Angiolo Pucci, nato nel 1851, fu l’ultimo esponente di una importante famiglia di giardinieri granducali stabilitisi a Firenze nella seconda metà del Diciottesimo Secolo, infatti, nel 1776, il bisnonno (anche lui Angiolo) lavorò presso i Monaci della Certosa del Galluzzo per poi passare, nel 1788, nell’organico dei giardinieri di Boboli.
Il “nostro” Angiolo ereditò la passione per l’orticoltura dal padre Attilio – già giardiniere sempre a Boboli – poi collaboratore di Giuseppe Poggi (Firenze, 1811-1901) nella realizzazione delle grandi sistemazioni a verde del piano di ingrandimento di Firenze Capitale, infine fu primo Soprintendente del servizio comunale dei Pubblici passeggi e dei giardini.
Angiolo si dedicò prevalentemente all’attività di studioso e di divulgatore della scienza orticola e dell’arte del giardinaggio come esponente di primo piano della prestigiosa R. Società toscana di Orticoltura. Poi, con il passaggio allo Stato italiano dei vivai sperimentali creati dal padre Attilio presso il parco delle Cascine (e la creazione della Scuola statale di pomologia, primo nucleo della futura Facoltà di Scienze Agrarie e Forestali), fu docente di «giardinaggio e architettura dei giardini». Contemporaneamente svolse una intensa attività pubblicistica e di divulgazione della scienza orticola, che lo portò a essere apprezzato per le numerose edizioni di manuali di giardinaggio, editi da Hoepli, fra cui la monumentale Enciclopedia orticola illustrata. Dizionario generale di Floricultura. Regole di cultura, moltiplicazione, usi, ecc., fabbricati, attrezzi, istrumenti, (Milano, Hoepli, 1915), opera originale che, colmando una grave lacuna nel nostro Paese, costituì, e costituisce, ancora uno dei capisaldi per la conoscenza, la classificazione e la coltivazione delle piante.
Negli ultimi anni della sua vita, Angiolo Pucci lavorò a “I giardini di Firenze”, opera rimasta inedita attraverso la quale emergono, oltre alla preparazione tecnica, anche l’acume storico e la sensibilità artistica dell’autore. Quando Angiolo Pucci, muore a Firenze nel 1934 la sua notorietà è enorme e, per commemorarlo, la Società Orticola di Firenze affida a M. Maccioni un necrologio, pubblicato sul «Bollettino della R. Società di Orticoltura» (1934, fascicolo 1-2, pp. 2-4) nel quale l’autore rivela l’esistenza di un manoscritto inedito. Maccioni segnala infatti la presenza, presso la famiglia, di un’«opera di grossa mole, non ancora pubblicata: I giardini di Firenze» e auspica che «qualche Casa Editrice, o meglio qualche Ente ne assuma la pubblicazione, come opera veramente pregevole non solo dal lato orticolo, ma anche dal lato storico».
Dell’esistenza del manoscritto aveva già dato notizia lo stesso Pucci in occasione di una conferenza svoltasi a Palazzo Corsini nella primavera del 1921, durante la quale aveva annunciato di essere impegnato da cinque anni nella stesura di una storia dei giardini di Firenze e di attendere il momento giusto per darla alle stampe. L’idea di un vastissimo studio nel quale trasmettere la profonda cultura orticola, maturata attraverso la propria esperienza e quella di tanti altri giardinieri attivi nell’ambito aristocratico fiorentino, risaliva infatti alla fine degli anni Dieci.
Al progetto, Pucci, dedicò gli ultimi venti anni della sua vita passati nel paziente reperimento di documenti storici e materiale fotografico che consentissero una ricostruzione precisa della storia dei giardini di Firenze però, l’epoca propizia auspicata, non giunse mai e la morte dell’autore, seguita dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, ne ostacolò la pubblicazione così, con il passare degli anni, de I giardini di Firenze si affievolisce progressivamente la memoria fino al 1983.
Massimo de Vico Fallani e Mario Bencivenni, durante le indagini per I giardini pubblici a Firenze dall’Ottocento ad oggi (Firenze, 1998) decidono di andare alla sua ricerca e, nel 1991, riescono a individuare l’odierna collocazione dell’archivio Pucci, conservato a Genzano presso i nipoti Piero e Ilde Pucci, constatando come, gran parte del fondo, fosse costituita proprio dal manoscritto della Storia dei giardini di Firenze. Sono migliaia di pagine in piccolo formato raccolte per soggetto, alcune delle quali accompagnate da una prima trascrizione dattiloscritta effettuata dalla figlia (Marta Pucci) che, negli ultimi anni di vita, aveva cercato di predisporre il materiale per una eventuale pubblicazione.
