Titolo fra i più popolari del vasto catalogo donizettiano, “Anna Bolena“, la tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, assente dal Teatro modenese dalla Stagione 1995/1996, era attesissima nella nuova coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, dove ha debuttato il 4 settembre 2023, e ha coinvolto anche i teatri di Piacenza e Reggio Emilia.
Il soggetto storico ha come protagonista la seconda moglie di Enrico VIII d’Inghilterra e madre della Regina Elisabetta I. La sua figura divenne celebre perché il re, innamoratosi di lei, la volle al suo fianco con grande determinazione, ma essendo già sposato dovette affrontare un travagliato processo di annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona, che portò allo Scisma anglicano. Anna, però, non diede al re il tanto desiderato figlio maschio e questo fu l’inizio della sua fine. Tra lotte politiche e rivalità di corte, venne accusata di adulterio e condannata a morte dopo un processo farsa.
L’opera, che debuttò a Milano il 26 dicembre 1830 al Teatro Carcano, dopo il successo iniziale, uscì gradualmente dal repertorio fino a quando, al Teatro alla Scala – in sette recite tra aprile e maggio 1957 – Maria Callas le regalò una seconda vita con una memorabile interpretazione accanto a Giulietta Simionato, Nicola Rossi Lemeni e Gianni Raimondi nell’allestimento di Luchino Visconti, diretto da Gianandrea Gavazzeni.
Per le due recite modenesi la direzione musicale dello spettacolo è stata affidata a Diego Fasolis che, alla guida del suo complesso I Classicisti (già I Barocchisti), ha affrontato la partitura secondo la prassi esecutiva storica e l’impiego di strumenti d’epoca. Ha scelto, infatti, di riportare in vita una pietra miliare del melodramma ottocentesco nella sua forma più pura, con una curatissima ricerca musicale, ripristinando i tagli entrati in auge nella tradizione.
L’allestimento sottolinea la figura Anna quale vero fulcro drammatico di tutta l’opera, personaggio dotato di grandissima forza espressiva. Una caratteristica che, assieme alla precisione psicologica dei personaggi, all’efficacia drammatica dei numeri musicali, all’introspezione, così puntuale nel percorso che conduce Bolena fino alla morte, rendono quest’opera quasi unica.
In scena il Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia diretto da Martino Faggiani. Con scene di Guido Buganza, costumi di Margherita Baldoni e luci di Alessandro Verazzi. La regia è affidata a Carmelo Rifici, che ha spiegato: “Ascoltando l’opera non mi era possibile rinunciare a un’immagine dinamica dello spettacolo. La musica stessa sembra trasportarti in un mondo dove tutto si muove, senza sosta; nonostante i lunghi duetti, anzi proprio grazie alla lunghezza delle sezioni della partitura, il regista ha la possibilità di penetrare nei labirinti mentali e spirituali dei personaggi. La trama interiore e quella narrativa si muovono insieme. La sensazione che resta addosso ad ogni ascolto è proprio questa: il dramma si muove minaccioso verso Anna”.
Due date, venerdì 23 e domenica 25 febbraio con un cast canoro formato da Carmela Remigio – il soprano che ha cantato la difficile parte principale – sempre precisa con anche una presenza scenica di spessore, già nel primo atto nella cavatina e cabaletta “Come innocente giovine… Non v’ha sguardo cui sia dato” mostra il suo cantare elegante, per poi continuare fino alla parte più impervia – nel finale della scena della follia di Anna del secondo atto “Al dolce guidami Castel natio” dove raggiunge livelli altissimi ottenendo numerosi applausi.
L’Enrico VIII del basso/baritono Simone Alberghini ha un’ottima capacità attoriale e disegna un re crudele e determinato a raggiungere i propri scopi. Il ruolo della rivale di Anna, Giovanna Seymour (finalmente la partitura originale permette di apprezzare i due soprani come scritta da Gaetano Donizetti) in questa versione è sostenuta dal soprano Arianna Vendittelli, che siamo abituati ad ascoltare nel repertorio barocco di cui è un’interprete di riferimento. Lei sempre molto precisa nella coloritura, e soprattutto, nel fraseggio perfetto, ha molto colpito la sua performance nell’aria del secondo atto “Per questa fiamma indomita“.
Il tenore Ruzil Gatin è un Riccardo Percy bravissimo, la sua voce è squillante e solida, oltre ad avere un buon volume. Straordinario nella cavatina e cabaletta del primo atto “Da quel di che lei perduta… Ah così ne`di ridenti…“, un vero belcantista.
Lo Smeton del mezzosoprano Paola Gardina, già alla sua prima apparizione accompagnata dall’arpa, rapisce il pubblico e fa sognare con il suo canto sempre preciso ed elegante.
Una voce importante quella di Lord Rochefort del basso Luigi di Donato; molto bene Sir Hervey cantato dal tenore Marcello Nardis.
Straordinaria la direzione di Diego Fasolis, un esperto di partiture originali, uno di quei direttori che non tagliano e garantiscono, assistendo alle sue esecuzioni, il valore aggiunto di ascoltare opere “nuove”, come nel caso di Anna Bolena.
Un plauso anche al Coro Claudio Merolo di Reggio Emilia, diretto dal maestro Martino Faggioni, che ha raggiunto il suo apice nel secondo atto nel coro delle damigelle “Ah! Dove mai andarono“.
Alla fine, dopo quasi quattro ore di musica, scroscianti applausi per tutti, soprattutto per il direttore con la consapevolezza di aver assistito a un’esecuzione veramente rara.