Il Gran Théâtre di Ginevra ha avuto in cartellone per la prima volta “ Les Indes Galantes” una opéra-ballet di Jean-Philippe Rameau scritta nel 1735 a Parigi su libretto di Louis Fuzelier che si ispirò alla letteratura di viaggio più importante dell’epoca: I Gesuiti, gli avventurieri, le prime traduzioni di “Le mille e una notte”, per provare in quattro quadri che l’amore regna sovrano anche nei climi più esotici, fil rouge che unisce così i momenti in cui è divisa l’opera: “Il Turco generoso”,” Gli Inca del Perù”,” I Fiori” e “I Selvaggi” che Rameau aggiunse all’opera un anno dopo la prima, un’idea geniale che contribuì a tutto il successo commerciale del suo lavoro.

La direzione musicale è stata affidata al maestro Leonardo García Alarcón grande esperto di musica barocca – nel 2005 ha fondato la Cappella Mediterranea con la quale ha già diretto a Ginevra alcuni importanti titoli ed è acclamato nei teatri più importanti del mondo – che ha affrontato. insieme ai suoi musicisti, un lavoro importante e molto difficile per la complessità della partitura, compito gestito con estremo impegno e serietà visto il risultato. Una direzione impeccabile per tutta la durata dell’opera, una vera delizia per tutto il pubblico.

La regia è stata affidata a Lydia Steier che ha una formazione di cantante lirica che per la prima volta affronta un’opera di Rameau; per capire la complessità del lavoro svolto citiamo le testuali sue parole tradotte dal francese: ”Con Leonardo il nostro direttore musicale abbiamo considerato la partitura come un blocco di marmo grezzo che i nostri martelli, cesoie e lime hanno trasformato in qualcosa che parla al pubblico di oggi.” Affermazione sufficiente a far comprendere la complessità del lavoro di squadra svolto.

Geniale l’idea del teatro nel teatro dove cantanti e ballerini sono sulla stessa scena, dove gli stessi personaggi assumono un ruolo diverso che si evolve con l’azione; il risultato è straordinario grazie anche la coreografia di Denis Volpi che ha fatto chiaramente capire quello in cui crede: ”quello che conta è ciò che noi condividiamo no quello che ci divide ed è così che i due gruppi in cui divisa tutta l’opera sviluppano l’azione durante le quattro “entrées”.

Non meno importanti sono Heike Scheele per le scenografie, Katharina Schlipf per i costumi, Olaf Freese per le luci e Krystian Lada per la drammaturgia. Una collaborazione dunque molto ispirata che ha creato un’atmosfera magica che ha rapito per circa tre ore un pubblico attento e concentrato.
Il cast è importante, tutti i cantanti hanno grande esperienza del repertorio barocco: il soprano Roberta Mameli ha interpretato i ruoli di Amore e Zaire con una recitazione intensa: è canto perfetto. Lo stesso si può dire degli altri tre soprani, Claire De Sévigné e Amina Edris molto convincenti nei rispettivi ruoli di Phani e Fatime e non da meno Kristina Mkhitaryan nei ruoli di Hébé/Émilie /Zima.

I bassi-baritoni hanno brillato per la bellezza del timbro e per la bravura nell’arte scenica, Renato Dolcini nei ruoli di Bellone/Osman/Adario, Gianluca Buratto nel ruolo di Ali e François  Lis nei ruoli di Huascar/Don Alvaro; infine i due tenori Anicio Zorzi Giustiniani nei ruoli di Don Carlos/Damon e Cyril Auvity nei ruoli di Valère /Tacmas , molto bravi e non solo cantanti ma ottimi attori.

Un elogio particolare ai ballerini del Grand Théâtre di Ginevra che abbiamo trovato straordinari, restare sulla scena per tutta a durata dell’opera non è un compito facilissimo, tutti si sono mossi con estrema eleganza ed hanno trasmesso sensazioni ed emozioni profonde con la loro arte.

Poi il Coro del Grand Théâtre di Ginevra: eccezionale, preparato benissimo – per affrontare questo repertorio – da Alan Woodbridge; nella parte finale dell’opera la musica sublime ed i loro “pianissimo” hanno creato un momento magico di totale rapimento sfociato in un fragoroso boato di applausi e grida di consenso per un’opera difficile da realizzare da tutti i punti di vista che il grosso lavoro di equipe di tutte le persone citate è stato fondamentale per ottenere un risultato che tutti ricorderanno negli anni.

Didascalia immagini
alcuni momenti dello spettacolo
foto © Grand Théâtre de Genève

(la recensione si riferisce alla replica
del 21 dicembre 2019)