Unico dramma storico e penultima opera della produzione di Vincenzo Bellini, Beatrice di Tenda venne composta in soli due mesi all’inizio del 1833 su libretto del genovese Felice Romani. Amore, tradimenti, odio e forti emozioni per le grandi scene con protagonista la moglie del Duca di Milano – condannata a morte insieme al suo amante – e ispirata a una vicenda di cronaca, accaduta nel 1418, presso il Castello di Binasco, vicino a Milano. La figura di Beatrice, eroina pura e simbolo di virtù, era particolarmente adatta all’espressione belliniana tanto che, al personaggio, il compositore dedicò alcune tra le arie più toccanti e ispirate. La natura stessa dell’intreccio, dove trovano posto contrasti, tensioni, desideri e implacabili forme di risolutezza, gli permise, nel pieno della propria maturità artistica, di esprimersi attraverso una scrittura intensa e ricca di sottili sfumature.

Tale tragedia lirica in due atti, sesto titolo della Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice (in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia) – tornata in scena dopo quarant’anni di distanza dall’ultima rappresentazione, una lunga attesa per un’opera imperdibile e di rara esecuzione – ha debuttato venerdì 15 marzo. Sul podio Riccardo Minasi, direttore musicale del Teatro, che ha commentato: «Quest’anno è una grande gioia per me, ma soprattutto un onore, avere l’opportunità di dirigere questa produzione del dramma storico Beatrice di Tenda: è il terzo titolo per il quale ho l’opportunità di misurarmi con il genio compositivo di Vincenzo Bellini e un’occasione splendida dopo l’importante esperienza vissuta sempre qui al Teatro Carlo Felice, l’anno scorso, in occasione della messa in scena di Norma».
Una partitura di rara bellezza ed egual valore rispetto a titoli più noti, un’opera indubbiamente difficile per Coro e Orchestra del Carlo Felice e per il cast. Ci spingiamo a definirla funambolica, piena di arie e cabalette che hanno messo a dura prova i cantanti. Il Direttore aggiunge: «Vincenzo  Bellini è un compositore a cui sono molto legato. La grande cura per il significato espressivo della musica legato alla parola, elemento cardine dell’estetica delle sue opere, rappresenta ogni volta una nuova sfida nel costante tentativo di porre un’attenzione particolare proprio a questo aspetto, per restituire fedelmente al pubblico le intenzioni della sua musica».

Riccardo Minasi, dopo il successo ottenuto con Idomeneo di Mozart lo scorso febbraio, ha offerto una notevole lettura della partitura – non facile – del maestro catanese. Un preludio diretto con vigore, coadiuvato dall’Orchestra che si è distinta e con il Coro del Teatro (diretto dal maestro Claudio Maria Moretti) che si è fatto notare per la sua precisione tenendo conto che, in quest’opera, è quasi sempre in scena.
Firmata da Italo Nunziata che ha messo in luce le implicazioni narrative e psicologiche dei personaggi, il regista spiega: «Tutto è già successo, tutto è avvenuto prima. All’aprirsi del sipario di Beatrice di Tenda, ci troviamo di fronte immediatamente ad un presente del quale avvertiamo la tragicità, in una atmosfera cupa e pesante di ambientazione “gotica”. La sensazione di uno spazio chiuso, dove però sentimenti e passioni possono dominare incontrastati fino quasi ad annullare ogni altra forma di volontà, guidati ad un destino ineluttabile. […] In accordo con lo scenografo Emanuele Sinisi, abbiamo coinvolto nel progetto scenografico, per la prima e l’ultima immagine dello spettacolo, l’artista fotografo finlandese Ola Kolehmainen, che si occupa di spazio, luce e colore attorno all’architettura storica.

