Ancora una data – la settima, di martedì prossimo – per non perdere I Vespri siciliani diretti da Fabio Luisi, ventesima opera di Giuseppe Verdi, un titolo tra i più complessi della sua produzione, indubbiamente la combinazione di obblighi contrattuali e slancio sperimentale dove si avverte nettamente la ricerca di un nuovo linguaggio. Tornata in scena al Teatro alla Scala dopo oltre trentatré anni dall’ultima edizione, quella firmata da Riccardo Muti e Pier Luigi Pizzi per l’inaugurazione del 7 dicembre 1989, edizione decisamente contrastata per la prima parte del cast (costituito da Cheryl Studer, Chris Merritt, Giorgio Zancanaro e Ferruccio Furlanetto) e dove, in scena si sviluppava il tema risorgimentale, mentre, in buca Muti volle soprattutto approfondire lo sviluppo dei rapporti affettivi, amoroso e paterno.

Allora ricordammo le parole di Hector Berlioz «Si deve convenire che nei Vespri la penetrante intensità dell’espressione melodica, la sontuosa varietà, la sobrietà sapiente della strumentazione, l’ampiezza, la poetica sonorità dei pezzi d’assieme… conferiscono all’opera intera una dimensione di nobile grandezza, come una regale maestosità, più spiccata che nelle precedenti produzioni dell’autore» perfette oggi per la magistrale concertazione di Fabio Luisi riuscito a plasmare, ed esaltare, le singole capacità dei componenti dell’Orchestra e permettere al pubblico di cogliere quel caleidoscopio di atmosfere e sentimenti. Stessa attenzione per l’ottimo Coro, da brividi in chiusura sipario con “Vendetta! Vendetta!“.

Meno felice l’attesissima regia di Hugo De Ana, che colloca la vicenda durante lo sbarco alleato in Sicilia nella Seconda guerra mondiale firmando anche scene e costumi. Non perché siamo dei nostalgici della Palermo del 1282, ma il sontuoso contenitore astratto, la “cornice di guerra, con oggetti molto evidenti come carri armati e fucili. Metto in scena una situazione drammatica incentrata sulla violenza che un popolo può subire a causa degli invasori“, come l’ha definita lo stesso regista, risulta non efficace anche per la monotonia cromatica. Attualizzare è sempre estremamente complesso (e apprezzatissimo in presenza di grandi idee) figuriamoci con un libretto come quello dei Vespri dove c’è da gestire turbinii psicologici a raffica ed eventi storici di un ben determinato contesto geografico.

Al di là di qualche spunto interessante – tipo la citazione da Il settimo sigillo di Ingmar Bergman dove la morte gioca a scacchi con il cavaliere, o quella ispirata a La Ciociara di Alberto Moravia – l’allestimento non crea empatia tra cannone e carro armato, soldati e armi in abbondanza, bare e figure in nero, inoltre, per non farsi mancare nulla, anche l’apparizione della Vergine. “Slanci visionari” non certo di ausilio ai cantanti, a iniziare dal debutto scaligero di Angela Meade ascoltata sabato 11 (replicherà il 21) in alternanza con Marina Rebeka. Vale la pena ricordare come il ruolo della duchessa Elena sia tra i più impervi e, i non più giovanissimi, ricorderanno i fischi a Renata Scotto, e le verdure arrivate sul palco, nell’edizione del 1970.

Il cast ha cantato ad altissimo livello però, sovente è venuta a mancare l’interdipendenza con il recitativo. Solo Luca Micheletti, sempre con quell’ottimo timbro verdiano, si è appropriato del personaggio diversificando nettamente l’autoritario Guido di Monforte pubblico da quello privato.

Tracciandone brevemente la storia, dopo La traviata, Verdi era tornato a Sant’Agata deciso a non accettare nuove commissioni per dedicarsi in piena libertà a nuovi progetti. Dopo il successo di Jérusalem – riscrittura francese dei Lombardi nel 1847 – l’Opéra gli aveva richiesto un nuovo titolo che, partendo da un libretto di Eugene Scribe, avrebbe dovuto giungergli nel 1853. Di fronte alla mancata consegna, Verdi aveva sperato di potersi sottrarre al contratto non volendosi assumere l’impegno di un grand-opéra né per ragioni artistiche, annoiato dall’obbligo dei balletti e delle scene esornative di genere, né economiche (“bisognerà scrivere l’opera in francese… auf! ed intanto avrei scritto due o tre opere in italiano con più piacere e maggior guadagno”).

