È dedicato a Leoš Janáček un progetto triennale dell’Opera di Roma realizzato in collaborazione con Royal Opera House di Londra – inaugurato nella stagione 2021/2022 con la Káťa  Kabanová e che si concluderà nel maggio del prossimo anno con la rappresentazione di Jenůfa – ha visto protagonista, dal 23 al 30 maggio 2023, l’opera Da una casa di morti lavoro corale in cui i personaggi emergono, di volta in volta, dall’anonimato per raccontare i crimini che li hanno condotti all’incarcerazione, le proprie sofferenze e le violenze subite nei gulag siberiani. La prima è stata ripresa da Rai Cultura e sarà trasmessa su Rai5 il 16 novembre 2023 alle 21:15.

L’ultimo capolavoro del compositore ceco è stato realizzato in coproduzione con la Royal Opera House Covent Garden, il Théâtre de La Monnaie di Bruxelles e l’Opéra national de Lyon ed è andato in scena in un allestimento proposto in prima italiana e firmato dal regista polacco Krzysztof Warlikowski (Leone d’Oro della Biennale Teatro a Venezia e al suo debutto operistico nel nostro Paese) che ha reinterpretato il soggetto della detenzione punitiva del libretto, realizzato dallo stesso Janáček, per restituirlo alla riflessione contemporanea.

In linea con la produzione londinese del 2018, la drammaturgia è stata curata da Christian Longchamp, mentre le scene e i costumi sono stati realizzati da Małgorzata Szczęśniak. Alle luci Felice Ross, ai video Denis Guéguin, i movimenti coreografici sono firmati da Claude Bardou.
Per questo allestimento, Warlikowski ha ricevuto nel 2019 il premio per la Miglior Nuova Produzione agli International Opera Awards di Londra.

Carcere duro, privazione della libertà, colpa e pena. Sono i temi affrontati dall’opera Z Mrtvého Domu ispirata alle omonime memorie romanzate di Fëdor Dostoevskij nelle quali lo scrittore racconta la vita dei detenuti in un campo di prigionia in Siberia, dove lui stesso era stato imprigionato per quattro anni.

Leoš Janáček nacque a Hukvaldy il 3 luglio 1854 e morì a Ostrava il 12 agosto 1928 dopo aver terminato, appunto, Z Mrtvého Domu tuttavia, i due copisti che lo avevano affiancato nel lavoro, completarono parti dell’orchestrazione del terzo atto e sostituirono la marcia finale con un coro di libertà, nell’intento di dare al lavoro un’impronta più ottimista.

La prima rappresentazione dell’opera avvenne postuma il 12 aprile 1930 al Teatro Nazionale di Brno e, ai tempi nostri, la maggior parte delle produzioni, propone versioni depurate dalle modifiche dei due copisti. La partitura eseguita al Costanzi si basa sull’edizione critica di John Tyrrell e Charles Mackerras pubblicata nel 2017.

Musicalmente non di facile ascolto, ma con pagine straordinarie e partitura possente, in certi momenti di stile wagneriano, sul podio alla guida di Orchestra e Coro (diretto da Ciro Visco) del Teatro dell’opera di Roma, il bielorusso Dmitry Matvienko è anche lui al suo debutto operistico in Italia.

L’ampio cast canoro internazionale ha visto in primo piano il basso-baritono statunitense Mark S. Doss nel ruolo di Alexandr Petrovič Gorjančikov e il tenore Pascal Charbonneau nelle vesti del giovane tartaro Aljeja. Tra i tenori anche Štefan Margita (Filka Morozov), Erin Caves (Il grande prigioniero), Julian Hubbard (Skuratov), Marcello Nardis (Kedril), Pawel Żak (Il giovane prigioniero), Michael J. Scott (Šapkin), Christopher Lemmings (Čerevin) e Colin Judson (Il vecchio prigioniero).

I baritoni sono Lukáš Zeman (Il piccolo prigioniero Nikita/Čekunov/Cuoco), Aleš Jenis (Il fabbro/Un prigioniero) e Leigh Melrose (Šiškov), il basso è Clive Bayley (Il direttore della prigione). Hanno completato il nutrito organico vocale Eduardo Niave (il prigioniero ubriaco) e Carolyn Sproule, unica voce femminile nel ruolo della prostituta.

Alla quarta delle cinque recite previste, quella domenicale, purtroppo in un teatro non particolarmente affollato – un peccato perché valeva il viaggio nella capitale da qualsiasi angolo della penisola – grandissimi applausi per il giovane Direttore che ha offerto una lettura magistrale, sperando di riascoltarla presto. All’uscita sul palcoscenico consensi per tutti i cantanti, anche per chi aveva sostenuto ruoli minori, ma, soprattutto, per Mark S. Doss, Pascal Charbonneau e Štefan Margita.

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Alcuni scatti durante Da una casa di morti
foto © 2023 Fabrizio Sansoni
courtesy Opera di Roma