Insieme a questo, l’utilizzo di dagherrotipi o vecchie foto consunte dal tempo e dal ricordo. Immagini inserite all’interno di una sorta di spazio/agone dove i protagonisti sono quasi costretti ad affrontarsi all’interno del loro dramma, circondati da alcune pareti di specchio che stanno perdendo la loro argentatura di fondo come mangiati dal tempo e dall’incuria, da fondali/pareti anche essi in decadimento e forati da squarci o da rotture che sembrano ormai insanabili. I cambi di scena avvengono senza soluzione di continuità a sottolineare l’ineluttabilità della vicenda. Così come per le scene, in accordo con il costumista Alessio Rosati, anche per i costumi abbiamo trasportato il racconto agli ultimi anni del diciannovesimo secolo, ultimo ed estenuato baluardo di una vita di corte e di regole, comportamenti precisi con i quali relazionarsi all’interno di quel mondo. Abiti come involucri destinati a “vestire” di apparenza, a rilevare intenzioni, a dimostrare il potere e al tempo stesso la fragilità umana, severi nelle loro leggi ferree e integrati totalmente nel meccanismo sociale».

Presenti alla seconda recita, quella della domenica che ha riunito a Genova melomani e ricercatori di opere rare provenienti da tutt’Italia, fuori dal teatro, in molti, abbiamo ricordato l’unica volta a cui avevamo assistito alla rappresentazione di quest’opera, nel 2004 al teatro milanese Arcimboldi, dove il ruolo di Beatrice era affidato a una belcantista straordinaria, Mariella Devia, quindi le aspettative genovesi erano altissime e non siamo stati delusi.

L’opera ruota intorno ai quattro personaggi principali: Mattia Olivieri bravissimo giovane baritono che canta e interpreta un Filippo Maria Visconti da manuale; ascoltato su importanti palcoscenici internazionali anche in ruoli più leggeri, questa volta il salto di qualità è notevole in una parte tanto impervia. Nonostante domenica scorsa sia stata annunciata la sua indisposizione, ha sostenuto il ruolo con un successo straordinario.

Il soprano americano Angela Meade, oramai di casa a Genova, è la vera “trionfatrice” con fraseggio e agilità precise ha reso Beatrice un personaggio poliedrico; già nel primo atto, nell’arioso “Ah se mi amasti un giorno” ha incantato  il pubblico per poi arrivare, nel finale del secondo atto, “Ah! Se un’urna a me concessa” dove è partita la standing ovation del pubblico.

Nell’ardua tessitura di Orombello, il tenore Francesco Demuro raggiunge altissimi livelli, il suo canto fa la differenza e anche scenicamente è perfetto.
Sempre una garanzia (come nella recentissima Anna Bolena nei teatri dell’Emilia – noi l’abbiamo ascoltata a Modena), il soprano Carmela Remigio nei panni di Agnese.
Molto bene Anichino di Manuel Pierattelli e Rizzardo di Giuliano Petouchoff.

Alla fine dello spettacolo, durato più di tre ore, applausi interminabili per tutti gli interpreti, ma, soprattutto, per il soprano Angela Meade, una fuoriclasse assoluta.
Concludiamo segnalando che Beatrice di Tenda è inserita nel progetto “Genova capitale del Medioevo 2024”.

Dettagli

Beatrice di Tenda
Dramma storico ambientato nella Milano del 1418
Tragedia lirica in due atti di
Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani

Maestro concertatore e direttore d’orchestra
Riccardo Minasi

Regia Italo Nunziata

Personaggi e interpreti

  • Filippo Maria Visconti Mattia Olivieri
  • Beatrice di Tenda Angela Meade
  • Agnese del Maino Carmela Remigio
  • Orombello Francesco Demuro
  • Anichino Manuel Pierattelli
  • Rizzardo del Maino Giuliano Petouchoff

Costumi Alessio Rosati
Luci Valerio Tiberi

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

In scena dal 15 al 22 marzo 2024

Didascalia immagini

alcuni scatti consequenziali durante l’opera
foto © 2024 Mitico Marcello Orselli
courtesy Fondazione Teatro Carlo Felice