“Un buon pittore deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo.”
(Leonardo da Vinci, “Trattato della Pittura”)
In questo momento in cui la “guerra” dei dazi fa temere effetti domino globali, non è proprio scontato un eccellente rapporto di scambio culturale fra due Paesi, nello specifico il Nostro e la Russia grazie al Museo Ermitage e la sua Fondazione italiana, con sede a Ferrara, inaugurata nel 2007. Se al Mann di Napoli è in corso – fino al 30 giugno, ma confidiamo in una proroga – la mostra mozzafiato Canova e l’antico e nella capitale sulla Neva sono in fila per gli Dei, Uomini, Eroi di Pompei dopo aver scoperto Piero della Francesca (in un memorabile allestimento con ben undici opere del Maestro di Sansepolcro fra i pochissimi artisti assenti nella smisurata collezione di San Pietroburgo), dal primo giugno, alla Pinacoteca Comunale di Fabriano, è allestita “Leonardo. La Madonna Benois, dalle collezioni dell’Ermitage“.
Realizzata in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference in programma dal 10 al 15 giugno (mercoledì 12 è atteso Presidente Sergio Mattarella nella giornata in cui prenderà il via il Forum dei Sindaci con gli interventi dei primi cittadini provenienti da tutto il mondo) dimostra come l’Ermitage abbia scelto di celebrare il 500° anniversario della morte del grande artista proprio nella nazione natale, con prestiti eccezionali a cominciare proprio da quello alla Pinacoteca marchigiana fino al prossimo 30 giugno (la Madonna Benois si sposterà poi a Perugia, alla Galleria Nazionale dell’Umbria, dal 4 luglio al 4 agosto). Inoltre, l’autunno milanese riserva un’altra temporanea imperdibile al Museo Poldi Pezzoli – dall’8 novembre 2019 al 10 febbraio 2020 – con “Intorno a Leonardo. La Madonna Litta e la bottega del maestro“.
Tornando alla mostra è stata ideata e promossa da Maria Francesca Merloni, Unesco Goodwill Ambassador for Creative Cities con il Museo Statale Ermitage in collaborazione con la Città di Fabriano, la sua Pinacoteca Civica ed Ermitage Italia, con il patrocinio del MiBAC e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Curata dallo storico dell’arte Carlo Bertelli e Tatiana Kustodieva, capo ricercatore del Dipartimento dell’Arte europea occidentale all’Ermitage e co-organizzata da Il Cigno GG Edizioni e Villaggio Globale International è il frutto di una complessa rete di relazioni umane e diplomatiche consolidate negli anni.
Dopo quasi trentacinque anni dal ricordo della sua esposizione nella sala della Niobe degli Uffizi, è in Italia l’icona conosciuta nel mondo come opera chiave del giovane Leonardo da Vinci connotando, infatti, la sua emancipazione dallo stile e dalla formazione di Verrocchio (se non per la testa del Bambino) nella cui bottega vi era entrato circa dieci anni prima. Un manifesto di quella “maniera moderna”, di cui Leonardo fu iniziatore, per questo indiscutibile capolavoro dove giungono a termine tutte le ricerche dei pittori fiorentini del Quattrocento, ma, differenziandosi allo stesso tempo, per la novità dell’impostazione compositiva e semantica. Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, Leonardo rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli, ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio. «La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti di Quattrocento l’avevano posta – spiega Tatiana Kustodieva – e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di una casa abitata. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per se stesso e grazie alla luce partecipa in un unico ambiente.»
Carlo Bertelli sollecita una riflessione dell’osservatore, sottolineando: “Leonardo non ha creato un’immagina statica e devozionale, ha solo fermato un momento. Non ha dipinto una scena di genere, ma ha immesso nella quotidianità significati profondi” come quello cui rimanda la piantina (una comune quanto premonitrice crucifera) che Maria fa roteare tra le dita, incuriosendo il figlio. Anche la semioscurità in cui Leonardo colloca le due figure sacre – un luogo chiuso e semibuio, privatissimo, contrario allo spazio aperto e soleggiato della tradizione fiorentina – accresce gli interrogativi, introducendo secondo alcuni attesa e mistero.
La data di realizzazione del quadro comunemente accettata è il 1478-1480 e viene ricavata da una nota dello stesso Leonardo su uno dei fogli conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi “[…]bre 1478 iniziai due Vergini Maria” da oltre un secolo messa in relazione anche con i disegni preparatori al quadro: due, eseguiti a penna e bistro sono conservati in un foglio (recto e verso) al British Museum, Londra (inv. 1860.6.16.100) e ulteriori due disegni (recto e verso inv. 1856-6-21-1) nei quali viene elaborata analoga composizione centinata con le figure della madre e del figlio che tiene in mano un gattino.
