“E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessì il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova”.
(San Paolo ai Corinzi, I 13-3)

Al secondo appuntamento della stagione lirica 2018 il Teatro Comunale di Bologna, regala un’autentica gemma rara della produzione operistica francese del Novecento, i Dialogues des Carmélites di Francis Poulenc (Parigi, 7 gennaio 1899 – Parigi, 30 gennaio 1963), mai andata in scena nel capoluogo emiliano. L’opera, la più impegnativa fra quelle composte da Poulenc – esponente di spicco del “Gruppo dei Sei” – si basa su una vicenda storica quando, il 17 luglio del 1794, in pieno regime del Terrore, vennero ghigliottinate a Parigi, per non avere rinunciato ai voti, sedici suore carmelitane note come le “martiri di Compiègne”.

L’evento delittuoso alla base del dramma teatrale di Georges Bernarnos (ispirato a una novella di Gertrud von Le Fort, “Die letzte am Schafott ” pubblicata a Monaco nel 1931)  nel 1952 venne accolto con grandissimo successo in tutta Europa così che, l’anno succcessivo, l’editore Ricordi propose a Francis Poulenc di ricavarne una nuova opera per il Teatro alla Scala. L’idea di poter trattare dei personaggi femminili così complessi fu di prorompente stimolo per il compositore parigino che terminò l’orchestrazione dei Dialogues des Carmélites nel 1956 e la prima rappresentazione scaligera – nella versione italiana di Flavio Testi – avvenne il 26 gennaio del 1957, mentre il 21 giugno dello stesso anno il titolo debutta in lingua francese all’Opéra di Parigi.

Nella partitura è nitidissima la musica della tradizione impressionista francese personalizzata dal linguaggio neoclassico del “Gruppo dei sei”. Grande attenzione viene data ai drammi psicologici dei personaggi in un contesto storico che caratterizza l’azione senza esserne il protagonista, nonché all’elemento mistico, fulcro dell’intera vicenda dove fanno da sfondo il terrore e la violenza dei motti rivoluzionari francesi alla fine del Settecento. Un’opera tessuta principalmente sugli accadimenti psicologici e i travagli individuali di figure femminili, in particolare la protagonista, la giovane Blanche che, terrorizzata dagli eventi trova rifugio nel monastero e nella preghiera.

Sobria e visionaria la regia del francese Olivier Py in uno spettacolo, accolto con entusiasmo al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi nel 2013 (vincitore del “Grand prix du théâtre du Syndicat de la critique” e il Dvd premiato con il “Grand prix de l’Académie Charles Cros” e il “BBC Music Magazine Award”) poi ripreso nel 2017 al Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles che lo ha co-prodotto. Prima di Bologna è ritornato in scena a Parigi, dal 7 al 16 febbraio scorsi, per cinque recite all’insegna del tutto esaurito. Direttore d’orchestra e compositore, nato a Parigi nel 1973, Jérémie Rhorer, già sul podio a Parigi, debutta alla guida dell’Orchestra del Comunale.

Olivier Py, autore, regista e attore, classe 1965, direttore del Festival d’Avignon, sceglie di raccontare il dramma con un impianto  scenico in una scatola prospettica scura e scarna come la regola delle Carmelitane ed è il destino di Blanche de la Force a collegare tutte la comunità anche se si ritroveranno sole davanti a Dio nel momento della morte. Da brividi l’interpretazione del “Salve Regina ” e la scena del cielo stellato quando, una alla volta, lo varcano in abito bianco forse verso l’ignoto… l’eternità.

Il soggetto mantiene la sua forte attualità in una messa in scena radicale che è fedele al testo e ne sottolinea il rigore attraverso la teatralità, le scene di Pierre André Weitz – costituite da pannelli scorrevoli che compongono o svelano i diversi luoghi del dramma –  la quasi totale assenza di colore e una illuminazione che privilegia l’ombra sulla luce. Il regista spiega: “L’opera di Bernanos non è una beatitudine inammissibile, un esempio di grazia e di gioia trascendentali lanciate in faccia al mondo come alcune pagine di Claudel che sembrano dire «se non capite, io non posso fare nulla per voi». Al contrario, la fede del cristiano Bernanos è quella del dubbio, dell’inquietudine, dello scoraggiamento e della perdita; una via di scampo si trova grazie alla forza del Verbo, che non ne è mai ombra portata dalla forza dell’amore, che trasforma quest’infinita mancanza, questo profondissimo dolore dell’assenza, questa incommensurabile lacuna in un grido verso Dio che è come una cattedrale d’aria.

