In una Venezia dove fervono i preparativi per festeggiare il carnevale che inizia oggi e si concluderà il 5 marzo, la Fondazione Teatro la Fenice, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2018-2019, ha messo in scena, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Malibran, una gemma rarissima della produzione mozartiana. Il Sogno di Scipione, K126, definita azione teatrale in un atto e considerata una serenata, fu scritta da Wolfgang Amadeus Mozart a soli sedici anni.

Si tratta del settimo lavoro operistico del genio austriaco realizzato tra Ascanio in Alba e Lucio Silla. Sembra l’avesse scritta per i festeggiamenti dell’arcivesco di Salisburgo, Sigismund Schrattenbach che, passando a miglior vita, non poté assistere alla prima avvenuta tra il 29 aprile e 1° maggio del 1772 in occasione dell’arrivo del nuovo arcivescovo Hieronymus Joseph Franz von Paula Conte di Colloredo.

La narrazione allegorica del libretto di Pietro Metastasio, tratto dal Somnius Scipionis di Cicerone (racconto compreso nel sesto e ultimo libro del “De re pubblica” 54-51 a.C) ed è molto fedele alla fonte letteraria antica addormentatosi nella reggia del re alleato Massinissa, in Numidia, Scipione Emiliano sogna di essere nel cielo degli eroi, dove incontra Costanza e Fortuna, che gli chiedono di scegliere chi, tra loro, seguire. Dopo alcune domande, e dopo aver incontrato il padre adottivo Publio Cornelio – che sarebbe Scipione l’Africano – e il padre naturale Emilio Paolo, i quali gli mostrano le piccolezze del mondo e il futuro glorioso che l’attende sulla terra, Scipione si decide a scegliere Costanza, l’unica capace di contrastare, come uno scoglio nel mare in tempesta, i capricci della sua rivale. Mentre Fortuna, adirata, scaglia contro il condottiero una tempesta di lampi e saette, Scipione si risveglia dal sogno.

Dicevamo gemma rarissima perché, dopo il 1772, per contare le riprese di questo lavoro avanza una sola mano infatti, la prima esecuzione moderna, in forma di oratorio, fu in occasione della Große Festspielhaus di Salisburgo del 1979. Invece, la prima esecuzione in forma scenica risale al 1984, in Italia, sul palcoscenico del Teatro Olimpico, nell’ambito del secondo Festival di Vicenza. Infine, nel 2001 a Ultrecht.

Lo spettacolo proposto è un nuovo allestimento della Fondazione Teatro la Fenice in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia nel progetto “Atelier della Fenice al Teatro Malibran” con il sostegno di Michelangelo Foundation For Creativity and Craftsmanship e affidato al tutor di regia Elena Barbalich con un gruppo di ventisette studenti dell’Accademia.
Elena Barbalich ha spiegato;  «Il mondo di Scipione lo abbiamo concepito come una dimensione surreale, come accade nei sogni. Ci siamo presi molte libertà, proprio per il fatto che la realtà che ci troviamo di fronte ha una matrice onirica. Per questo ho scelto una scenografia di plastica, che rende il tutto molto evanescente, con il teatro visibile in trasparenza. Il protagonista è come se si trovasse all’interno di un cerchio: è circondato da una massa che ha costruito appositamente per lui questo sogno per portarlo al potere. Questa massa ha bisogno della sua figura, anche autoritaria, per esistere.

Di essa fanno parte anche le due divinità, Fortuna e Costanza, che all’inizio vestono panni da dee per spogliarsi in seguito. E lo stesso si può dire del padre adottivo, Publio Cornelio, e di quello naturale, Emilio. Tutti insieme hanno ordito questa specie di imbroglio, dove Scipione crede di vedere l’armonia delle sfere per rendersi poi conto che è tutta una finzione barocca
».
Le scene sono state ideate da Francesco Cocco e i costumi da e Davide Tonolli. Il light design e di Fabio Barettin. Tutto è minimalista, ma, essendo un sogno, è stato possibile dare spazio alla fantasia con il piacevole risultato visivamente bello nella semplicità.

Per la parte musicale la direzione è stata affidata a Federico Maria Sardelli, bacchetta di eccellenza del barocco, soprattutto del Settecento italiano (ultimamente si divide tra Venezia e Firenze e lo ascolteremo alla Fenice ne Il re pastore poi, a fine marzo, a Firenze ne La clemenza di Tito). Nella replica di domenica scorsa sin dalle prime note ha esaltato la partitura in un sempre crescendo di emozioni con l’Orchestra La Fenice che lo ha seguito perfettamente come il Coro (preparato dal maestro Claudio Marino Moretti) e il cast  dei solisti composto da tre soprani e tre tenori. Sintonia per una performance che ricorderemo con i tenori Valentino Buzza (Scipione), Emanuele D’Aguanno (Publio) e Luca Cervoni (Emilio) e le tre soprano Francesca Boncompagni (Costanza), Bernarda Bobro (Fortuna) e Rui Hoscina (Licenza).

Alla fine dello spettacolo applausi per tutti e comunque fa molto piacere la ripresa di questa opera e segnaliamo l’attenzione di un pubblico attento e interessato in un teatro gremito. 

Didascalie immagini nel testo e in copertina
alcuni momenti di: Il sogno di Scipione
foto © Michele Crosera
courtesy Fondazione Teatro La Fenice

 

IL SOGNO DI SCIPIONE
di Wolfgang Amadeus Mozart
azione teatrale in un atto su libretto di Pietro Metastasio

Direttore Federico Maria Sardelli

Regia Elena Barbalich

Scene e Costumi  Scuola di scenografia e costume dell’Accademia di Belle Arti di Venezia
Scene Francesco Cocco
Costumi Davide Tonolli

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti

Personaggi e interpreti

  • Scipione Giuseppe Valentino Buzza
  • Costanza Francesca Boncompagni
  • Fortuna Bernarda Bobro
  • Publio Emanuele D’Aguanno
  • Emilio Luca Cervoni
  • Licenza Rui Hoshina

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia
progetto Atelier della Fenice al Teatro Malibran

Venezia, Teatro Malibran
dall’otto febbraio 2019
ultima replica oggi ore 15.30

Dove e quando

Evento: Teatro Malibran Campiello del Teatro, 5873 Cannaregio,Venezia
  • Fino al: – 16 February, 2019