Ancora Tatania Kustodieva: «nella Madonna Benois Leonardo ha sottolineato l’aspetto quotidiano della scena, fondandolo su osservazioni concrete dal vero: la giovane madre gioca con il figlio e si diverte a guardare come questi cerca di prendere in mano il fiore. L’immagine della Madonna è spogliata di qualsiasi forma di idealizzazione, i tratti del suo volto sono concreti, ed è vestita e pettinata secondo la moda dell’epoca. Allo stesso tempo Leonardo ha reso omaggio alla simbologia tradizionale: il fiore con quattro petali allude alla croce, alla futura crocifissione; non si tratta di un mughetto, come ritenevano Levi d’Ancona (1977) e Dalli Regoli (Leonardo e il leonardismo…1983), ma di un cardamine pratensis (“crescione dei prati” della famiglia delle “crucifere”). Alle spalle di Maria ricade con ampie pieghe una tenda, simbolo del cerimoniale o della sfera celeste, che comunque viene percepita come una stoffa consistente che copre lo schienale della poltrona sulla quale è seduta la Vergine. Risulta difficile concordare con Pedretti (La Madonna Benois 1984, p. 21 nota), il quale considerava il quadro una possibile allegoria politica, essendo stato realizzato nell’anno della congiura dei Pazzi (1478), quando Leonardo aveva eseguito il disegno di uno dei congiurati, Bernardo Baroncelli, impiccato (Musée Bonnat, Bayonne). Pedretti riteneva che il Bambino guardasse non il fiore ma i balenii di luce attorno al gambo di questo che si riflettono sulla spilla appuntata sul petto di Maria: secondo Pedretti i balenii rotondi simboleggiano le palle, emblema della famiglia Medici. Innanzitutto non esiste alcuna sicurezza che si tratti di balenii di luce: i punti chiari sarebbero piuttosto dei boccioli chiusi. Inoltre non persuade che una tale ipotesi possa essere costruita su un dettaglio di secondo piano così poco visibile. La spilla che orna il vestito della Vergine, in cristallo trasparente entro una cornice di perle, potrebbe essere il simbolo della sua purezza.»
A Fabriano tutte le informazioni sull’opera sono fuori dalla sala del percorso emozionale dove lo spettatore è da solo con i propri sentimenti, nell’assoluta oscurità, di fronte al capolavoro perfettamente illuminato (merito sempre più raro nelle mostre dove le opere soffrono per luci non adeguate) e lo sguardo, quello della Mamma bambina, che oltrepassa il vetro protettivo, ti entra dentro come un fulmine. Per un tempo indefinito restituisce le gioa rassicurante della fiducia primaria che ha guidato, e guida, ogni cucciolo.
Didascalie immagini nel testo e in copertina
foto © Cinzia Colzi in esclusiva per questo articolo
- Madonna Benois esposta a Fabriano
- lo straordinario volto di Maria fanciulla
- il Bambino, la spilla, la cardamine pratensis
- il corpo del Bambino e le mani della Vergine
- particolari dell’abito
in copertina un particolare del volto della Madonna
Leonardo da Vinci
Madonna col Bambino o Madonna del fiore
Madonna Benois
Olio su tela (trasferito da tavola nel 1824 dal restauratore E. Korotkij)
49,5 x 33 cm, centinata
Durante il trasferimento sulla tela nella parte bassa del quadro è stata fatta un’aggiunta di 1,5 cm.
La mestica originale non si è conservata.
Sul telaio è incollato un pezzetto di tela con la scritta: Trasferito da tavola da E. Korotkij anno 1824.
Sulla nuova tela iscrizione: Ripetuta nell’anno 1924 a Leningrado. Iv. Vasil’ev
Provenienza: pervenuto all’Ermitage nel 1914, acquistato presso M.A. Benois per 150 000 rubli a Pietrogrado.
In precedenza: fino al 1821 nella collezione del generale A.I. Korsakov, San Pietroburgo; acquistato dalla famiglia Sapožnikov negli anni 1823-1824 per 14000 rubli; collezione della famiglia Sapožnikov, Astrachan; dal 1880 – collezione M.A. Benois, San Pietroburgo
Orari d’ingresso
tutti i giorni dalle ore 10 alle 20
nella settimana dal 10 al 16 giugno 10 – 23
Il catalogo edito da Il Cigno GG Edizioni e Skira,
a cura di Carlo Bertelli, contiene i seguenti saggi:
Tatiana Kustodieva
La Madonna Benois di Leonardo: provenienza e acquisizione
Carlo Bertelli
Leonardo inventa una nuova figura di Maria
Elena Kostioukovitch
Una Madonna in cerca di casa e famiglia
Maria Teresa Fiorio
Qualche riflessione sul magistero di Leonardo
Pierluigi Panza
Il cinquecentenario e le controverse attualità: attribuzioni, eventi, prezzi in asta…
Dove e quando
Evento: Pinacoteca Civica – via del Poio, 18 – Fabriano
- Fino al: – 30 June, 2019