La scorsa domenica, nonostante il freddo, moltissimi melomani nazionali si sono riuniti a Modena per assistere alla replica de La forza del destino che, dopo avere debuttato al Teatro Municipale di Piacenza con successo, prosegue le rappresentazioni al Teatro Valli di Reggio Emilia. Titolo assente dai cartelloni del Teatro Luciano Pavarotti da dieci anni. Attesa e curiosità anche per ascoltare un cast di cantanti di prim’ordine – che calcano i palcoscenici più importanti – di cui molti al debutto nel ruolo.
Ancora un plauso a queste eccellenti produzioni dei teatri di “provincia” capaci, però, di allestire lavori di livello pari e, molto più spesso di quanto si immagini, superiori a quelli dei blasonati. Per fare solo due essempi possiamo citare “La Wally” o la “Gioconda” che, in passato, hanno lasciato un segno indelebile. Oggi, un ringraziamento doveroso per questa Forza del destino in forma integrale senza alcun taglio.
Con la testa agli eventi politici che avrebbero condotto all’Unità d’Italia, Giuseppe Verdi vi partecipò attivamente rinunciando a comporre per quasi due anni. Nel dicembre 1860 una lettera del tenore Enrico Tamberlick riuscì a convincerlo a comporre un’opera per Pietroburgo e la scelta cadde sul dramma Don Alvaro o La fuerza del sino di Ángel de Saavedra per l’originalità dell’ambientazione popolare.
Il libretto venne afidato a Francesco Maria Piave con la costante supervisione del musicista che nel novembre 1861 partì per Pietroburgo ma, per l’indisposizione del soprano, il debutto al Teatro Imperiale (oggi Teatro Mariinskij) venne posticipata di un anno, il 10 novembre 1862. Nonostante i consensi del pubblico, per la critica fu considerata eccessivamente lunga oltre a essere contestata dai nazionalisti russi e dai filotedeschi.
Polemiche anche per il debutto in Spagna nel febbraio successivo quando Verdi venne criticato per essersi allontanato dalla sua tradizione e, nello specifico, avere addirittura profanato il dramma del Duca di Rivas.
In Italia l’opera – con il titolo Don Alvaro – debuttò al Teatro Apollo di Roma il 7 febbraio 1863 dove lo stesso Verdi, in una lettera allo scultore Vincenzo Luccardi, scriveva che era andata abbastanza bene, ma avrebbe potuto andare mille volte meglio. Dopo varie peripezie, seguì la seconda versione con l’aggiunta della splendida sinfonia, numerose modifiche in particolare nel terzo atto, con la rielaborazione del libretto a cura di Antonio Ghislanzoni (Francesco Maria Piave era gravemente ammalato) e cambando il finale: Don Alvaro non si suicida, ma sopravvive alla morte di Leonora. Il tema del destino diviene fulcro della costruzione musicale dell’opera. Ulteriori significativi mutamenti li troviamo nel perdono, insieme al ballabile del secondo atto, la preghiera di Eleonora e il suo duetto con Padre Guardiano, nella scena dei mendicanti e nel duetto Carlo /Alvaro anticipato al terzo atto e la ronda militare per risaltare Preziosilla e Melitone. Il debutto avvenne al Teatro della Scala il 27 febbraio 1869. Finalmente era arrivata la versione del capolavoro che tutti conosciamo e che necessita di cantanti di altissimo livello nei ruoli sia primari che secondari.
La regia di questo spettacolo è stata affidata a Italo Nunziata che ha spostato la vicenda nella seconda parte dell’Ottocento in un palcoscenico minimalista dove, all’interno di cornici, le masse si muovono con effetti che a volte sembrano quadri viventi. Le scene di Emanuele Sinisi, insieme ai dipinti di Hannu Palosuo, i costumi di Simona Morresi e le luci di Fiammetta Baldisserri creano una sinergia particolrmente apprezzata dal pubblico.
La parte musicale è affidata a Francesco Ivan Ciampa che abbiamo apprezzato sia nei teatri dell’Emilia Romagna, all’Arena di Verona e spesso anche al Teatro dell’Opera di Firenze. Giovane bacchetta in ascesa che fin dall’overture – tra l’altro eseguita molto bene – guida l’Orchestra dell’Emilia Romagna in modo ineccepibile senza mai coprire le voci oltre a esaltare le parti assolo strumentali.
In questa opera ha un ruolo importante il Coro e quello della Fondazione Teatri di Piacenza, diretto dal Maestro Corrado Casati, si esprime sapientemente.
Fra i cantantanti Donna Leonora (soprano) di Anna Pirozzi, già in “Vergine degli angeli” stupisce per la perfezione. Anche scenicamente, in un crescendo assoluto, arriva al top in “Pace mio Dio” dove il pubblico – in delirio – ottiene il bis.
Don Carlo di Vargas (baritono) al previsto Kiril Manolov – per indisposizione non ha potuto cantare – è stato interpretato da Jordan Shanahan con una bella performance anche scenica.
Il tenore Luciano Ganci, con voce morbida, calda e bel colore, ha dato risalto a Don Alvaro. Autorevole presenza e bellissimo timbro per il Padre Guardiano (basso) di Marko Mimica.
Molto bene Fra Melitone (baritono) di Marco Filippo Romano, la Preziosilla (mezzosoprano) di una sorprendente Judit Kutasi e tutti gli altri in una allestimento che ricorderemo negli anni perché non è facile assistere a La forza del destino a questi livelli tanto che alla fine le ovazioni del pubblico – in un teatro sold out – non si contavano in particolare per Anna Pirozzi e per il Maestro Ciampa.
Didascalia immagine
una scena de La forza del destino
(non ce ne sono state fornite altre)
LA FORZA DEL DESTINO
Giuseppe Verdi
Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave e Antonio Ghislanzoni
dal dramma Don Álvaro o la fuerza del sino
di Angel Perez de Saavedra
Personaggi e interpreti
Il marchese di Calatrava Mattia Denti
Donna Leonora Anna Pirozzi
Don Carlo di Vargas Jordan Shanahan
Don Alvaro Luciano Ganci
Preziosilla Judit Kutasi
Padre Guardiano Marko Mimica
Fra Melitone Marco Filippo Romano
Curra Cinzia Chiarini
Mastro Trabuco Marcello Nardis
Un Alcade / Un Chirurgo Juliusz Loranzi
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Italo Nunziata
Scene Emanuele Sinisi
Dipinti Hannu Palosuo
Costumi Simona Morresi
Luci Fiammetta Baldiserri
Maestro del coro Corrado Casati
Assistente alla regia e movimenti coreografici Riccardo Buscarini
Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna
Coro della Fondazione Teatri di Piacenza
Teatro Comunale Modena
25 e 27 gennaio 2019