In uno degli allestimenti scaligeri più attesi – prima dell’inizio della nuova stagione con la Tosca che debutterà per Sant’Ambrogio – questa sera va in scena ultima replica del Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Händel.
Negli ultimi anni la musica barocca è stata rivalutata anche per una forte richiesta da parte del pubblico e il conseguente aumento del numero di artisti specializzati nel genere. Se prima era prerogativa, o quasi, dei Teatri al di la delle Alpi, anche Firenze, Venezia e Milano inseriscono regolarmente opere barocche nel cartellone delle stagioni liriche. Alla Scala il progetto si è aperto nel 2016 prevedendo ogni anno un’opera del Settecento e creando, all’interno dell’Orchestra, un ensemble dedito alla prassi esecutiva originale. Dopo Il trionfo del Tempo e del Disinganno e Tamerlano di Händel e La finta giardiniera di Mozart – che hanno segnato il punto di svolta – nasce infatti il “Progetto Barocco del Teatro alla Scala” che si svilupperà sul territorio nazionale, con collaborazioni con altri Teatri, e la creazione di una Fondazione per promuovere il repertorio del Settecento. Iniziato con una trilogia di Handel. il prossimo anno porterà in scena Agrippina (inizialmente Semele) e nel 2021 Ariodante.
L’attuale allestimento di Giulio Cesare in Egitto, che ha come unico precedente scaligero la produzione diretta da Gianandrea Gavazzeni nel dicembre 1956, ne segna il ritorno alla Scala con una nuova produzione di Robert Carsen e un cast stellare di cantanti: Philippe Jaroussky al debutto al Piermarini, Bejun Mehta già applauditissimo Tamerlano, Sara Mingardo, Christophe Dumaux e Christian Senn.
L’opera è un dramma in musica in tre atti su libretto di Nicola Francesco Haym, da Gianfrancesco Bussarli, musicato da Händel in un periodo stranamente lungo iniziato presumibilmente nell’estate del 1723 e messo un punto solo per la prima del 20 febbraio 1724 al King’s Theatre di Londra. Accadeva spesso che i musicisti apportassero variazioni alla composizione in base agli interpreti.
Per Händel non fu diverso e, nella prima versione del primo atto, Cornelia era un soprano, Sesto un contralto, Tolomeo un tenore e, fino al debutto, continuò a spostare arie da un atto all’altro, addirittura riscrivendone alcune, per la gioia del copista costretto a realizzare in tempo da record la seconda partitura estremamente ricca e variegata su un libretto decisamente complesso. Tutt’oggi considerata la sua sua opera di punta a soggetto eroico anche per la forza dei ruoli di Cesare e Cleopatra che esaltano le doti vocali ed espressive degli interpreti.
Nonostante il taglio di molte arie al testo originale, l’edizione odierna presenta una partitura elaborata e, chi si aspettava l’Egitto tradizionale, avrà avuto la sorpresa di scoprire la brillante idea del regista di attualizzare gli eventi dove, una Cleopatra soldato, è anche una femme fatale che seduce Cesare. Unico riferimento alla civiltà millenaria sono le mura con geroglifici del palazzo di Tolomeo e la capigliatura della protagonista. Colpisce piacevolmente la scena dello scambio doni tra le due delegazioni – dove gli occidentali portano abiti firmati e un pallone da calcio e ricevono un’anguria e abiti orientali – come negli incontri del mondo odierno.
A stupire, però, sono il bagno nel latte d’asina in una vasca dorata e le proiezioni di pellicole delle grandi dive che hanno interpretato Cleopatra a Hollywood. Lo sfondo, per tutta l’opera, presenta dune del deserto e un cielo azzurro con tutta l’efficacia tipica di Robert Carsen (prossimamente impegnato al teatro dell’Opera di Roma in Idomeneo e per l’apertura della stagione alla Fenice di Venezia in Don Carlo) coadiuvato da un eccellente team di professionisti.
Il podio è affidato a uno specialista della musica XXVII e XXVIII secolo, Giovanni Antonini. Il maestro milanese ha letto questo capolavoro con una tecnica solida e tempi ben dosati, un rapporto tra musica e canto lodevole e l’Orchestra della Scala, impegnata con strumenti storici, è straordinaria. Da segnalare l’apporto del basso continuo: Nelson Calzi (clavicembalo), Mauro Valli (violoncello), Michele Pasotti (tiorba) e Margret Koll (arpa).
Quattro controtenori per un indimenticabile gioco di squadra con Giulio Cesare di Bejun Metha inappuntabile: mai una nota fuori posto e sempre scenicamente elegantissimo, si è superato in “Aure, deh per pietà” e “Va, tacito e nascosto”. Avevamo avuto modo di apprezzarlo a Innsbruck, la scorsa estate, proprio in un concerto su arie del Giulio Cesare e anche a Barcellona in maggio, in Rodelinda.
Anche Sesto di Philippe Jaroussky è un personaggio a tutto tondo che ha incantato nell’aria “Cara speme, questo core…”.
Christophe Dumas è perfetto nel ruolo di Tolomeo. Una garanzia sia scenicamente che vocalmente.
Molto bravo anche Luigi Schifano nei panni di Niremo.
Le altre voci non sono state da meno. Danielle de Niese (soprano) annovera il ruolo di Cleopatra come suo cavallo di battaglia creando un personaggio credibile in una performance che spicca in “Se pietà di me non senti…” e in “Piangerò la sorte mia…”.
Cornelia di Sara Mingardo (contralto) ha un timbro che fa la differenza e una tecnica inossidabile. Già nella prima aria “Priva son d’ogni conforto..” è l’apoteosi della musica per poi continuare nel duetto con Sesto “Son nata a lacrimar…” solo questa, credeteci, vale da sola il biglietto.
Bene anche Achilla di Cristian Senn (baritono) e Curio di Renato Dolcini (basso) per un trionfo generale e la musica barocca conquista anche il tempio della lirica.
Didascalie immagini
alcuni scatti durante lo spettacolo
foto © Marco Brescia & Rudy Amisano
courtesy Teatro alla Scala
Giulio Cesare in Egitto
di Georg Friedrich Händel
Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici
Direttore Giovanni Antonini
Regia Robert Carsen
Scene e costumi Gideon Davey
Luci Robert Carsen e Peter van Praet
Video Will Duke
Coreografia Rebecca Howell
Drammaturgo Ian Burton
Personaggi e interpreti
- Giulio Cesare Bejun Mehta
- Cleopatra Danielle de Niese
- Cornelia Sara Mingardo
- Sesto Pompeo Philippe Jaroussky
- Tolomeo Christophe Dumaux
- Achilla Christian Senn
- Curio Renato Dolcini
- Nireno Luigi Schifano
Gli estratti cinematografici proiettati durante lo spettacolo provengono da:
Cleopatra (1963)
Cleopatra (1934)
Caesar and Cleopatra (1945)
Prima Parte
PRIMO e SECONDO ATTO (Scene I – VI) 88 minuti
Intervallo 30 minuti
Seconda Parte
ATTO SECONDO (Scene VII – X)
e TERZO 105 minuti
Ultima replica questa sera ore 19.30
(l’articolo si riferisce a quella del
25 ottobre 2019)
Dove e quando
Evento: Teatro alla Scala – via Filodrammatici, 2 – Milano
- Fino al: – 02 November, 2019