hod (Israele); la mostra infatti si sposterà presso il Janco-Dada Museum nel maggio del 2020 e allo StadtMuseum nel mese di giugno del 2021.
L’obiettivo del progetto è quello di instillare nel pubblico il germe della riflessione critica sul tema della migrazione, mediante le opere di sei artisti di nazionalità diverse scelti dai direttori dei musei summenzionati; questi ultimi rivestono il ruolo di osservatori sulle dinamiche della società attuale, ove la questione delle “fughe umane” è precipua e vissuta secondo prospettive e modalità che variano secondo le latitudini geografiche. Se per Raya Zommer-Tal, infatti, la parola “migrazione” fa pensare allo stato di pericolo per la vita e la libertà di una persona, come accadeva durante l’Olocausto, Susanne Anna si sofferma sul risvolto di aggregazione e collaborazione multiculturale che da sempre ha caratterizzato il clima della città di Düsseldorf in seguito alle migrazioni.

Italia, Germania e Israele, dunque, incarnano tre punti di vista differenti sulle problematiche della migrazione e le tre istituzioni museali che rappresentano tali Paesi propugnano il ricorso all’arte come chiave di comprensione della contemporaneità; afferma infatti Laura Barreca: “Migration è un progetto nato dalla collaborazione di tre istituzioni culturali nel cuore del Mediterraneo e dell’Europa, unite dalla necessità di confrontarsi non solo sulle questioni migratorie, ma più ampiamente sul ruolo dei musei e sulle modalità con cui possiamo contribuire criticamente a comprendere la realtà contemporanea attraverso l’arte”.
In mostra circa venti opere di Oren Fischer, Hadar Mitz, Margherita Moscardini, Edith Oellers, Klaus Richter, Francesco Simeti, che scandagliano il tema migratorio nei suoi risvolti politici, economici, geografici e culturali, parlando di esodi generati dalla precarietà, dalla violenza delle guerre, dalle divergenze irrisolte tra luoghi di disagio economico da un lato e di opulenza materiale dall’altro, ma parlando anche di incontri che possono unire le culture creando vivaci commistioni.

“Migration” dunque si dispiega tra i monti madoniti per far riflettere e partecipare a quanto esula dalla sfera di vita individuale, confortevole e limitante; affinché non avvenga, come esorta Patrizia Monterosso, Presidente della Fondazione Federico II, che il fenomeno migratorio sia sminuito da una visione semplicistica che discende dalla mancanza di conoscenza e di empatia, e che porta ad applicare “uno schematismo sull’appartenenza e sull’esclusione”, a separare “le vite utili e le vite superflue. Così facendo il dramma dell’immigrazione accresce ancor più la sua tragicità, perché ci si pone nell’atteggiamento di spettatori indifferenti dinanzi ad un numero sempre continuo di morti”.
L’israeliano Oren Fischer è uno street artist, che inizia a lavorare come autodidatta e attivista mosso dalle diatribe quotidiane del chiassoso quartiere in cui vive, nella città di Tel Aviv. Nelle sue opere l’incorporamento di immagini, parole e caratteri tipografici o le performances si fanno arma ironica di invettiva sociale, come in Self portrait as a self portrait, in cui l’artista si presenta con un finto smartphone stretto alla mano e al braccio da una lunga striscia di nastro nero e con un caricabatterie avvolto attorno al capo; e, ancora, in The Nouveau rich Fischer mostra la sua personale visione del nuovo ricco, rappresentato da corpi scarni, oblunghi, aridi, anonimi.
Hadar Mitz, anch’ella israeliana, rapporta la natura al comportamento umano, come si evince da fotografie e video; ivi la natura può farsi alter ego delle prassi umane, poiché gli uomini emigrano come gli uccelli immortalati in una miriade di stormi decorativi nel video Adolescence, mentre nell’immagine Wind è forse l’essere umano che vorrebbe mettere ali da uccello e prendere il volo.

L’italiana Margherita Moscardini presenta l’opera al neon The Decline of the Nation State and the End of the Rights of Man, il cui titolo è mutuato da un capitolo da Le origini del Totalitarismo di Hannah Arendt; l’artista infatti invita a soffermarsi su un’essenziale riflessione della filosofa tedesca, constatando amaramente il mancato riconoscimento dei diritti umani inalienabili alle minoranze senza Stato. È necessità irrinunciabile che il pubblico comprenda la sacralità insita nell’essere umano in quanto tale e non in quanto formale cittadino di una nazione.
La tedesca Edith Oellers dipinge le sue immagini sul retro delle mappe geografiche caratteristiche delle scuole, mostrando individui in movimento tra atmosfere sospese o indecifrabili, come in Partenza improvvisa o in Escursione segreta; individui che fuggono, che sostano immobili sotto un cielo cinerino o che meditano tristemente nel silenzio che li attornia.

Klaus Richter, dalla Germania, mostra un ritratto della sua famiglia e di altri membri di un campo della città bavarese di Hof, del 1948; dopo la seconda guerra mondiale, infatti, i familiari dell’artista erano stati costretti ad abbandonare la Boemia. Il ritratto è fiancheggiato da una scultura emblematica, Migration, in cui un omino dalle forme lisce, astratte e tondeggianti, sveste i suoi panni per allungare il passo verso una nuova vita.
L’italiano Francesco Simeti, infine, espone Curtain, grande tenda in velluto in cui pittura, scultura e fotografia si innestano per raccontare l’arte del mondo orientale e occidentale, dalle sculture russe alle Trump Towers in India, tra elementi del mondo vegetale e naturale ingranditi e coloratissimi, ripresi dalla storia dell’arte italiana, componendo così un enorme paesaggio decorativo, visionario e cosmopolita.

Didascalie immagini

  1. Oren Fischer, Self portrait as a self portrait, 2018.
  2. Hadar Mitz, Adolescence, 2018, video, 3.05 min. Testo e voce: Maryse Andraos.
  3. Hadar Mitz, Wind, 2018, stampa a getto di inchiostro.
  4. Klaus Richter, Migration, 2019, aluminium wood fabric paint, 200x170x0,40 cm, photo Veronika Peddinghaus.
  5. Francesco Simeti, Curtain, 2017, print on velvet, 280×910 cm, 7 panels 280×130 cm each; courtesy the artist and Francesca Minini, Milano; photo credit Sara Scanderebech.

IN COPERTINA
Francesco Simeti, Curtain, 2017, print on velvet, 280×910 cm, 7 panels 280×130 cm each; courtesy the artist and Francesca Minini, Milano; photo credit Sara Scanderebech.
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Luogo: Museo Civico di Castelbuono, Piazza Castello, Castelbuono (PA).

 

Orari: dal lunedì alla domenica: 09:30 – 17:00.

Dove e quando

Evento: Migration