Il teatro dell’opera di Firenze vede in cartellone nel mese di febbraio 2022 un titolo rarissimo del giovane compositore Luigi Cherubini: Lo sposo di tre, e il marito di nessuna. Unica opera buffa , scritta sullo stile del suo maestro Giuseppe Sarti, molto alla moda in quel periodo, riproposta dopo circa diciassette anni dall’unica volta che è stata rappresentata, in tempi moderni, qui nella versione originale.

Cherubini è ricordato soprattutto per le sue opere francesi e per la musica sacra ma non si dovrebbero dimenticare i lavori giovanili, quando la sua carriera era rivolta alla composizione di opere serie ed anche comiche.
Venne proposta la prima volta, con grande successo, a Venezia nel 1783 al teatro San Samuele su libretto di Filippo Livigni, poeta molto attivo, per cadere poi nell’oblio.
La vicenda narra di un matrimonio non riuscito e della presa in giro dello “sposo” da parte di tutti gli altri personaggi , utilizzando imbrogli, travestimenti, malintesi e ilarità. Una carrellata di situazioni comiche recitate e cantate molto bene dall’ottimo cast:

Don Pistacchio, lo sposo, è il baritono Fabio Capitanucci, dotato di grande presenza scenica e di una bellissima voce, ha reso il personaggio molto credibile nella sua intraprendenza a volersi sposare a tutti i costi, creando momenti di estrema ilarità;
Donna Lisetta è il soprano Sara Blanch, bravissima nell’affrontare una partitura con momenti di estrema difficoltà nella zona acuta, che ha cantato con facilità grazie anche ad una tecnica impeccabile; nel secondo atto canta il rondò “Dolce fiamma del mio cuore“, il nuovo genere di aria inventato proprio da Sarti, che il giovane Cherubini mette subito in atto.

Donna Rosa, soprano, è Arianna Vendittelli, voce e tecnica di rilievo e ottima presenza scenica, fanno di lei un’interprete raffinata, perfetta in questo ruolo;
Bettina, soprano, è Benedetta Torre, una giovane interprete che affronta con disinvoltura un ruolo molto divertente, allietando il pubblico non solo con la bella voce, ma anche con una recitazione impeccabile;
Don Martino, tenore, è Ruzil Gatin, ottima presenza scenica unita ad una voce dal piacevolissimo timbro e grande facilità nell’affrontare le parti più acute.

Folletto, baritono, è Giulio Mastrototaro, uno specialista del repertorio buffo e semiserio, lo si nota dalla sicurezza con cui interpreta il suo personaggio, a perfetto agio anche nel canto.
Don Simone, baritono, è Alessio Arduini, una voce molto piacevole insieme a un’ottima capacità recitativa, ha reso il suo personaggio molto credibile.
La regia, semplice ma efficace è di Cesare Lievi con l’aiuto di Mirko Rizzi, le scene e i bei costumi sono di Luigi Perego, le luci, utilizzate con grande capacità, di Luca Saccomandi e l’assistente scenografo è Luca Filaci.
Numerosi figuranti hanno contribuito notevolmente alla riuscita dello spettacolo da un punto di vista visivo.

Sul podio il talentoso maestro Diego Fasolis, grande esperto del periodo Barocco, presente in tutti i teatri più importanti d’Europa, ha diretto con la maestria che lo contraddistingue la straordinaria orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
A fine opera alza lo spartito al cielo, è il modo che lo caratterizza, di ringraziare il compositore.
La nuovissima sala Zubin Metha, dotata di un’acustica eccezionale, ospita uno spettacolo lungo ma molto gradevole da tutti i punti di vista, tre ore di bella musica e molto divertimento, il pubblico ha onorato con lunghi applausi quest’opera rara che fa conoscere una sfumatura in più del genio di Cherubini.