Dalla collaborazione tra la Fondazione Federico II e Steve McCurry, noto fotografo di reportage antropologico, nasce il progetto For Freedom, con un’esposizione presso il Palazzo Reale di Palermo; ivi, sul prospetto, campeggia un grande cerchio, emblema di uguaglianza ma anche del ciclo vita/morte/rinascita. L’arte volge a denuncia sociale, a richiamo alla libertà e alla vita in un Paese in cui le donne sono spose in vendita e corpi da lapidare.

McCurry da quarant’anni racconta l’Afghanistan e oggi a Palermo inchioda gli occhi del suo pubblico su volti dalla pelle color oliva, avviluppati da burqa e teneramente affamati di cultura, gioco, leggerezza.
Il sito della mostra, peraltro, è da sempre crocevia tra Oriente e Occidente, nonché portavoce di spiritualità e convivenza tra i popoli.
Attraverso quarantanove immagini McCurry narra il dramma vissuto dalle donne afghane con il ritorno dei talebani nel 2001, testimoniando indicibili afflizioni, miserie e violenze, contrapposte alle libertà e ai privilegi di altri mondi. Sottintese, dunque, un’osservazione silente e la denuncia di egoismi e crudeltà attualmente perpetuate. L’attenzione del fotografo non si focalizza in modo diretto sugli eventi bellici, ma sulle loro conseguenze nefaste, documentando il profondo disagio di donne cui è stato negato ancora ogni diritto alla vita sociale e all’istruzione.

Afferma infatti Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II, “il punto focale di For Freedom è la violazione dei diritti fondamentali, connaturata alla guerra e alla sopraffazione. Un oltraggio morale all’umanità, che ormai da oltre un mese stiamo atrocemente rivivendo anche in altri contesti. L’arte fotografica di McCurry rappresenta uno spazio di libertà guadagnato per denunciare la violazione dei diritti umani”.
L’iter espositivo, site specific, segue concettualmente l’evoluzione delle condizioni delle donne afghane, gradualmente e letteralmente “ingabbiate” anche dall’allestimento, in cui il visitatore è impegnato ad addentrarsi fisicamente e mentalmente; le immagini, infatti, lo scaraventano in un universo che impone domande ineludibili.

Il vernissage ha reso omaggio all’attivista afghana Meena Keshwar Kamal, uccisa nel 1987 per aver difeso i diritti delle donne, con la diffusione sonora della sua poesia “Mai più tornerò sui miei passi” nell’area antistante il portone monumentale di Piazza del Parlamento, interpretata e registrata dall’attrice Gisella Vitrano. I versi sono stati interrotti, poi, dal ritmico brano “Brides on sale” (Spose in vendita) di Sonita Alizadeh, giovane rapper afghana costretta a sposarsi minorenne come altre ventisette milioni di sue connazionali.
Ingabbiate, invisibili, senza libertà di pensiero e di azione, dal futuro negato, quelle donne che osservano l’obiettivo di McCurry con un libro aperto tra le mani e le espressioni soffici e ingenue. Indifese come la bambina profuga che una mano scura e nervosa, protettiva e graffiata dalle fatiche, sta tenendo stretta a sé e a un piccolo. Docili e curiose di apprendere le giovani con burqa bianchi e quadernetti sulle ginocchia; irriconoscibili, invece, perché coperte da capo a piedi, le donne dai lunghi e coloratissimi hijab che si accalcano sotto le Adidas appese a una bancarella di scarpe a Kabul. Celata interamente dal suo burqa è anche la mendicante che fa capolino tra gli infissi scorticati e le mura scrostate di un ristorante fatiscente. Un’altra siede tra colombi bianchi con il suo hijab color sabbia, attorniata dalla purezza ingenua e candida del piumaggio dei volatili; una leggenda narra che la Moschea Blu di Mazar-i-Sharif, davanti cui siede la donna, è così sacra che se una colomba con qualche macchia di colore tra le piume vi si avvicina diventa subito di colore bianco.

E ancora, una bambina cerca l’equilibrio su una “metafisica” palla blu, tra le linee e le geometrie colorate di un interno in cui il fotografo sembra aver ricercato il plasticismo di Mondrian; altre sorridono, improvvisandosi giocoliere con palline da tennis in un parco; dal 2002, infatti, il Mobile Mini Circus for Children ha realizzato e condotto laboratori per bambini in tutto l’Afghanistan, laddove musica, canto e altre forme di espressione artistica erano state soppresse o dimenticate da decenni.
L’esposizione, dunque, come affermato anche da Gianfranco Miccichè, presidente della Fondazione Federico II, oppone tacitamente agli scontri violenti l’alternativa di un’arma pacifica, quella della penetrazione nelle coscienze; e ciò grazie al talento e alla fama di uno dei più grandi esponenti della Magnum Photos.

Dettagli

DIDASCALIE IMMAGINI

  1. Kabul, Afghanistan, 2016
    © Steve McCurry, tutti i diritti riservati
  2. Feyzabad, Afghanistan, 1990
    © Steve McCurry, tutti i diritti riservati
  3. Kabul, Afghanistan, 2002
    © Steve McCurry, tutti i diritti riservati
  4. Mazar-i-Sharif, Afghanistan, 1991
    © Steve McCurry, tutti i diritti riservati

IN COPERTINA

un particolare di Mazar-i-Sharif, Afghanistan, 1991
© Steve McCurry, tutti i diritti riservati

 

 

Orari visita

venerdì, sabato e lunedì dalle 8:30 alle 17:30
(ultimo ingresso 16:30)
domenica e festivi dalle 8:30 alle 13:30
(ultimo ingresso 12:30).

Sito web: https://www.mostramccurryforfreedom.com/

Dove e quando

Evento: Titolo evento: Steve McCurry – For Freedom

Indirizzo: Palazzo Reale - Piazza della Vittoria, 23 - Palermo
[Guarda su Google Maps]

Fino al: 17 Luglio, 2022