L’Olandese volante viene considerato il primo dramma musicale della maturità di Richard Wagner dove, pur scontando l’evidente influenza del grand-opéra francese, presenta diversi elementi nuovi che anticipano la produzione successiva. Infatti sono presenti i leitmotiv relativi a personaggi e sentimenti, ed emerge la tendenza a fondere i numeri chiusi, ancora riconoscibili, in scene più ampie e continue, in particolare negli episodi di natura fantastica. Pertanto, oltre al modello francese – negli aspetti più spettacolari e nelle scene di massa – l’autore tenne presente anche la tradizione italiana.

Incalzato dai tanti creditori, nell’estate del 1839 Wagner partì per Londra a bordo del mercantile Thetis in un viaggio, seppur non privo di imprevisti, con interessanti impressioni sonore. Nella sua autobiografia del 1870, Mein Leben, ricorderà come il richiamo dei marinai, che ammainavano le vele durante una tempesta tra i fiordi norvegesi, gli diede lo spunto iniziale proprio per Der fliegende Holländer. Benché tale presunta ispirazione sia vera solo in parte, è indiscutibile che egli abbia trattato con libertà la fonte letteraria – il romanzo di Heinrich Heine Dalle memorie del signor von Schnabelewopski – identificandosi con il tormentato e perseguitato protagonista e introducendo due temi fondamentali della sua poetica: la maledizione e la redenzione attraverso la donna.

In principio concepì l’opera nella prospettiva di una realizzazione all’Opéra di Parigi, molto realisticamente il musicista (giovane e semisconosciuto), propose al teatro il libretto per un’opera in un solo atto; il soggetto venne accettato, ma fu assegnato a un altro musicista, Pierre-Louis Dietsch, che scrisse Le Vaisseau fantôme.
Deluso, Wagner rimaneggiò l’opera suddividendola in tre atti e cambiando l’ambientazione, i nomi dei personaggi e, per sottolineare l’aspetto leggendario della vicenda, ambientò il dramma in un’epoca indeterminata. La propose così al teatro di Dresda, dove fu messa in scena come Der fliegende Holländer il 2 gennaio 1843.

L’opera inizia con forti tinte marinaresche; lungo le coste del Mare del Nord, una tempesta ha trascinato a riva due personaggi molto diversi fra loro: il primo è uno schietto e ingenuo marinaio norvegese, Daland, l’altro è un olandese pallido, al comando di un vascello carico di tesori ma dall’aspetto funesto. L’Olandese, avendo maledetto Dio, è costretto da lunghissimi anni a vagare per i mari: solo l’amore fedele di una donna riuscirà a cambiare il suo destino. Quando i due uomini si incrociano, l’Olandese scopre che Daland ha una figlia e gli offre i suoi tesori in cambio della mano di lei; il marinaio accetta e lo conduce dalla giovane Senta. La figlia di Daland è però promessa in sposa a Erik; tuttavia intuisce di essere destinata a un altro uomo, protagonista di una cupa leggenda che la ossessiona.

Appena Senta e l’Olandese s’incontrano, capiscono di essere destinati l’una all’altro, ma Erik vuole impedire il legame e raggiunge la ragazza per ricordarle il suo precedente impegno. Vedendoli insieme, l’Olandese dubita della fedeltà di Senta e decide di rompere il fidanzamento, svelando la propria identità, fino ad allora sconosciuta. La fanciulla capisce che il suo presentimento si è avverato: l’uomo è il protagonista della leggenda e lei è la donna scelta per salvarlo perciò, mentre egli si accinge a salpare, Senta si getta in mare dichiarando la sua innocenza. Il sacrificio non è vano, perché la nave dell’Olandese s’inabissa, liberando l’uomo dalla dannazione eterna.

