“Sento che ora non è più l’epoca di fare l’arte per l’arte, ma dell’arte per l’umanità”
                                                                                                     Giuseppe Pellizza da Volpedo

Un’esposizione online su Google Art & Culture, Il Quarto Stato. Cronaca di un acquisto, celebra fino al 31 dicembre 2020 i cento anni dall’acquisizione del capolavoro di Pellizza da Volpedo da parte dei Musei Civici di Milano.
Dipinto fra il 1898 e il 1901, il Quarto Stato rappresentava l’approdo finale di un progetto che si era concretizzato per la prima volta nel 1891 con Gli ambasciatori della fame, a cui aveva fatto seguito alcuni anni dopo la Fiumana (255 x 438 cm. Milano, Pinacoteca di Brera), opera rimasta incompiuta.

Pellizza, sconvolto per la brutale repressione da parte del generale Bava Beccaris nei confronti della popolazione milanese che protestava per l’aumento del prezzo del pane e le condizioni di lavoro – repressione che lasciò sul terreno oltre ottanta morti tra i civili – decise di realizzare una nuova versione del dipinto di dimensioni grandiose (cm 293 x 545), con le figure a grandezza naturale: i personaggi, che nelle versioni precedenti costituivano in gran parte una massa indistinta, assumevano maggiore risalto e caratterizzazione individuale, mentre sullo sfondo si sfumavano i particolari che individuavano la piazza di Volpedo, facendo assumere alla rappresentazione un valore universale, privo di riferimenti a determinati eventi e collocabile ovunque.

Per tre estati, tra il 1898 e il 1901, Pellizza dipinse dal vero, facendo trasportare la grande tela sulla Piazza Malaspina di Volpedo. Tutto il paese fu coivolto nella realizzazione dell’opera: per i personaggi principali fecero da modello i cittadini volpedesi, a cominciare dalla moglie di Pellizza, Teresa, la cui fisionomia si ravvisa in quella della donna col bambino in braccio al centro della scena.

La tecnica divisionista, considerata all’epoca la più moderna in quanto fondata su principi scientifici, si avvale qui di una solida struttura disegnativa, come si ricava dai numerosi cartoni preparatori con gli studi di figura, nei quali i volumi vengono definiti con un’accurata tecnica chiaroscurale, in apparente contrasto con le piccole e vibranti pennellate di colore proprie del divisionismo, che tendono ad alleggerire anche le masse più solidamente corpose.

Pellizza stava cercando una sintesi tra classicità e modernità, guardando a Raffaello – al quale si ispirava nell’utilizzo dei cartoni e nella cura del chiaroscuro che caratterizza i disegni preparatori – considerato il punto di riferimento della bellezza ideale, mediante la quale trasformare in archetipo la quotidianità di un’immagine strettamente legata alla cronaca del suo tempo.

L’artista era ben consapevole della difficoltà di riuscire a trasferire sulla tela i principi che lo ispiravano. Scriveva infatti nel 1896 al pittore milanese Angelo Morbelli: «Questo quadro che è certamente un tentativo per fare un’arte superiore, non formata soltanto di tecnica ma anche di pensiero, mi costa una fatica terribile». Pellizza voleva rappresentare nel Cammino dei lavoratori (titolo che per qualche tempo precedette quello definitivo) la presa di coscienza dei propri diritti e della propria forza da parte di quella che definiva la “fiumana dell’umanità assetata di giustizia”.

Il Quarto Stato, nell’intento dell’autore era destinato all’Esposizione Universale di Torino del 1902, ma da parte degli organizzatori non si ritenne opportuno presentarlo né acquisirlo per il forte impatto sociale. Esposta alla Quadriennale dello stesso anno, la tela, rimasta invenduta, tornò nello studio di Pellizza a Volpedo, dove si trovava ancora nel 1907, quando l’artista si suicidò dopo la morte della moglie. Censurato dalle autorità e dagli ambienti ufficiali, il Quarto Stato suscitò molto interesse nella critica militante e nel pubblico dell’epoca e divenne ben presto, diffuso in innumerevoli riproduzioni nei circoli operai e nelle case, un simbolo della lotta di classe e un’icona per le Società operaie.

La grande tela arriva infine a Milano nel 1920 grazie a Lino Pesaro, che nella sua Galleria d’Arte di Via Manzoni allestisce una mostra monografica dedicata a Pellizza da Volpedo e curata da Ugo Ojetti, critico d’arte del Corriere della Sera. La mostra di Milano ebbe grande successo e molte delle opere esposte in questa occasione furono vendute a privati, mentre la Direzione dei Musei Civici milanesi auspicava per Il Quarto Stato un acquisto pubblico, caldeggiato dall’amministrazione  del sindaco socialista Caldara e dai maggiori rappresentanti della vita culturale milanese, a cominciare da Ugo Ojetti e Margherita Sarfatti. La sottoscrizione (un crowdfunding ante litteram) fu sostenuta e pubblicizzata dal Corriere della Sera, che seguì la situazione pubblicando una serie di articoli a firma dei più autorevoli critici d’arte del tempo. La sottoscrizione fu un successo e l’opera, acquistata per cinquantamila lire, entrò a far parte del patrimonio dei Musei Civici nel maggio 1920 e venne esposta nella sala principale del Castello Sforzesco.

Rimossa e relegata in un magazzino del Comune durante il ventennio fascista, dopo la seconda guerra mondiale, per volontà del sindaco Antonio Greppi, il Quarto Stato fu collocato nella sala del Consiglio Comunale a Palazzo Marino, per poi emigrare nel Padiglione di Arte Contemporanea durante gli anni Ottanta e trovare definitiva collocazione nel 2010 presso il nuovo Museo del Novecento, dove il dipinto è esposto in una sala appositamente realizzata lungo la rampa elicoidale che introduce ai piani delle collezioni. Si tratta dell’unica opera presente nel museo ad accesso gratuito, una scelta che appare corente con lo spirito dell’autore, il quale scrisse che “Il Quarto Stato è un quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra, l’avanzarsi fatale dei lavoratori”. A testimoniarne l’attualità, una suggestiva Installazione video del Quarto Stato è stata presentata dal 23 aprile al 30 giugno 2015 nell’ambiente della Porta di Milano all’interno dell’aeroporto di Malpensa, a segnare l’inizio di ExpoinCittà, il grande palinsesto con migliaia di appuntamenti che hanno animato la metropoli lombarda durante i sei mesi di Expo 2015.

Didascalie immagini

  1. Fiumana – Milano, Pinacoteca di Brera
    (fonte)
  2. Il Quarto Stato – Milano, Museo del Novecento 
    (fonte)
  3. Studio per Il Quarto Stato la donna in primo piano (fece da modella, Teresa, la moglie dell’artista) 
    (fonte)
  4. Studio per il Quarto Stato, carboncino su carta, Alessandria, Musei Civici 
    (fonte)
  5. Lo studio di Pellizza a Volpedo 
    (fonte)
  6. Autoritratto – disegno a carboncino conservato nello studio del pittore a Volpedo 
    (fonte)
  7. Cartolina con il Quarto Stato  destinata agli abbonati della rivista L’uomo che ride (1907) 
    (fonte)
  8. Installazione video su Il Quarto Stato nella Porta di Milano dell’aeroporto di Malpensa in occasione di EXPO 2015 
    (fonte)

in prima pagina: 
Il Quarto Stato – Milano, Museo del Novecento
(fonte)