
Il Teatro Alla Scala propone nel cartellone 2023 e per la prima volta, dal 4 al 21 aprile, cinque repliche di un raro titolo del periodo barocco: “Li zite ngalera” di Leonardo Vinci per continuare il progetto iniziato nel 2021 volto alla riscoperta di questo periodo musicale.
Una commedia per musica, la prima della quale sia sopravvissuta la partitura, creata sugli avvincenti versi di Bernardo Saddumene ovvero Andrea Bermures, un funzionario di corte che utilizza uno pseudonimo affinché il suo status sociale non venga compromesso dal prendere parte ad un ambiente dalla nomea a volte male interpretata, nom de plume che manterrà sempre nei numerosi libretti scritti durante tutta la vita.
La prima andò in scena al Teatro dei Fiorentini di Napoli il 3 gennaio 1722 ed è stata la prima commedia in musica che verrà rappresentata al di fuori della sua città d’origine.
La vicenda è ricca di equivoci e travestimenti, un gioco d’identità, una girandola di situazioni esilaranti fonti inesauribili del teatro comico: Carlo Cemino, giovane gentiluomo, lascia il suo antico amore Belluccia Mariano per una nuova ragazza, Ciomma Palummo, a sua volta corteggiata dal barbiere Col’Agnolo. Belluccia, nelle spoglie di un uomo, lascia la casa paterna per cercare Carlo, al fine di riottenere la dignità perduta. Il suo travestimento provoca scompiglio tra le donne perché molte si innamorano di lui/lei ed anche Ciomma. Arriva il padre di Belluccia seguito dal suo fedele schiavo Assan, minaccia di morte la figlia e Carlo che nel frattempo ha riconosciuti.

Ma il lieto fine della storia vede i due giovani perdonati e sposati che felicemente lasciano il paese ed il ricordo de “li zite ‘ngalera”.
Questa nuova produzione della Scala comprende un cast di alto livello: Carlo è il soprano Francesca Aspromonte, ruolo en travesti che spesso troviamo nelle opere di questo periodo, voce straordinaria unita ad una tecnica perfetta, ha interpretato il suo personaggio in tutte le sue sfumature: aria “Si ll’arme disperato” e l’emozionante duetto del terzo atto “Che buo’ che spera?“ con Belluccia.

Belluccia è il mezzosoprano Chiara Amarù, dotata di una bellissima voce, esperta interprete delle opere di Rossini, qui dimostra tutta la sua bravura nel personaggio di ragazza sedotta e abbandonata che per il riscatto è costretta a travestirsi da uomo, aria: “Allora sciore” e “Si conoscissevo“.
Ciomma è il soprano Francesca Pia Vitale, notevole presenza scenica, unisce ottime doti interpretative a una voce incantevole, aria: “Va’, dille ch’è ‘no sgrato” e “Da me che buo’ se sa“.
Federico Mariano è il basso-baritono Filippo Morace, simpaticissimo interprete, si muove sulla scena con la sicurezza data da grande esperienza e lo dimostra ampiamente con un canto deciso e coinvolgente, aria in italiano : “Or più non mi fa guerra“.
Titta Castagna è il controtenore Filippo Mineccia, al suo debutto alla Scala, un cantante di grande esperienza in questo repertorio, dotato di bellissima voce e considerevoli doti interpretative, ha dimostrato una grande padronanza del palcoscenico e ha trasmesso molte emozioni nell’aria “Ammore dimme tu“ e “Mo’ è tiempo Ciomma mia“.

Meneca Vernillo, seguendo l’antica tradizione del teatro comico, è il tenore Alberto Allegrezza, talentoso cantante, musicista e regista che coniuga una bella voce a una strepitosa recitazione, aria: “Ll’ommo è commo a no piezzo de pane“ e “Negre chelle che stanno soggette”, anche in questa produzione ha dato prova della sua grande bravura muovendosi con estrema disinvoltura nei panni femminili, storica la sua interpretazione di qualche anno fa nell’opera “L’empio punito“ di Alessandro Melani nella parte di Delfa, indimenticabile!
Ciccariello è il controtenore Raffaele Pe che non ha bisogno di presentazione essendo un nome importante presente in moltissime produzioni del barocco, voce calda, timbro incisivo, anche oggi ha dato prova della sua notevole bravura, aria: “Vorria areventare sorecillo“ e il duetto ‘d’amore’ “Core mio carillo” come presa in giro del teatro serio.
Rapisto è il baritono Marco Filippo Romano, un altro grande interprete rossiniano, bella voce e simpaticissimo in scena, ha coinvolto il pubblico, aria: “n’ommo tentato” e “Quanno siente a ‘na femmena dire”.

Col’Agnolo è il tenore Antonino Siracusa, famoso esperto cantante, anche lui presente in moltissime produzioni di Rossini, tecnica e voce ineccepibili ed ottimo attore, bravissimo nelle arie: “N’ommo attempato” e “Nenna mia”.
Assan è il basso Matias Moncada, allievo dell’Accademia Teatro alla Scala, ha dimostrato il suo talento cantando molto bene, duetto “Seniura mia” con Col’Agnolo.
Na schiavottella è il soprano Fan Zhou anche lei un’allieva dell’Accademia del Teatro alla Scala, ottima prova nell’aria “Che piacer che sente l’alma”.
La regia è affidata al celebre Leo Muscato, famoso regista anche di prosa, svolge anche attività di didattica teatrale, ha creato una regia dinamica e molto efficace avvalorata dalle bellissime scene di Federica Parolini e i perfetti costumi di Silvia Aymonino.
Il tutto reso ancora più piacevole alla vista dalle luci e dagli “effetti speciali” di Alessandro Verazzi.

Sul podio il maestro Andrea Marcon, grande conoscitore della musica barocca, dirige con estrema capacità l’orchestra del Teatro alla Scala con strumenti storici, alcuni elementi de La Cetra Barockorchester.
Questa penultima replica è stata accolta con grandissimo calore dal numerosissimo pubblico che con fragorosi applausi per tutti gli artisti con particolari ovazioni, meritatissime, al maestro Marcon che con la sua direzione ha contribuito a farci vivere un sogno.
La speranza è che produzioni come questa possano rimanere in vita per tanto tempo, a prova del nostro immenso patrimonio musicale.