Un titolo di rarissima esecuzione (l’ultima volta a Venezia risale al 1956), Maria Egiziaca di Ottorino Respighi è in scena al Teatro Malibran in un nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi, e con la direzione musicale di Manlio Benzi alla guida di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice.

Cinque spettacoli di cui, questo pomeriggio, è pervista l’ultima replica, per il «mistero» in tre episodi, su libretto di Claudio Guastalla, che si ispira a una leggenda medioevale, narrata nell’anonimo poema agiografico Vida de Santa Maria Egipciaca una donna dissoluta in gioventù, che improvvisamente sente l’impulso irrefrenabile di recarsi a Gerusalemme. Qui si pente dei suoi peccati e, indotta da un angelo, si ritira nel deserto per vivere in preghiera fino all’approssimarsi della morte, assistita nei suoi ultimi momenti da un monaco santo (Zosimo), che poi provvede a seppellirla con l’aiuto di un leone. Il regista, entra nel dettaglio: «Maria è una prostituta, che nei suoi giovani anni non si è risparmiata, ma che sulla via di Damasco sente una chiamata divina e vuole redimersi. Dunque intraprende un viaggio a Gerusalemme per prendere su di sé il sacrificio di Cristo, ne affronta il portato sacrificale e umano e infine muore in odore di santità.

All’inizio Maria incontra un pellegrino che vuole impedirle di salire sulla nave perché la considera indegna peccatrice. Tuttavia lei riesce a partire seducendo i marinai. È questa la sua prima fase esistenziale legata alla carne. Poi arriva a Gerusalemme e davanti al tempio incontra un lebbroso, un povero e una cieca, come lei in atto di redenzione. Nuovamente scacciata dal pellegrino, è invece guidata da un angelo sulla via del pentimento e della penitenza. Dopo anni di solitudine e di astinenza nel deserto, giunta alla fine della sua esistenza trova un monaco eremita che la assolve dal peccato e la assiste nel transito. In poco più di un’ora di musica la protagonista passa da uno stato di sfrontata bellezza a quello di vecchiaia impietosamente consunta da quarant’anni di digiuni nel deserto. Le indicazioni che si ricavano dal libretto, ci raccontano che nell’ultima sua apparizione è completamente nuda.»

Pizzi ha poi spiegato la minuziosa ricerca di immagini che corrispondano a ciò che la musica suggerisce e che possano orientare il pubblico nella definizione del tempo e dei luoghi dell’azione: l’Egitto, la Terra Santa, il deserto e ha aggiunto: «Tra le infinite immagini sedimentate nell’archivio della mia memoria, è affiorata l’opera di un pittore surrealista che ho frequentato a Roma negli anni Sessanta e che ho profondamente apprezzato: Fabrizio Clerici. È al suo universo pittorico che mi sono ispirato».

La partitura, densa di arcaismi, con echi di canto gregoriano, musica rinascimentale e monteverdiana, debuttò in forma di concerto alla Carnegie Hall di New York il 16 marzo 1932, mentre fu proposta per la prima volta in versione scenica al Teatro Goldoni di Venezia nell’agosto dello stesso anno. Il direttore Manlio Benzi, autentico esperto di partiture rare, ha evidenziato: «Dal punto di vista musicale si tratta di una partitura estremamente succulenta. Ci sono tre pannelli, ognuno dei quali ha una sua decisa e specifica tinta musicale, che poi è anche drammaturgica. E senza soluzione di continuità i passaggi da uno all’altro sono costituiti da due meravigliosi ponti di interludio strumentale.

È un’opera eminentemente sinfonica, che utilizza un’orchestra sostanzialmente da camera, estremamente ricercata e sintomatica nelle scelte strumentali, mai scontate: ci sono i legni, due clarinetti, due corni, due tromboni, un clavicembalo… Gli strumenti sono scelti in modo assai oculato, avendo il compositore le idee assolutamente chiare sulle tinte musicali che voleva mettere in campo. Perciò oltre ai tre atti, incontriamo questi due ampi interludi strumentali, che richiamano ancora una volta la natura sinfonica dell’opera. La prima peculiarità di questo lavoro di Respighi è il fantastico equilibrio del tutto. Quest’ora abbondante di musica è perfettamente proporzionata nelle relazioni tra le sue parti. Così come altrettanto curata e calligrafica è la struttura strumentale».

Neppure una giornata piovosa e fredda ha scoraggiato melomani provenienti da tutta Europa per assistere alla replica di domenica 10 marzo. Lo spettacolo, elegantissimo ed efficace che accontenta anche i più tradizionalisti, quando si apre il sipario presenta un impianto fisso supportato da proiezioni tridimensionali di rara bellezza, che guidano nel viaggio affrontato da Maria. Una speciale suggestione fa la differenza data alla lettura della musica di Ottorino Respighi anche per l’Orchestra del Teatro la Fenice in stato di grazia. Eccellente l’equilibrio tra buca e palcoscenico come il Coro, sempre dietro le quinte, ma, nel finale, dalla galleria laterale, ci regala bellissimi momenti con una conclusione mozzafiato.

Molto bene anche la compagnia di canto, partendo dal tenore Vincenzo Costanzo che dà la voce al marinaio e al lebbroso: il suo squillo è sicuro con un ottimo smalto in una parte impervia già all’inizio.
Maria del soprano Francesca Dotto è credibile nella metamorfosi del personaggio e il suo timbro è forte quanto elegante. Recentemente l’abbiamo apprezzata – insieme al tenore Gregory Kunde – a Modena nell’Otello  dove si è  distinta per bravura.

Il baritono Simone Alberghini che canta Il pellegrino e l’Abate Zosimo ci è piaciuto sia scenicamente che vocalmente. Apprezzate anche le altre due voci: il tenore Michele Galbiati (Un compagno) e Luigi Morassi (Altro compagno / Il povero), quest’ultimo ascoltato a Pisa – in gennaio nell’Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi – dove si era  distinto cantando la parte di Lucano con risultati  straordinari.
Da menzionare anche il soprano Ilaria Vanacore (La cieca / Voce d’angelo)  e il basso/baritono William Corro` (La voce del mare.
Alla fine dello spettacolo tantissimi applausi per tutti e, a sorpresa sul palcoscenico, anche Pierluigi Pizzi che ha ricevuto la standing ovation del pubblico.

Dettagli

Maria Egiziaca
mistero in tre episodi

musica di Ottorino Respighi
libretto di Claudio Guastalla

direttore Manlio Benzi
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi

​Orchestra e Coro del Teatro La Fenice

Personaggi e interpreti

  • Maria Francesca Dotto
  • Il pellegrino, L’abate Zosimo Simone Alberghini
  • Il marinaio, Il lebbroso Vincenzo Costanzo
  • Un compagno Michele Galbiati
  • Un altro compagno, Il povero Luigi Morassi
  • La cieca, La voce dell’Angelo Ilaria Vanacore
  • Una voce dal mare William Corrò

Danzatrice Maria Novella Della Martina

maestro del Coro Alfonso Caiani

light designer Fabio Barettin

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice

ultima replica questo pomeriggio ore 15:30

Didascalia immagini

alcuni scatti durante Maria Egiziaca
foto © Roberto Moro
courtesy Fondazione Teatro La Fenice

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Teatro Malibran - Campiello del Teatro, 5873 - Venezia - ore 15.30
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Fino al: 16 Marzo, 2024