Tra i molteplici eventi previsti nella capitale della cultura 2018 vi è “Beirut”, mostra personale di Hale Tenger, presso la Rizzuto Gallery.

L’artista è nota in ambito internazionale grazie alle mostre svolte in vari musei e istituzioni. Ha esposto presso il Centre Pompidou di Parigi, presso il The New Museum of Contemporary Art di New York, l’Arter di Istanbul, l’Art Gallery of Western in Australia e in tanti altri innumerevoli luoghi del globo. In Italia ha partecipato ad esempio anche alla 57° Biennale di Venezia, ma “Beirut” è la prima mostra personale in galleria nel nostro territorio.

Hale Tenger nasce a Smirne, in Turchia, nel 1960, ed è famosa in particolare per la realizzazione di grandi installazioni in cui combina in modo innovativo materiali multimediali, ispirandosi a tematiche storiche, politiche e sociali. Discorre dell’esercizio (o abuso) del potere governativo nella società, dei rapporti tra lo Stato e il singolo, dell’immigrazione e dell’identità femminile, senza celare rimandi critici alle controversie sociali del suo Paese, in cui la presenza politica si fa appunto sempre più rigida e intransigente.

Filo conduttore della sua poetica, dunque, le violenze legate alla politica, le oppressioni e le repressioni. La vita e le esperienze dell’artista parlano attraverso le installazioni, ora animate da energie tumultuose, ora più intimiste, attraverso l’uso combinato e attento delle immagini e del suono, che può essere musica, narrazione o arrangiamento di registrazioni d’archivio. Il pubblico vede, sente e percepisce da punti insoliti, ma l’efficacia della comunicazione multimediale utilizzata evidenzia chiaramente agli occhi e all’udito dello spettatore il significato della sua arte e gli stati d’animo correlati.

In mostra presso la Rizzuto Gallery è la videoinstallazione Beirut  (2005-2007, video 3’47”), insieme a immagini fotografiche e sculture in edizioni molto rare. La forza di Beirut sta nell’evocazione dirompente della tragedia, che non vediamo ma percepiamo. La avvertiamo sulla pelle e in qualche punto attorno a noi, anche se non capiamo esattamente dove, ma la sentiamo strisciare e insinuarsi nel petto. Non vediamo morti, né sangue, né violenza. Il senso della violenza però arriva eccome, determinando un impatto e un’inquietudine forse anche maggiori. Vediamo solo la facciata dell’Hotel St. George di Beirut, ove il 14 febbraio 2005 una potente esplosione provocò la morte dell’ex primo ministro libanese Rafiq al-Hariri e di altre ventidue persone. Nella prima parte del video è giorno e le tende bianche giocano appena con il vento e con la musica pacata del musicista Serdar Ateer, collaboratore e buon amico di Hale Tenger. È la quiete che precede il dramma notturno, cioè quello scoppio che spegne l’atmosfera meditativa dell’inizio: la tragedia imperversa e la leggiamo sempre nella stessa facciata di hotel, velata però dal buio della notte, da un verde alienante e da suoni angoscianti e ripetitivi come sirene (i suoni di artiglieria finali sono registrazioni originali dell’intervento israeliano del 2007). Le tende ora schiaffeggiano i balconi, inesorabili e crudeli, straziate e urlanti.

Il filmato utilizzato nel video è stato girato dall’artista stessa, di nascosto, dalla finestra di un hotel, perché era proibito documentare un’area che era ancora sotto la protezione militare delle Nazioni Unite per delle indagini in corso. L’edificio infatti era stato gravemente danneggiato durante la guerra civile ed era in fase di restauro al momento dell’attentato. La facciata sinistra dell’edificio, non visibile nel video, era stata parzialmente distrutta dal bombardamento, mentre quella anteriore, come si vede nel filmato, era sgombra e pronta per il processo di ristrutturazione. A causa del blocco governativo per il rilascio del permesso di rinnovo i proprietari dell’hotel avevano messo delle stoffe bianche su ogni finestra come atto di protesta: gli stessi tessuti che infine vediamo dimenarsi convulsi nella notte.

La mostra quindi parla all’Italia dei disordini mediorientali ma universalmente di tutti quei luoghi che hanno subito le barbarie connesse a questioni politiche, come le esplosioni, gli omicidi, le restrizioni alla libertà. Non siamo poi così distanti e non possiamo esservi indifferenti, neanche in un Paese come l’Italia, in cui sembra che tutto sia più confortevole, ovattato, possibile. Non ci si può esimere dalla ricerca di una democrazia totale, che persegua la tutela dei diritti umani in ogni circostanza. La mostra di Hale Tenger è qui per ricordarlo.

Didascalie immagini

  1. Hale Tenger, Beirut, 2005-2007. Video, 3’47 (frame da video)
    courtesy dell’artista, Hale Tenger
  2. Hale Tenger, World Cracker, 1992, schiaccianoci russo, globo
    courtesy dell’artista, Hale Tenger

IN COPERTINA
L’artista Hale Tenger (fonte)
[particolare]

Orari:
Dal martedì al sabato
dalle 16:00 alle 20.:00 
Fino al 23 giugno
dalle 11:00 alle 20:00.

Dove e quando

Evento: Hale Tenger – Beirut
  • Date : 14 June, 201801 September, 2018
  • Sito web