Se in questo secolo Dio è stato assente e quest’assenza non gli manca e ne è suo testimone, questa angoscia di non essere un santo, questa sete di assoluto mai spenta, questo appello affinché il frastuono del secolo non giunga a stordirci diviene l’unica prova dell’esistenza di un Dio d’amore. A questo punto l’avventura interiore del credente sostituisce la Chiesa o la reinventa non più come istituzione autoritaria e moralizzatrice ma come riunione di una comunità di spiriti che non ha altro tesoro se non la propria inquietudine e la propria povertà. Questa Chiesa che sembra quasi una catacomba e assomiglia ai colori della morte e dei campi di concentramento, evoca la solitudine delle grandi città e l’oscurità dei sepolcri, dove lo spirito piange sotto la cenere, dove alcuni – non santi né martiri – gli prestano attento orecchio. A meno che il martirio non diventi quello di tutta l’umanità confrontata col terrore dei tempi moderni, e che la santità non diventi quella parte che ancora, in ciascuno di noi, crede nelle possibilità dell’umano.”

Le luci, magistralmente usate da Bertrand Killy, contribuiscono a catturare lo spettatore già emozionato fortemente da musica, canto e trama. Il cast canoro è interamente formato da interpreti francofoni, fra i quali spiccano il soprano canadese Hélène Guilmette (Blanche) e il soprano francese Sandrine Piau, nota per le sue interpretazioni raffinate del repertorio barocco, tardo-romantico e novecentesco (Soeur Constance). Il contralto Sophie Koch è Mère Marie; Sylvie Brunet e Marie-Adeline Henry sono Madame De Croissy e Madame Lidoine mentre, nei ruoli maschili del Marquis de la Force e del Chevalier de la Force, Nicolas Cavallier e Stanislas de Barbeyrac.

Come facilmente intuibile, la parte musicale è l’apoteosi della musica e la lettura di Jérémie Rhorer ci ha lasciato in apnea più volte. Grazie all’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, abbiamo ascoltato pagine sublimi di una partitura da riascoltare e riascoltare ancora per coglierne ogni misura. Alla fine dello spettacolo (ero alla prima, ma anche le tre repliche mi dicono siano sempre state performance di altissimo livello musicale, vocale e scenico) il pubblico ha tributato calorosi applausi a tutti anche se eravamo ancora frastornati per il turbinio di emozioni scatenate da una rarità straordinaria. Prima di Bologna, l’avevo seguito una sola volta, a Milano nel 2004 diretta da Riccardo Muti e con la regia di Robert Carsen quindi, l’augurio è che il titolo possa entrare nei cartelloni senza dover aspettare così tanto.

Dettagli

Didascalie immagini nel testo e copertina
alcuni momenti dell'opera
foto © Rocco Casaluci 
courtesy Fondazione Teatro Comunale di Bologna

 

DIALOGUES DES CARMÉLITES

Opera in tre atti e dodici quadri di Georges Bernanos, per gentile concessione di Emmet Lavery, basata sulla novella del 1931 Die Letze am Schafott (“L’ultima al patibolo”) di Gerturde Von Le Fort e una sceneggiatura di R.P. Brückberger e Philippe Agostini.

Musica di Francis Poulenc

Direttore Jérémie Rhorer
Direttore assistente Natalie Murray Beale
Regia Olivier Py
Assistente alla regia Daniel Izzo
Scene e costumi Pierre-André Weitz
Luci Bertrand Killy
Maestro del Coro Andrea Faidutti

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Coproduzione Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles

Personaggi e Interpreti
Blanche de la Force Hélène Guilmette
Madame De Croissy Sylvie Brunet
Madame Lidoine Marie-Adeline Henry
Mère Marie Sophie Koch
Marquis de la Force Nicolas Cavallier
Chevalier de la Force Stanislas de Barbeyrac
Soeur Constance Sandrine Piau
L'Aumônier du Carmel Loïc Félix
Le Geôlier / Thierry / Javelinot Matthieu Lécroart
Mère Jeanne Sarah Jouffroy
Mathilde Lucie Roche
1er Commissaire Jérémie Duffau
2ème Commissaire Arnaud Richard

In scena al Teatro Comunale di Bologna
dall'11 al 16 marzo 2018