Grazie alla disponibilità e alla collaborazione di Piero e Ilde, e dei loro cugini Marco e Pietro Torrini, i due studiosi non solo hanno potuto consultare il manoscritto, ma lo hanno avuto anche in consegna allo scopo di darlo alle stampe.
Dopo oltre dieci anni di trascrizione e riordino dei fascicoli, la monumentale opera sui giardini di Firenze ha acquistato finalmente una veste definitiva e pronta per essere pubblicata nella stesura originaria con l’insieme di illustrazioni predisposto dall’autore, arricchita da apparati critici e saggi di approfondimento.
Il progetto viene accolto dalla Casa Editrice Leo S. Olschki con la pubblicazione dell’opera in sei volumi e, dopo anni di oblio, torna alla luce tutta la grandiosità dell’opera che si manifesta già nel primo volume (I giardini dell’Occidente dall’antichità a oggi. Un quadro generale di riferimento), nel quale Pucci delinea, per la prima volta in Italia, una storia universale del giardino, dalle origini al Novecento. Dopo un excursus sullo sviluppo dell’arte dei giardini attraverso i secoli, Pucci offre un resoconto delle principali vicende storiche dei giardini italiani e europei, corredandolo con stupende foto d’epoca.
Nel secondo volume (Giardini e passeggi pubblici), Angiolo Pucci entra nel vivo della sua opera ricostruendo la storia dei giardini pubblici della città, sulla base di un vastissimo repertorio di resoconti storici, testimonianze di prima mano, fonti documentarie e giornalistiche. Seguendo un percorso concentrico, dalla storia della Tenuta delle Cascine, tracciata a partire dall’epoca di Alessandro de’ Medici, prosegue lungo il viale dei Colli, si espande verso i viali circondari e termina con la descrizione delle aree verdi descrizione delle aree verdi pubbliche all’interno delle mura. Le centocinquanta fotografie storiche che accompagnano il libro fanno riemergere in tutto il suo splendore l’epoca di Firenze capitale, mentre la ricostruzione di Pucci guida il lettore attraverso i dibattiti che ne animarono lo sviluppo. Oltre a fornire preziose informazioni di carattere botanico e orticolo, Pucci evidenzia l’importanza del verde pubblico in un contesto cittadino come risorsa di carattere sociale, economico, igienico, al di là del semplice dato urbanistico.
Il capitolo più caratteristico della storia dei giardini di Firenze lo si trova nel terzo volume (Palazzi e ville medicee) dedicato alla formazione, incremento e tutela dei giardini realizzati dalla famiglia Medici a ornamento dei loro palazzi e ville. Una vicenda che per oltre tre secoli vide protagonisti tutti i principali signori e principi di questa famiglia, ma che proseguì ancora per altri due secoli con i granduchi lorenesi, i governi dei Borboni e dei Francesi, e infine con i sovrani del nuovo regno d’Italia.
Un racconto basato su fonti storiche e letterarie di prima mano e su sorprendenti documenti inediti rintracciati tra i fondi delle biblioteche e degli archivi fiorentini, che illustra in modo completamente nuovo le caratteristiche di un’eredità culturale di straordinaria importanza per la storia dei giardini. Pucci descrive come nessun altro ha mai fatto venti episodi presenti nella città di Firenze e nel territorio della sua provincia, dando risalto alla doppia anima di questo prezioso patrimonio: il giardino di delizia e il giardino di utilità. Si comprende così per quale motivo, già a partire dal primo Cinquecento, si sia diffusa l’immagine di Firenze quale «giardino d’Europa», e in che senso essa sia stata molto di più di una splendida metafora letteraria.
Completeranno l’opera i volumi da quattro a sei, ed esattamente: Volune IV Giardini e orti privati della città, (dal quartiere di San Giovanni a quelli di Santa Croce e di Santa Maria Novella, per finire con quello di Santo Spirito); Volume V Suburbio vecchio e nuovo di Firenze e Volume VI Comuni della cintura di Firenze (Comuni di Fiesole, Vaglia, San Piero a Sieve, Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Vicchio, Dicomano, Sesto Fiorentino, Calenzano, Scandicci, Signa, Capraia e Limite, Montespertoli, San Casciano in Val di Pesa, Greve, Reggello, Rignano sull’Arno, Pontassieve, Bagno a Ripoli e Grassina).