Tuttavia produsse un nuovo libretto con Charles Duveyrier adattando il suo precedente Duc d’Albe lasciato incompiuto da Donizetti nel 1839. Trasferitosi a Parigi nell’ottobre 1853, il Maestro terminò l’opera dopo continue discussioni con il poeta e altri incidenti inclusa una fuga d’amore della protagonista Sofia Cruvelli. Però, il vero conflitto, restava quello interno alla composizione, tra le costrizioni imposte dal grand-opéra e la ricerca di forme nuove e di un nuovo trattamento dell’orchestra alla base dello sviluppo dell’ironia e del disegno delle scene collettive (peculiarità che ritroveremo poi in Un ballo in maschera e ne La forza del destino).

Les Vêpres siciliennes andò in scena all’Opéra il 13 giugno 1855 con gran successo e conquistandosi l’ammirazione dei colleghi francesi, primi tra tutti Berlioz e Auber.
Conscio che i governi italiani non avrebbero ammesso la rappresentazione di una rivolta popolare, Verdi incarica Eugenio Caimi di tradurre il libretto spostando (“a mie spese e sotto la mia direzione”) l’azione in Portogallo e Les Vêpres approda al Regio di Parma il 26 dicembre 1855 (inaugurazione della Stagione di Carnevale) con il titolo Giovanna de Guzman e, il 2 gennaio successivo, con lo stesso titolo, ha la prima scaligera, il cui esito è intiepidito dal fatto che gli italiani, poco avvezzi all’inserimento delle danze, accolgono il pur splendido balletto “Le quattro stagioni” con “noia e disapprovazione universali”. Nella ripresa per l’inaugurazione della Stagione 1857/58 non andrà in scena.
Nei teatri italiani l’opera ritrova la sua ambientazione originaria dopo l’Unità e Ricordi può stampare il libretto de “I Vespri siciliani” con la titolazione autentica.

Dettagli

I Vespri Siciliani
Musica di Giuseppe Verdi 
Libretto di Eugene Scribe e Charles Duveyrier

Direttore Fabio Luisi

Regia, scene e costumi Hugo de Ana

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro Alberto Malazzi

Personaggi e interpreti

  • Guido di Monforte Luca Micheletti (28 gen. e 1, 8, 11, 14 feb.)
     Roman Burdenko (17, 21 feb.)
  • Il signore di Bethune Andrea PellegriniIl
  • Il conte Vaudemont Adriano Gramigni
  • Arrigo Piero Pretti / Matteo Lippi (14 feb.)
  • Giovanni da Procida Simon Lim
  • La duchessa Elena Marina Rebeka (28 gen. e 1, 8, 14, 17 feb.)
    Angela Meade (11, 21 feb.)
    Ninetta Valentina Pluzhnikova
  • Danieli Giorgio Misseri
  • Tebaldo Bryan Avila Martinez
  • Roberto​ ​Christian Federici
  • Manfredo​ ​Andrea Tanzillo

Luci Vinicio Cheli
Coreografia Leda Lojodice

Nuova produzione Teatro alla Scala

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, in uno dei Ridotti del Teatro, si tiene una conferenza introduttiva all’opera curata da Claudio Toscani

 

Didascalia immagini

alcune scatti durante la rappresentazione
foto © Brescia e Amisano
courtesy Teatro alla Scala

(nel video il ruolo de La duchessa Elena
è interpretato da Marina Rebeka)

LaScalaTv

da giovedì 9 febbraio 2023 è attiva la nuova piattaforma streaming del Teatro alla Scala.
La prima diretta è stata quella de I Vespri siciliani di martedì 14 febbraio

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Teatro alla Scala - Via Filodrammatici, 2 - Milano
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Fino al: 21 Febbraio, 2023