Certo un invito in casa Borgia per trascorrervi la Vigilia di Natale non è da accettare a cuor leggero. Già il nome, “Borgia” fa scorrere un brivido gelato nella schiena, intravedendo coppe di veleno, trabocchetti letali, trame oscure, nel nome di quel Papa, Alessandro VI (1431-1503) che la storia e la leggenda ci dipingono sempre in bilico tra sacro e profano, sete di potere e santità, peccato e pentimento, ma allo stesso tempo, abilissimo nel disquisire in modo profondo ed esauriente di teologia, di celebrare con fervore un Giubileo (1500) instaurando l’apertura della Porta Santa. Eppure tra intrighi e venefici, roghi e scomuniche, costui amò, a modo suo, moltissimo, pur considerandoli strumenti di potere, i suoi 4 bellissimi figli avuti dal suo amore per la bella avvenente prosperosa locandiera Vannozza. Lei lo aveva accolto, ancora cardinale in un caldo pomeriggio agostano, sotto la fresca pergola di uva pizzutella nella sua Hostaria del Leone a Tor di Nona facendogli assaggiare genuini piatti alla romana della sua casereccia cucina annaffiati da frizzanti vinelli della sua vigna. Non doveva essere facile per questi 4 ragazzi, Juan, Valentino, Jofre e Lucrezia crescere come figli del Papa. Ma allora i tempi erano tali che il potere del Papa/Padre era così grande da farli, anzi, sentire privilegiati, spavaldi, potenti….prepotenti. Quando si avvicinava il Natale Roderic Llançol de Borgia, salito al trono di Pietro come Alessandro VI, fedele alla sua origine spagnola, lasciati da parte per un momento intrighi, trame oscure….e arsenico, voleva intorno a se la sua bella famiglia, Vannozza compresa, ma anche allargatala, alla bellissima Giulia Farnese, che l’aveva sostituita nel suo cuore e nel suo letto. Voleva così offrire, con questa patetica riunione, un immagine di bontà e concordia, amore e santità, agli occhi della Chiesa e dei romani che lo detestavano e che non mancavano di mostrargli il loro rancoroso disprezzo con i lazzi e i frizzi di Pasquino. Del resto chi palesava apertamente il dissenso al suo operato rischiava di fare la fine di Girolamo Savonarola…scomunicato…..impiccato…..bruciato in Piazza della Signoria a Firenze, sotto lo sguardo consenziente di legati vaticani!
Dunque Natale diventava il palcoscenico per mostrare, con la grande teatralità che aveva voluto anche nelle funzioni religiose, arricchendole di riti suggestivi e favolose parate, la sua parola quasi divinizzata, abbigliata con vesti preziose e gioielli degni di re e regine. Se i pranzi di Papa Borgia erano famosi per l’eleganza delle fiandre, il vasellame d’argento cesellato, le posate d’oro, la perfezione e squisitezza dei piatti offerti, nella cena della Vigilia di Natale, dato il suo alto valore simbolico, si doveva esibire il massimo del lusso dell’arte del ricevere, dell’armonia del convivio, dell’eccellenza della mensa. Finalmente, in questa occasione, quasi privata, il Santo Padre, avrebbe potuto dimostrare che era davvero una buona forchetta, cosa che non fece mai negli incontri ufficiali, fedele all’insegnamento (tirata d’orecchi!) che aveva ricevuto da Pio II Piccolomini che gli aveva detto che il cibo, troppo e troppo raffinato, non si addice al rappresentante di Cristo in terra! almeno in pubblico. Però, questo Papa vituperato dalla memoria storica, ebbe la bella e buona idea di solennizzare la Viglia di Natale in famiglia!
Doveva essere un banchetto intimo e allegro, dove presentarsi al massimo dell’eleganza, con abiti all’ultima moda di rari velluti e sete, trapuntati d’oro e argento e con le più accurate acconciature dei capelli. Tra i figli papali, spiccava per bellezza e portamento Lucrezia, la prediletta del Papa/Padre che puntava su di lei per aumentare con politiche matrimoniali, il suo potere territoriale. I contemporanei la definirono “La perla del mondo” (Elogio a Lucrezia del Loyal Serviteur Gran Guerriero Baiardo). Bionda, con la pelle candida, la chioma ondulata ad arte, intrecciata con fili d’oro e nastri di seta, era sicuramente la stella più lucente di questo firmamento familiare che mamma Vannozza contemplava soddisfatta.
Anche Giulia Farnese detta “la bella”, con le sue stravaganti acconciature tempestate di perle, non era da meno in questa delicata tenzone di grazia e vetustà. I figli, prestanti e malandrini con i loro giustacuori di velluti multicolori ed i pesanti mantelli bordati di pelliccia, facevano corona al Vicario di Cristo, che con tutta la sua prestanza fisica, sottolineata da preziosi paramenti, sedeva sul trono, pronto a dare il via a questa quasi sacra rappresentazione. Nascosti dietro seriche cortine, musici e cantori intonavano laudi e salmi adatti al momento, per creare un atmosfera di mistica tensione. Intanto, sulla tavola, dove tovaglie di seta lucchese avevano sostituito la quotidiana fiandra, si dava il via allo scorrere dell’imbandigione natalizia dove lusso e sacralità e peccato di gola convivevano benissimo. In questa occasione, i piatti serviti da paggi scelti e ben addestrati erano ovviamente di magro. La golosa, grassa, speziata torta di cappone, piatto forte della mensa papale, era sostituita con quella più sobria di anguilla del Lago di Bolsena….solo un po’ arricchita con mandorle, noci e zafferano. Poi pesci di ogni sorta dei fiumi vicini, ma anche storioni e aragoste, arrivate fresche dai mari lontani con veloci corrieri. Ma erano i dolci il clou della festa che rendevano questa cena davvero diversa, speciale, con la Natività di zucchero soffiato che i cuochi pontifici, da veri artisti, avevano realizzato per rallegrare i ghiotti palati papali. Ma anche il pastore con i gregge di pecorelle scolpite nel burro, suscitavano stupore e meraviglia e sentimenti di sincera golosa commozione. Il nobile vino di Malaga dolce, ambrato, il preferito di Papa Borgia che arrivava fin dal sud della Spagna, in botticelle siglate con le sue armi, concludeva il dovizioso festante menu della Vigilia di Natale tra canti e giochi…fino all’alba. Poi tutti partecipavano devotamente alla S.Messa con mente e cuore rivolti all’altissimo lassù, ma anche al potentissimo quaggiù. Tutto questo avvenimento avremmo visto e vissuto se avessimo accettato l’invito a passare la Viglia di Natale…..in casa Borgia