In scena domani l’ultima replica dell’allestimento onirico che Willy Decker creò per l’Opéra National di Parigi nel 2000 – presentato al Regio nel 2012, ora ripreso da Riccardo Fracchia – dove si gioca sulle assenze e sulle suggestioni: in scena compaiono pochi elementi (corde, alcune sedie) e soprattutto una gigantesca porta bianca che rappresenta un confine tra dimensioni diverse. Tutto è essenziale e fortemente evocativo, come lo stesso regista spiegò in un’intervista all’indomani del primo allestimento: «Così come nel teatro non si può rappresentare il mare vero, in tutta la sua infinità, allo stesso modo non si può far comparire un vero vascello; l’Olandese deve restare un’immagine, un racconto, una ballata (…) Infatti la tempesta che tuona nella musica di Wagner non può essere mostrata, sulla scena, se non negli individui». 
Wolfgang Gussmann ha creato le scene e i costumi, contraddistinti entrambi da una grande essenzialità e Hans Tölstede ha disegnato le luci.

Apprezzatissima a Torino nel concerto diretto lo scorso novembre, sul podio dell’Orchestra e Coro Teatro Regio e del Coro Maghini, è tornata Nathalie Stutzmann, attuale Direttrice musicale dell’Atlanta Symphony Orchestra e seconda donna nella storia a dirigere una grande orchestra americana. Esperta cantante barocchista, che come contralto ha calcato i palcoscenici  più importanti del mondo, da anni si dedica alla direzione allargando i propri orizzonti nel romanticismo mitteleuropeo e alla musica di Richard Wagner. Non a caso dopo lo straordinario successo dello scorso anno al Festival di Bayreuth, tempio indiscusso della musica wagneriana, nel 2024 dirigerà Tannhäuser (un’altra direttrice, Oksana Lyniv, sarà presente al Festival e dirigerà proprio Der fliegende Holländer).

Alla recita domenicale (la seconda delle cinque previste), molto applaudita all’entrata, ha offerto un’ottima lettura della partitura, supportata dall’Orchestra del teatro che ha suonato veramente bene sin dall’overture in un continuo crescendo. Il Coro del teatro, insieme al Coro Maghini, copre una parte importante distinguendosi sia nei ruoli maschili (i marinai) del primo e terzo atto, sia quelli femminili (le filatrici).
Il cast del canto ha come punta di diamante il baritono statunitense Brian Mulligam nel ruolo del tenebroso Olandese, voce limpida, bella e giocata sulla potenza.
Il soprano Johanni Van Oostrum è ben calata, sia scenicamente che vocalmente, nei panni di Senta

Un plauso al basso Gidon Saks che, pur avendo fatto annunciare la sua indisposizione, ha comunque sostenuto il ruolo di Daland.
Robert Watson (recentemente apprezzato al Teatro dell’Opera di Roma  in Jenufa) ha confermato la bravura dando la voce al cacciatore Erik, lo stesso per Matthew Swensen nel ruolo del timoniere, il mezzosoprano Annely Peebo veramente brava come Mary.
Alla fine dello spettacolo grandissimi applausi per tutti, in particolare per la direttrice.

Dettagli

Der fliegende Holländer
opera romantica in tre atti
Musica di Richard Wagner
Libretto di Richard Wagner
Nathalie Stutzmann direttore d’orchestra
Willy Decker regia
Riccardo Fracchia ripresa della regia

Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Coro Maghini
Personaggi e interpreti
  • L’Olandese Brian Mulligan
  • Senta Johanni Van Oostrum
  • Erik Robert Watson
  • Daland Gidon Saks
  • Mary Annely Peebo
  • Il timoniere di Daland Matthew Swensen
Wolfgang Gussmann scene e costumi
Hans Tölstede luci
Vladi Spigarolo ripresa luci
Ulisse Trabacchin maestro del coro
Allestimento Teatro Regio Torino
dal 17 al 26 maggio 2024

Didascalia immagini

alcuni scatti durante l’esecuzione di
Der fliegende Holländer
(L’Olandese volante)
foto © Daniele Ratti
courtesy Teatro Regio di Torino

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Teatro Regio - Piazza Castello, 215 - Torino
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Fino al: 26 Maggio, 2024