Le indagini diagnostriche dell’Opificio delle Pietre Dure riservano sempre spunti interessanti di studio e approfonimento come per il Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi rientrato a Firenze dopo la trasferta alle Scuderie del Quirilale. Per l’occasione è stata realizzata la mostra “Raffaello e il ritorno del Papa Medici – restauri e scoperte” curata proprio dal dott. Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio, e allestita nella sala delle Nicchie della Galleria Palatina di Palazzo Pitti per documentare e spiegare il complesso restauro.

Il risultato è un’opera completamente godibile nella lussuosa ricchezza cromatica, dei dominanti toni rossi, e nella straordinaria varietà dei dettagli che l’hanno resa una delle creazioni più famose del Sanzio.
Numerose sono state le tecniche utilizzate per le indagini preliminari (radiografiche, fotografiche, di imaging, di microscopia ottica, a scansione microprofilimetrica) anche per rintracciare integralmente la ‘trama’ del dipinto disegnata in origine da Raffaello. Nel tempo erano state avanzate ipotesi circa una diversa pianificazione iniziale del dipinto – che avrebbe previsto il solo ritratto di Leone X e, solo successivamente sarebbero state aggiunte, da altra mano, le figure dei due cardinali – ed è stato possibile smentire, in modo definitivo, tale ricostruzione.

La fitta rete di incisioni che costruiscono preliminarmente l’architettura di sfondo e poi la stessa stesura pittorica di esso, infatti, scontornano in maniera precisa le tre figure, risparmiandone l’area di pertinenza. Questo significa che erano già dipinte o almeno già impostate a livello di disegno preparatorio. Per questo, poi, come mostra la riflettografia, Raffaello utilizza due tipologie diverse di underdrawing, ricavato da schizzi (certo eseguiti separatamente ai tre prelati quando avevano posato per lui). Dagli schizzi egli ricava cartoni “a spolvero”, da utilizzare per la trasposizione sul dipinto, ma, in maniera molto dettagliata, rinforza e rielabora con tratti a mano libera proprio quello del papa – forse anche con il modello davanti – per conferire al suo ritratto maggior vivezza e naturalezza.

Il dipinto di Raffaello giunse a Firenze all’inizio del mese di settembre del 1518, in tempo per esser messo “sopra la tavola” dei festeggiamenti nuziali del nipote di Leone X, Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Al banchetto degli sposi partecipava come portentoso commensale anche lo zio pontefice, in effigie insieme a ben due cardinali, entrambi appartenenti alla famiglia Medici, appunto i cugini Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi. Ma è il Papa a dominare la scena, in un interno che si intuisce severo e monumentale, di una pietra grigia su cui risaltano i rossi e i bianchi, gli ori e gli argenti delle vesti, del mobilio e delle suppellettili.
Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, è raffigurato di tre quarti e ha in mano la lente cerchiata d’oro, quasi il suo segno identificativo, data la miopia che lo contraddistingueva. Con insistita ricerca rappresentativa, Raffaello gli mette davanti, aperta, una ricchissima Bibbia, capolavoro della produzione libraria del Trecento a Napoli, un codice miniato oggi conservato al Kupferstichkabinett di Berlino e già appartenuta a una nota raccolta privata, quella del Duca di Hamilton. Venne eseguita a Napoli, attorno alla metà del Quattordicesimo secolo, probabilmente su richiesta della regina Giovanna I d’Angiò, per essere destinata a un membro della famiglia francese Roger (per Pierre, che fu papa col nome di Clemente VI, o per suo fratello), con cui la sovrana intratteneva rapporti politici e personali.
L’autore della decorazione è il miniatore Cristoforo Orimina che, assieme ai suoi aiuti e collaboratori, deteneva nella città campana la più importante bottega miniatoria, aggiornata sulle tendenze pittoriche più recenti ed elevate, come quella di Giotto.
Forse scelto in funzione dinastica e politica filofrancese in occasione del matrimonio tra il nipote del papa, Lorenzo, e Maddalena, il codice è aperto sul principio del Vangelo di Giovanni. 

Al termine dell’esposizione – prevista per il 31 gennaio 2021 – sarà trasferita nella Sala di Saturno in compagnia di una serie di capolavori dell’Urbinate, tra i quali i ritratti di altri due importanti prelati: quello di Papa Giulio II e quello del Cardinal Bibbiena.

Didascalie immagini

  1. Santi Raffaello, detto Raffaello Sanzio
    (Urbino 1483 – Roma 1520)
    Ritratto di Leone X con i cardinali Luigi de’ Rossi e Giulio de’ Medici
    olio su tavola
    Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina ed Appartamenti Reali
    Inv. 40, Palatina (1912)
  2. l’opera sottoposta a RX (particolare)
  3. riflttografia dell’opera (particolare)

In copertina
ancora un particolare del capolavoro 

Alcuni dettagli sul restauro
(courtesy Le Gallerie degli Uffizi)

  • Realizzato dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto la supervisione del soprintendente Marco Ciatti e con la direzione di Cecilia Frosinini, l’intervento, iniziato nell’autunno 2017, si era reso necessario per la presenza di numerosi piccoli, pericolosi sollevamenti degli strati pittorici originari, collocati in un’area del dipinto caratterizzata da numerose creste di colore malamente schiacciate e frantumate durante antichi restauri e causati principalmente dalla compressione di forze contrastanti che le traverse ottocentesche scaricavano sulla superficie pittorica.
    L’opera risultava inoltre integrata pittoricamente nell’intervento precedente con una cura meticolosa, ma che allo stesso tempo comunicava l’impressione di una generale mancanza di definizione, a causa del sovrapporsi di abbondanti, ancorché raffinate velature di restauro.
    Tale fenomeno era accentuato anche dall’alterazione della vernice che si è scoperto essere leggermente pigmentata. Il certosino lavoro effettuato ha restituito al dipinto la sua originaria e amplissima gamma di sfumature del colore, la perfezione del dettaglio impressa dalla mano di Raffaello agli abiti, alle stoffe ed agli oggetti presenti nell’opera; e ha permesso un recupero della spazialità dell’ambientazione architettonica, che prima risultava quasi totalmente appiattita.
    Anche il supporto ligneo, che iniziava a mostrare alcune rigidità, è stato restaurato e il sistema di traversatura è stato reso reso più ‘flessibile’ ad assecondare i naturali movimenti del legno.

 

 

 

 

La mostra è temporaneamente chiusa
in base alle norme del D.P.C.M del 3 novembre 2020.
Pertanto, allo stato attuale, riaprirà il prossimo 4 dicembre.
La presente pagina sarà aggiornata con eventuali proroghe.

Dove e quando

Evento: Sala delle Nicchie della Galleria Palatina di Palazzo Pitti – Firenze
  • Fino al: – 31 January, 2021