No, la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti.
È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico
(Pablo Picasso)1

Il mutevole cielo atlantico offriva, in quel pomeriggio di primavera, il suo campionario di vento e nuvole; il 26 aprile 1937 era un lunedì, giorno di mercato a Guernica (Gernika, in euskera, la lingua basca), città simbolo dell’anima basca, cuore della storia di un popolo antico, e sede della Casa de Juntas, il Parlamento regionale di Biscaglia. Nel giardino che circonda l’edificio si trova ancora oggi – protetto da un padiglione in muratura – il tronco dell’originario Albero di Gernika (Gernikako Arbola), la quercia plurisecolare alla cui ombra nel XIV secolo i sovrani di Biscaglia promulgarono i cosiddetti fueros, le leggi che dettero al popolo basco ampia autonomia. Per antica tradizione, ogni volta che la quercia muore, ne viene piantata nei pressi una nuova, a tenere sempre vivo il simbolo di libertà.

La tempesta di fuoco che la Legione Condor della Germania nazista – intervenuta nella guerra civile spagnola a supporto dei nazionalisti franchisti – rovesciò per oltre tre ore su una cittadina di cinquemila abitanti, inerme e lontana dalla linea del fronte, rappresentò il primo esempio nella storia di un bombardamento sulla popolazione civile, senza obiettivi bellici ma con il solo intento di massacrare, devastare e terrorizzare. Una tattica che poi verrà estesamente applicata durante la seconda guerra mondiale da entrambe le parti, e che non è mai più stata abbandonata.

L’operazione di “disinformazione” con la quale nazisti e franchisti tentarono di addossare la responsabilità della carneficina all’esercito della Spagna repubblicana in ritirata, fallì rapidamente grazie a un giovane corrispondente di guerra britannico di origine australiana, George L. Steer. Giunto a Guernica la sera stessa del bombardamento – quando le fiamme degli incendi coloravano di rosso le nuvole di fumo nel cielo della città – Steer telegrafò al Times di Londra un resoconto in diretta: “La tragedia di Guernica. La città distrutta in un attacco aereo.”

Con toni appassionati e pieni di empatia, l’articolo di Steer testimoniava come la volontà di colpire la popolazione fosse evidente: erano state bombardate una ad una anche le fattorie dei dintorni e sterminati uomini e greggi mitragliando quanto ancora si muoveva sul terreno. L’articolo di Steer, pubblicato il 28 aprile in contemporanea dal londinese Times e dal New York Times, fece conoscere al mondo quanto era effettivamente accaduto; riconoscendo il valore della sua testimonianza, la città di Guernica ha dedicato a George L. Steer (che perderà la vita in Birmania nel 1944) un busto in bronzo.

A Parigi, agli inizi di quell’anno, Pablo Picasso era stato incaricato dal governo repubblicano di dipingere un grande pannello per il padiglione della Spagna all’EXPO 1937 (Exposition Internationale “Arts et Techniques dans la Vie moderne”) che si sarebbe tenuta dalla fine di maggio nei giardini attorno alla Torre Eiffel. Poco convinto del progetto, solo dopo una visita al padiglione in allestimento il maestro si decise ad accettare l’incarico e il 20 aprile ricevette nel suo studio la grande tela grezza da dipingere. In poco più di un mese, l’opera fu ideata e completata e poco dopo venne collocata nel padiglione spagnolo, realizzato dall’architetto catalano Josep Lluís Sert, allievo di Le Corbusier. Il padiglione, al cui ingresso si trovava un pannello fotografico dedicato al massacro di Guernica, aveva una connotazione decisamente antifranchista, con intenti di legittimazione e affermazione della Spagna repubblicana; oltre alla grande tela di Picasso, vi figuravano opere di Joan Miró (La faucher, Il mietitore – opera andata perduta) e Alexander Calder (La fontaine de Mercure).

Terminata l’Esposizione, dopo un tour in Europa che toccò le capitali scandinave e Londra, nel 1939 il dipinto fu trasferito a New York ed esposto per sostenere una raccolta fondi destinata ai profughi spagnoli: dalla fine di marzo di quell’anno la Spagna tutta era definitivamente in mano ai nazionalisti di Franco e numerosi furono coloro che cercarono rifugio all’estero per sfuggire alle sanguinarie epurazioni che seguirono la fine della Repubblica. Nel 1944 Picasso affidò la tela al MoMA di New York, con la proibizione di far tornare Guernica in Spagna finché nel Paese non fosse stato stabilito un regime democratico, e fu solo nel 1981 che Guernica arrivò a Madrid, dove attualmente è esposta nel Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia.

Due sono le riproduzioni a grandezza naturale di Guernica che figurano in luoghi di particolare valore simbolico. Una, riportata su piastrelle di maiolica è stata collocata su un muro nel centro di Guernica, lungo la via che sale alla Casa de Juntas. L’altra è un arazzo che il miliardario americano Nelson Rockfeller fece realizzare in Francia nel 1955, sotto la diretta supervisione di Picasso. L’arazzo è stato concesso in prestito al Palazzo delle Nazioni Unite a New York, e collocato all’ingresso della sala dove si riunisce il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che dal 1946 è “incaricato di mantenere la pace e la sicurezza internazionali in conformità con i principi e le finalità delle Nazioni Unite“.

Fiumi di inchiostro sono stati versati dagli studiosi nell’intento di interpretare la simbologia di Guernica, a cominciare dalla scelta della monocromia, forse un richiamo ai Disastri della guerra di Goya, che Picasso studiò a lungo e di cui riprodusse alcune incisioni. Il maestro non ha mai voluto commentare, né confermare o smentire, le numerose ipotesi in merito al significato delle varie figure che si affollano sulla scena. E forse questo silenzio, più di ogni parola, ribadisce il valore universale di un’opera che così come appare tanto legata a un preciso accadimento del proprio tempo, allo stesso modo appartiene a una dimensione di assoluto extratemporale, quella del comune sentire di tutti “gli uomini di buona volontà”.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. A Guernica, il lucernario dell’atrio di accesso alla sala plenaria nella Casa de Juntas raffigura la consegna dei fueros al popolo basco da parte del Signore di Biscaglia, all’ombra della storica quercia
    (foto © Donata Brugioni)
  2. L’articolo di George L. Steer pubblicato su
    The Times, April 28th, 1937 (fonte)
  3. Monumento a George L. Steer a Guernica (fonte)
  4. Interno del padiglione spagnolo all’EXPO 1937 di Parigi.
    Sullo sfondo, Guernica di Pablo Picasso,
    al centro La fontaine de Mercure di Alexander Calder (fonte)
  5. Il pannello dedicato al bombardamento di Guernica
    nel Padiglione Spagnolo all’EXPO 1937 di Parigi (fonte)
  6. Guernica, riproduzione su maiolica del dipinto di Pablo Picasso.
    Murale nella città di Guernica
    (foto © Donata Brugioni)
  7. Guernica (riproduzione su maiolica del dipinto di Pablo Picasso), particolare: dalla mano del caduto che impugna una spada spezzata spunta, intatto nella sua modesta freschezza, un piccolo fiore di campo
    (foto © Donata Brugioni)

IN COPERTINA

Il Museo della Pace a Guernica (sito)
(foto © Donata Brugioni)

 

Nota 1

Intervista a Pablo Picasso di Simone Terry dal titolo
Picasso n’est pas officier de l’armée française
in Lettres Françaises, 24 marzo 1945