Il 2019 ha avuto inizio con uno spettacolo che ha fatto storia e girato il mondo. Mi riferisco a Semele firmato dal regista Robert Carsen e ripreso dall’Opernhaus Zürich con prima il 31 dicembre e quattro repliche all’insegna del tutto esaurito, un appuntamento imperdibile per i melomani del Vecchio Continente. Noi abbiamo assistito a una performance di autentico spessore lo scorso 6 gennaio.
Semele (Hwv58) è un oratorio in tre atti su libretto (dal curiosissimo titolo) di William Congreve tratto dalle Metamorfosi di Ovidio e musicato da Georg Friedric Handel. La prima rappresentazione avvenne durante la quaresima, il 10 febbraio 1744 al Teatro Coven Garden di Londra. Musicalmente classificato oratorio anche se non si tratta di un testo sacro, né religioso, bensì laico incentrandosi sullo sconvolgimento erotico tra gli dei e l’umanità. Infatti, la principessa Semele, figlia del Re di Tebe Cadmus, ha una relazione con Giove divenendo megalomane al punto di desiderare di essere immortale come lui. Sarà poi Juno, moglie gelosa e profondamente addolorata di Juper, a elaborare un intrigo così Semele perisce orribilmente bruciata dai fulmini degli dei.
Sensuale, complessa e psicologicamente sofisticata, Semele è una delle più belle figure femminili di Handel scritta in un mese fra giugno e luglio del 1743 subito dopo l’attacco di paresì che colpì il musicista. Nonostante le arie espressive e gli splendidi cori tipici degli oratori, i contemporanei del compositore storsero il naso per l’argomento considerato inappropriato per un oratorio.
Opinione mutata nel tempo e oggi è divenuta fra le più famose. Se il librettista intendeva soffocare l’eccessiva influenza durante il periodo della Restaurazione, il regista Robert Carsen trasporta la vita di corte dei tempi di Handel nel regno inglese della metà del ventesimo Secolo (dove Juno è rappresentata come Elisabetta II) tracciando un arco al passato britannico molto recente con inventiva, immaginazione e sottile umorismo. In pochi, oltre a lui, sono in grado di trasmettere emozioni nella messa in scena che si avvale di un team altamente professionale con Sylvie Doring, Patrick Kinmonth e Peter Van Praet.
Sul palco svetta una grande porta con un lunghissimo red carpet, tutto molto semplice ed elegante con le luci, utilizzate mirabilmente, che fanno la differenza. Minimalismo anche nelle scene successive, ma sempre di grande effetto e, come quasi sempre accade con Carsen, tutto crea la magia se si pensa come in scena ci sia solo un grande letto, successivamente un trono, ma niente di più. Non serve molto quando è indiscusso il genio creativo.
La parte musicale è stata affidata a William Christie, esperto barocchista (aveva diretto anche la scorsa edizione del 2007) guida l’orchestra La Scintilla e il Coro dell’Opera di Zurigo in modo ineccepibile dove la perfezione a volte è tangibile e il pubblico ne è estasiato e sembra trattenere il respiro per non disturbare.
Semele è in lingua inglese in quanto, dopo l’ultima opera italiana (Deidamia, eseguita nel 1741) Hendel si dedicherà a oratori la maggior parte dei quali eseguiti in prima assoluta al Coven Garden di Londra. Il canto… e che canto… Semele è Cecilia Bartoli, il personaggio le sta a pennello. Perfetta vocalmente e scenicamente riesce a coinvolgere gli altri artisti in un tutt’uno e nel terzo atto – nell’aria che è il suo cavallo di battaglia – ha scatenato una standing ovation incredibile. Un’artista che il palcoscenico trasforma in personaggi indimenticabili.
Jupiter /Apollo, interpretato dal tenore canadese Frederic Antoun con un timbro bellissimo e presenza scenica che fa la differenza, in alcuni duetti è stato insuperabile. Vermente moltro bravi anche Juno (mezzo soprano) della serba Katarina Bradic, Ino (mezzo soprano) di Deniz Uzun, Cadmus (basso) di Nahuel di Pierro, Athamas (tenore) di Christophe Dumaux e Iris (soprano) di Rebeca Olvera.
Alla fine dello spettacolo applausi e standing ovation per Direttore, cantanti, Orchestra, Coro e poi grandi festeggiamenti per Cecilia Bartoli in occasione dei suoi trenta anni di collaborazione con il teatro di Zurigo.
Didascalie immagini nel testo e in copertina
alcuni momenti di Semele
foto © Suzanne Schwiertz
courtesy Opernhaus Zürich
SEMELE
Opera after the manner of an oratorio by Georg Friedrich Händel (1685–1759)
Libretto by William Congreve
Musical director William Christie
Producer Robert Carsen
Stage and costume design Patrick Kinmonth
Lighting designer Robert Carsen, Peter van Praet
Choir director Ernst Raffelsberger
Semele Cecilia Bartoli
Ino Deniz Uzun
Juno Katarina Bradić
Iris Rebeca Olvera
Jupiter/ Apollo Frédéric Antoun
Cadmus / Somnus Nahuel Di Pierro
Athamas Christophe Dumaux
Orchestra La Scintilla
Chor der Oper Zürich
Statistenverein am Opernhaus Zürich
Violoncello Claudius Herrmann
Kontrabass Ruslan Lutsyk
Theorbe Brian Feehan
Cembalo William Christie
Cembalo und Orgel Giorgio Paronuzzi