“C’è un tale Michelangelo da Caravaggio che a Roma fa cose notevoli…costui si è conquistato con le sue opere, onore e rinomanza…è uno che non tiene conto delle opere di alcun maestro, senza lodare apertamente le proprie” così Karel Van Mander (Meulebeke 1548-Amsterdam 1606), poeta, pittore e biografo, una specie di Giovanni Vasari alla fiamminga, racconta questo giovane pittore milanese di nascita (28 settembre 1571) e di formazione (nella bottega di Simone Peterzano), che ventenne, accompagnato dallo zio prete Ludovico, era arrivato a Roma in cerca di artistica fortuna, alla fine del 1592.
1 ragazzo che monda una pera
Il premuroso congiunto lo aveva alloggiato presso Monsignor Pandolfo Pucci da Recanati a cui in cambio di una misera ospitalità che prevedeva vitto (poco) e alloggio, Michelangelo avrebbe dovuto eseguire copie di quadri devozionali. Monsignor Pandolfo Pucci è ricordato nelle memorie di Caravaggio come “Monsignor insalata” perché alla frugale mensa che con lui condivideva, gli veniva servita “come antipasto, pasto, doposato e companatico” solo insalata! Ben presto, il giovane milanese dall’aria baldanzosa e spavalda e dotato di buon appetito, stanco della dieta vegetariana, si trasferisce all’Osteria di Tarquinio, dietro Piazza Navona.
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Qui scopre le delizie della succulenta cucina romana, e dei vini dei Castelli che si paga cominciando a vendere i suoi primi quadri di modeste dimensioni e di facili soggetti, ispirati e forse dipinti nel retro della cucina (Ragazzo che monda una pera (1593-94) Hampton Court, Royal Collection; Ragazzo con cesto di frutta (1593-94) Galleria Borghese Roma; Ragazzo morso da un ramarro (1594-95) National Gallery, Londra). I suoi modelli sono, probabilmente gli stessi garzoni dell’osteria o i ragazzi di vita che bighellonavano nel quartiere.
3  ragazzo morso da un ramarro
Michelangelo da Caravaggio, arrivato a Roma, armato di colori, pennelli e brutto carattere, ben presto però attira su di se, per l’innovativa maniera di intendere ed esprimere il vero con l’uso azzardato della luce e delle ombre, lo sguardo e l’attenzione dell’ambiente colto e dell’aristocrazia pontificia di una Roma, considerata non solo capitale del Cattolicesimo, ma anche della cultura del tempo. Le sue tele popolate di personaggi belli e brutti della quotidianità, attraverso il suo singolare gioco di “ombre molto chiare e molto scure” (S. Mancini 1618-1620) che diventano santi, madonne, eroi biblici, fatti di carne sensuale, palpitante di vita, incuriosiscono, affascinano, turbano.
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La luce che vince il buio, scaturita dalle sue pennellate è la cifra della sua parola figurativa che scuote la pruderie della Roma papalina. Ben presto non c’è alto prelato che non desideri un opera di questo giovane dall’aria truce, dai modi poco urbani, dal carattere ombroso e irrascibile, ma di grande talento, da esibire agli amici, agli ambasciatori stranieri nei salotti dei palazzi, magari dietro una serica cortina. Il potente Cardinale Francesco Maria del Monte, ambasciatore mediceo a Roma, che lo scopre grazie a certi suoi quadri lasciati in vendita da un antiquario, lo vuole con se a Palazzo Madama (oggi Senato della Repubblica) introducendolo nella cerchia dei suoi amici, importanti collezionisti e tra gli artisti più apprezzati ed in voga. Con queste elitarie protezioni Caravaggio, non solo sfugge alle sanzioni ed agli arresti che il suo carattere e le sue intemperanze gli procurano nelle scorribande delle notti romane, ma entra nel giro della nobiltà romana che si incanta davanti alla rivoluzionaria, potente sua rappresentazione della realtà con cui riesce a portare nelle chiese e sugli altari (Madonna dei Palafrenieri, Madonna di Loreto, Maddalena, Conversione di S. Paolo, Martirio di S. Matteo) insospettabili madonne, santi e sante, che invece sono che ritratti di anime perse, raccolte negli angoli più bui dei vicoli, nei postriboli, nelle taverne, tra i poveracci nelle bettole delle borgate romane. Ma questo aulico mondo, fatto di mecenati, intellettuali, alto clero che lo “coccola” come artista e cerca di coinvolgerlo in giochi di mondanità, con raffinati ricevimenti, sontuosi pranzi dai lunghi cerimoniali, rigorosamente orchestrati secondo le ferree regole del calendario liturgico, non lo tocca.
