Arte e Arti

«Mi congratulo con te dell’impressioni e delle lagrime che t’ha causato la musica di Rossini, ma tu hai torto di credere che a noi non tocchi niente di simile. Abbiamo in Argentina la Donna del lago, la qual musica eseguita da voci sorprendenti è una cosa stupenda, e potrei piangere anch’io, se il dono delle lagrime non mi fosse stato sospeso». (Giacomo Leopardi, 1823)
La frase è tratta da una lettera al fratello Carlo che il poeta scrive durante il periodo di carnevale mentre si trova a Roma (“in Argentina” si riferisce al teatro). Opera in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola, tratto da “The Lady of the Lake” di Walter Scott, messa in musica da Gioacchino Rossini ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli il 24 ottobre 1819.

In occasione dei centocinquanta anni dalla morte del maestro pesarese, tutti i teatri del mondo gli rendono omaggio allestendo almeno una delle sue opere e l’Opera di Losanna ha proposto ‘La donna del Lago’ con un cast di cantanti di eccellenza e la particolarità di questa produzione, oltre a vedere il controtenore Max Emanuel Cencic – artista camaleonte in veste e di regista – ha sostenuto anche la parte di Malcom, normalmente cantata da un mezzosoprano o un contralto.

Quarantuno anni di età e da trentacinque sul palcoscenico, una delle voci più interessanti nel panorama belcantista barocco, Cencic ormai è di casa a Losanna (indimenticabile il Siroe del 2016) così spiega la sua sua lettura: 

Pour bien comprendre The Lady of the Lake et La donna del lago, j’ai cherché à définir le contexte historique de leur écriture et en ai tiré trois éléments essentiels. Le premier, d’ordre politique, est un mouvement à caractère féministe qui commençait à prendre de l’importance à l’époque de Scott et Rossini. La littérature et l’opéra aimaient à raconter le destin tragique de personnages féminins en proie à un système dominé par les hommes, faisant ainsi écho à un public qui souffrait souvent des mêmes difficultés. C’est le cas notamment pour Lucia di Lammermoor et La Traviata. Ensuite, sur le plan esthétique, le roman gothique a exercé une certaine influence. S’il met en scène des personnages surnaturels tels que sorcières et enchanteurs dans un monde plein de forêts sauvages et obscures où les prophéties sont loi, il permet surtout d’ancrer un récit dramatique dans un passé historique imaginaire, souvent inspiré de faits réels qui ne servent que de décor. De cet univers sont également nées ces héroïnes au teint pâle emprisonnées dans un monde brutal dominé par le masculin dont elles ne pourront se soustraire qu’au prix de leur raison ou de leur vie. Finalement, la thématique de l’hystérie – bien que ce terme n’apparût que plus tard, principalement dans les théories de Freud – me paraît très important. En effet, les scènes de folie étaient largement représentées dans l’opéra et la littérature du XIXe siècle, mettant en scène des personnages féminins dominés par un désir « hystérique » d’amour dans une société où la sexualité était réprimée. Pour ma mise en scène, j’ai donc décidé de raconter La donna del lago comme un rêve hystérique que ferait Elena. L’action se déroule sur plusieurs plans narratifs et montre la dure réalité de la femme du XIXe siècle de façon critique, ce qui me paraît particulièrement important étant donné les injustices faites aux femmes encore aujourd’hui. Au début de l’opéra, Elena est habillée en bourgeoise et lit précisément l’ouvrage de Walter Scott. Plongée dans l’observation d’une peinture au style fantastique de Füssli, elle se met à rêver et s’imagine littéralement pénétrer dans la peinture. Toute l’histoire se déroule alors sous la forme d’un rêve freudien, où le désir sexuel inconscient d’Elena, en proie au vertige d’historiettes amoureuses infantiles, se heurte à la réalité d’un mariage forcé que son père l’oblige à accepter, sans l’ombre d’une révolte. Son fantasme lui permet de découvrir ses aspirations et ses désirs profonds. À la fin de l’opéra, elle sort de la peinture et retrouve sa vie étouffante et frustrante, heureusement nourrie d’art et de littérature. Son dernier air « Tanti affani » s’apparente ainsi à un véritable « air de folie ». Dans sa triste réalité, en effet, son mari, Rodrigo, qu’elle hait et qui meurt dans le rêve, la rejoint pour le thé…

Il sipario si apre con Elena che sta leggendo il libro di Walter Scott e, di fronte a lei, un quadro o meglio un “tableaux vivant” in stile fantastico di Johan  Heinrich Fusslii in cui lei si immagina di far parte  ed è lì che si concluderà il suo viaggio – alla fine dell’opera – con il ritorno alla realtà, seduta sulla stessa poltrona dopo un viaggio nel suo inconscio.

Una evasione dalla realtà che trasporta l’allestimento  in una lussuosa “casa del piacere” al tempo di Napoleone III con scene e costumi di Bruno de Lavanere, le luci di Davide  Debrinay, mentre le proiezioni video – dove i quadri di Fusslii sono costantemente  presenti – sono state curate da Etienne Guiol. Questo nuovo allestimento dell’Opera di Losanna è stato realizzata in coproduzione con il Teatro Nazionale di Zagabria.

La parte musicale dello spettacolo è di eccellenza – basta pensare alla alla prima napoletana dove Elena fu interpretata dal soprano Isabella Colbran e da Rosmunda Pisaroni il più grande contralto rossiniano (il Maestro scrisse arie per il ruolo “en travesti” in molte sue opere) – e il direttore George Petrou, sin dall’inizio, percepire i tempi rossininiani regalandoci  momenti  sublimi e ancora superlativi per le parti a solo degli strumenti.

L’Orchestra di Losanna lo segue alla perfezione e, in perfetta sintonia con il Coro, abbiamo ascoltato al meglio la partitura rossininiana. Ancora una grandissima prova del giovane maestro, in Grecia un faro di riferimento per la musica antica, apprezzato nei maggiori teatri, ha anche formato una sua ensemble “Armonia Atenea” spesso ospite a Salisburgo e altri importanti festival di musica barocca.

Un cast di professionisti del bel canto hanno realizzato un vero gioco di squadra con la parte di Elena interpretata dal mezzosoprano Lena Belkina perfetta nel ruolo e nel rondò finale del secondo atto “Tanti affetti…” ha dato il meglio scatenando ovazioni del pubblico.

Giacomo V, il tenore Daniel Behle – che siamo abituati ad ascoltare in ruoli wagneriani – ha letteralmente incantato per il bellissimo  timbro. Il suo rivale Rodrigo, il tenore Juan Francisco Gatell – attualmente in ascesa vocale – disegna un personaggio a tutto tondo.
Cencic nei panni di Malcom sfodera un canto perfetto, incanta nel recitativo e cavatina del primo atto “Mura felici … Elena ! Oh tu che chiamo!” raggiunge la perfezione assoluta.

Duglas D’angus ha la voce elegante e possente del basso Daniel  Golossov; molto bene anche Albina del soprano Delhine Gillot, Serano del tenore Tristan Blanchet, Bertram del basso Aurelien Reymond-Moret.

Alla fine dell’opera – che avrei voluto riascoltare ancora una volta – la consapevolezza di aver assistito a un’esecuzione da ricordare negli anni e, all’uscita  degli artisti sul palcoscenico, grandi applausi per tutti.