Preceduto al “Piccolo Regio Giacomo Puccini” dal convegno intitolato Un genio al debutto. Gli anni giovanili di Giacomo Puccini con la testimonianza, tra le altre, di Carlo Carignani, nipote dell’omonimo musicista, amico e stretto collaboratore del Maestro, venerdì 19 aprile ha debuttato al Regio di Torino la sua opera d’esordio: Le villi. Fin dalla prima rappresentazione al Teatro Dal Verme di Milano il 31 maggio 1884, ideata inizialmente come un atto unico, l’opera-ballo Le Willis palesò la capacità del compositore, appena venticinquenne, di creare melodie intense e potenti scritture sinfoniche. Il teatro era gremito, il pubblico e la critica entusiasti. Puccini scrisse alla madre: «Successo clamoroso. Diciotto chiamate. Ripetuto tre volte finale primo. Sono felice».
Il Maestro lavorò a questa sua prima opera teatrale dopo aver conseguito il diploma di composizione al Conservatorio di Milano, così da partecipare al concorso – dell’editore Sonzogno – per un’opera in un atto. Nel luglio 1883 il suo insegnante, Amilcare Ponchielli, fu il tramite con il poeta Ferdinando Fontana per la stesura del libretto, che fu pronto a settembre e Puccini consegnò la partitura autografa il 31 dicembre, l’ultimo giorno utile. La commissione del concorso, presieduta dallo stesso Ponchielli, a inizio aprile 1884 decretò il primo premio assegnato ex aequo a La fata del Nord di Guglielmo Zuelli con Anna e Gualberto di Luigi Mapelli, mentre l’opera pucciniana non ottenne neppure una menzione. Si trattò di clamoroso errore di valutazione oppure, come si è sostenuto in passato, la partitura autografa di Puccini era illeggibile? Della commissione, presieduta da Ponchielli, faceva parte anche Franco Faccio, che aveva diretto la prima assoluta del Capriccio sinfonico (luglio 1883), e la partitura autografa.
Per la successiva rappresentazione al Teatro Regio di Torino, il 26 dicembre 1884, l’opera fu riveduta dall’autore in una versione ampliata, con nuove arie e un nuovo intermezzo orchestrale, e il titolo divenne Le villi. Il pubblico apprezzò l’abile combinazione di tradizione italiana ed elementi wagneriani e l’accolse in trionfo. Seguirono altre rappresentazioni memorabili: ad Amburgo nel 1892 con la direzione di Gustav Mahler e al Metropolitan di New York nel 1908 con Arturo Toscanini sul podio.
Il soggetto risale a una leggenda di origine slava narrata in un saggio dal poeta tedesco Heinrich Heine; il tema venne poi reso maggiormente noto al pubblico teatrale grazie alla versione di Théophile Gautier, con la collaborazione di Vernoy de Saint-Georges, Giselle ou Les Willis, musicato da Adolphe Adam: un balletto romantico, scritto per Carlotta Grisi nel 1841. Sicuramente il librettista Ferdinando Fontana conosceva entrambe le fonti, ma sembra più probabile che abbia tratto il suo argomento dal racconto francese di Alphonse Karr, Les Willis, del 1852.
La vicenda è ambientata in un piccolo villaggio della Foresta Nera dove vivono i due fidanzati Anna e Roberto, il quale deve recarsi a Magonza per una eredità e che, nella grande città, tradisce e dimentica la promessa sposa. La giovane, con il cuore infranto, muore e si trasforma in una villi, leggendaria creatura maligna sovrannaturale, che per vendicarsi dell’amante infedele lo costringe a partecipare a una danza infernale e frenetica che lo lascerà senza vita.
L’opera è ora riproposta per la prima volta a Torino dopo quel clamoroso successo di centoquaranta anni fa, con la conduzione di Riccardo Frizza, specialista del repertorio, alla guida di Orchestra e Coro del Regio. Frizza, dal 2022, è Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica e Coro della Radio Ungherese, torna al Regio dopo aver diretto il Concerto di Gala dedicato ai cinquant’anni della riapertura del Teatro.
La nuova produzione in sei recite è stata firmata dal fiorentino Pier Francesco Maestrini (figlio d’arte, il padre Carlo è il noto regista lirico) che, dal suo debutto nella regia d’opera nel 1993, ha messo in scena oltre centro produzioni spaziando dal repertorio barocco al verismo italiano. Per questo debutto al Regio ha scelto di esplorare il mondo ultramondano e demoniaco partendo da un presupposto: non deve trarre in inganno che Puccini si sia ispirato al balletto Giselle di Adolphe Adam per l’opera-ballo Le villi, perché nella musica riversa tutta la sua irruenza giovanile con l’intento, non mediato dalla prudenza della maturità, di scioccare lo spettatore.
Presenti alla terza recita, quella domenicale, abbiamo iniziato con l’apprezzare la parte visiva che si avvale di scene e proiezioni di Guillermo Nova, bellissimi costumi di Luca dell’Alpi, luci sapientemente usate da Bruno Ciulli e coreografie di Michele Cosentino. Il contenitore scenico si apre con una festa nella Foresta Nera, gli eleganti abiti ricordano quelli di epoca vittoriana e ogni piccolo dettaglio è sapientemente studiato. La foresta sarà sempre evocata durante tutto lo spettacolo con proiezioni stupende. Si passa poi alla parte di Magonza dove, una grande tela dipinta e drappi rossi, simboleggiano una sorta di casa del piacere dove Roberto dimenticherà la sua Anna. Successivamente, dopo un lungo vagare di Roberto, Le Villi, in una danza vorticosa, lo porteranno alla morte (ballerini e mimi distillano magia).
Riccardo Frizza guida l’Orchestra del Teatro in un’ottima performance e ne esce una lettura esaltante. Anche l’intervento del Coro del Teatro, diretto, dal maestro Ulisse Trabacchin, è di grande rilievo; parole di elogio anche per i tre protagonisti: il soprano Roberta Mantegna è stata un’Anna maggiormente apprezzata nel secondo atto nella sua vocalità drammatica; il tenore Azer Zada ha sostenuto la parte di Roberto, al posto dell’indisposto Martin Muehle, con un bel risultato; una garanzia il baritono Simone Piazzola, con il suo Guglielmo Wulf ha dimostrato eleganza e ottimo timbro.
Alla fine dello spettacolo scrocianti applausi per tutti gli artisti, con la soddisfazione di aver assistito a un’opera che raramente viene rappresentata.
L’appuntamento con Torino è a giugno per il Trittico e, successivamente, in autunno per il progetto unico le Tre Manon sempre nel nome del grande maestro Giacomo Puccini.