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Caravaggio preferisce condividere le sue giornate, le sue notti, le sue passioni con la feccia della società romana, adeguandovisi nel linguaggio e nei modi. Ma com’era fisicamente Michelangelo Merisi detto Caravaggio? C’è la descrizione che una certo Luca figlio di un barbiere che, in un atto giudiziario relativo all’aggressione fatta dal pittore ad un musico, lo dipinge così: “Un giovinaccio, con poca barba negra, grassotto con ciglia grosse ed occhio negro che va vestito di negro, non troppo bene in ordine, che porta li capelli longhi dinanzi”. Ma è ancora il suo biografo fiammingo che ne completa l’immaginario: “Egli è un misto di grano e pula infatti non si consacra di continuo allo studio, ma quando ha lavorato un paio di settimane, se ne va a spasso per un mese o due con lo spadone a fianco e un servo dietro e gira da un gioco a palla all’altro molto incline ad attaccar briga e a duellare cosicchè è raro che lo si possa frequentare…” Dunque Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, uno dei più grandi pittori di tutti i tempi è passato alla storia non solo per la magnificenza delle sue opere ma anche per essere un violento attaccabrighe e più volte assassino! Geniale protagonista della vita romana del’600 amava sicuramente la buona tavola (ne abbiamo idea dalla cura meticolosa dei dettagli dei suoi quadri) e il buon vino, forse causa dei suoi perniciosi scoppi d’ira come quella sera del 24 aprile 1604 all’osteria del Moro, nella contrada della Scrofa, vicino a Piazza Navona, di cui era cliente abituale.
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Qui entra, si siede al solito tavolo ed ordina otto “fatali” carciofi, quattro cotti all’olio e quattro cotti al burro (Riportati agli onori della tavola con tutto il loro erotico eccitante prestigio, dopo l’oblio medievale proprio nel Rinascimento, diventati arma di conquista della cucina francese da parte di Caterina de Medici, erano arrivati a Firenze con Filippo Strozzi nel 1466 assurgendo anche ad elemento decorativo nella Fontana del Carciofo di Francesco del Tadda a Boboli). I colori violenti dal verde tenero, al verde-giallo al sanguigno violetto, le spine pungenti e l’aggressiva forma del carciofo la scelta più adatta per il menu di una personalità così complessa, contraddittoria, colta e umile, sofisticata e bestiale e allo stesso tempo sacra e profana come Caravaggio.
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Finalmente arriva il cameriere con il piatto di carciofi fumanti profumati di erbette aromatiche. “Quali sono cotti all’olio, quali al burro?” questa è la domanda che il nostro rivolge al garzone che, incautamente e con tono strafottente risponde: “annusali e li riconosci”. Non l’avesse mai detto! L’irascibile avventore, furibondo prende il piatto e lo scaglia contro il cameriere urlando: “Se ben mi pare, becco fottuto, ti credi di servire qualche barone?” Questo, con abile mossa schiva il saporito lancio che va a colpire in pieno un altro cliente, certo Pietro Focaccia, che colpito in pieno viso rimedia una bella ferita. Scoppia una furibonda lite generale. Il pittore a questo punto estrae la spada dal fodero del suo compagno di tavola e si scaglia contro il cameriere che trova la salvezza nella fuga, però corre a denunciare agli sbirri l’ennesima bravata del milanese.
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Si scatena un pandemonio ed una querela seguita da un rinvio a giudizio. Dalla certa condanna lo salva un testimone (forse pagato!) certo Pietro de Mandii di Piacenza che giurò (?) che l’accusato aveva tutte le ragioni per reagire in quel modo perché il garzone, alla domanda sul condimento della cottura dei carciofi, ne aveva preso uno e se lo era strofinato sotto il naso! Ci voleva molto meno per urtare l’artistica suscettibilità del grandissimo pittore!

Dettagli

Caravaggio (autoritratto), particolare (fonte) Ragazzo che monda una pera (fonte) Ragazzo con canestro di frutta: (fonte) Ragazzo morso da un ramarro (fonte) Morte della Vergine (fonte) Madonna di Loreto (fonte) Locandina del film 'Caravaggio' (fonte) Cena Emmaus (dettaglio) (fonte) Caravaggio (autoritratto) (fonte)