Al tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno…
                                 Anniversario – tratta da Poesie di Alvaro de Campos di Fernando Pessoa

La percezione sottile e quieta del dolore, dell’assurdo, di una dolce (a volte meno) solitudine, in un’apparente indifferenza. Oggi Fernando Pessoa avrebbe compiuto 130 anni.
Nella luce gialla di una città mai silenziosa e mai caotica, un giovane scrittore butta giù dei versi da una casa in affitto. Alla finestra le lunghe scale che portano in strada, le ceramiche colorate di quei muretti pieni di fiori, un sole che riscalda.
Segni d’arte. Un violinista per strada. Una signora con la spesa. Questa la Lisbona che mi piace immaginare.

Fernando Pessoa tredicenne già scrittore, esordisce nel 1912 sulla rivista “A Águia” con una serie di articoli dedicati alla nuova poesia portoghese e nel 1913, tramite l’amico Mário de Sá-Carneiro che soggiorna a Parigi, lavora alle prime letture futuriste.
Ideatore di due movimenti letterari quali l’intersezionismo e il sensazionismo, nel 1915 fonda insieme a un gruppo di giovani letterati e artisti la rivista “Orpheu”.
Nascosto dietro le maschere create per tutti i suoi personaggi (che ha inventato e che ha voluto scrittori come lui) rimane in vita un poeta quasi sconosciuto, affermandosi piuttosto – nella cultura portoghese – come critico e polemista.

La poesia idilliaca di Alberto Caeiro, quella neoclassica di Ricardo Reis, gli esperimenti d’avanguardia di Álvaro de Campos e la filosofia di António Mora: le sue principali creazioni etoronimiche con personalità poetiche complete e identità che (inizialmente inventate) divengono autentiche attraverso la loro personale attività artistica, sempre diversa e distinta da quella dell’autore originale.
Una moltitudine di alter ego dello stesso Pessoa venuti fuori da un gioco continuo di rinascite, reincarnazioni e scomposizioni. Ciascuno con dimensione propria, pronta a interferire con quella degli altri. Concepiti con fisionomia, professione e biglietti da visita, persino segni zodiacali.
Ciascuno con una propria biografia, un temperamento, uno stile definito, tutti loro – diceva Pessoa – sono “Il tratto profondo di isteria che esiste in me”.
Pubblica con il proprio nome soltanto cinque volumi di poesie: 35 Sonetts (1918), Antinous (1918), English Poems I-II e English Poems III (1921) in inglese; Mensagem (1934) in portoghese.
Anche se in silenzio e dal suo ufficio partecipa attivamente alla vita culturale di Lisbona portando con sé l’avvento del modernismo in Portogallo.
Raccontare di lui senza soffermarsi sulla sua straordinaria, pulita e razionale poesia ha poco senso: facile come bere un bicchier d’acqua arrivano i suoi versi, quelle frasi brevi e pungenti, quelle confidenze, quelle consapevolezze chiare all’improvviso.
Appassionarsi alla sua poesia è quasi naturale. Riconoscersi in essa quasi obbligatorio.
Verrebbe da domandarsi come mai non sia venuta a noi l’idea di scriverle quelle cose. Verrebbe da sentirsi stupidi per non averle capite prima… certe cose così semplici.
Serviva Pessoa per mettere nero su bianco la stupidità di certi sentimenti, la durezza di certi dolori, l’ottusa ostinazione di alcuni rapporti, l’importanza di fatti apparentemente insignificanti, la consistenza di piccolissimi attimi quotidiani che nascondiamo ben bene sotto i nostri tappeti.

«Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore,
il dolore che davvero sente
».
                 da Autopsicografia, 1° aprile 1931, in Una sola moltitudine

Il Pessoa solo poeta, anche se “fingitore”, può gridare con voce roca la sua disperazione, la sua solitudine, la sua paura della morte e della vita, il suo terrore assoluto per l’azione, la sua incapacità di amare, qualcosa di lontano e di diverso dalla falsità.
L’anima nuda, l’essere spaventato e solo che si muove nel mondo con una vaga speranza, senza sapere di cosa. Definito da alcuni come un “fingi-dolore”.
Questo forse il Pessoa più sincero fra i “tanti Pessoa” che finora abbiamo conosciuto.
Dal famoso baule ritrovato con l’incredibile numero di inediti (più di 27 mila documenti) è venuta fuori la reale portata della sua opera: poesie, diari, racconti, progetti di libri appuntati dalle sue tante repliche, altri personaggi. Un pozzo di pagine dalle impressioni impreviste, scritte quando – di sera – si chiudeva nella sua camera tra alcol e fumo, lontano da ogni disciplina accademica.
Nel 1942 la casa editrice Ática di Lisbona ne ha iniziato la pubblicazione dedicando il primo tomo alle sue poesie.
Tra gli inediti pubblicati postumi quello che forse più di tutti conosciamo è Il Libro dell’Inquietudine di Bernardo Soares nel 1982: autobiografia del contabile Bernardo Soares (anche lui eteronimo) che lavora in un ufficio di Rua dos Douradores, nella Baixa di Lisbona.
Soares è uno dei suoi personaggi ma non così tanto finto: in questa autobiografia di un personaggio inesistente ritroviamo oggi l’unica grande opera narrativa che Pessoa ci abbia lasciato, il romanzo della sua persona.
Se ne va nel novembre del 1935 ma rinasce nelle vesti che forse ha sempre indossato meglio di tutte le altre: quello di Poeta, come succede in certi “giorni di luce perfetta ed esatta, nei quali le cose hanno tutta la realtà che possono avere” ( tratto da “Il custode greggi” di Fernando Pessoa) e nei quali però la stessa bellezza non dimostra – apparentemente – nulla.

…E, quando sogno queste cose, passeggiando nella mia stanza, parlando ad alta voce, gesticolando… quando sogno queste cose, e mi vedo mentre li incontro, mi sento felice, mi realizzo, faccio salti, mi brillano gli occhi, spalanco le braccia e provo una felicità incomparabile…
Tratto da Il Libro dell’Inquietudine di Fernando Pessoa

Didascalie immagini

  1. Praça do Comercio
    Se l’ufficio di Rua dos Douradores per me rappresenta la Vita, questo secondo piano dove alloggio, nella stessa Rua Dos Douradores, rappresenta per me l’Arte. Sì, l’Arte che alloggia nella stessa strada della Vita, però in un luogo diverso; l’Arte che allevia dalla Vita senza alleviare dal vivere
    Il libro dell’inquietudine , Fernando Pessoa (fonte)
  2. Ritratto di Fernando Pessoa (fonte)
  3. Carta d’Identità di Ferdinando Pessoa, 28 agosto 1928 (fonte)
  4. Fernando Pessoa nel quartiere Baixa di Lisboa, dove solitamente passeggiava accanto alla famosa caffetteria “A Brasileira” a Chiado, dove oggi c’è una statua che lo raffigura al tavolo dove era solito sedere (fonte)

IN COPERTINA
Fernando Pessoa nel quartiere Baixa di Lisboa
[particolare]
(fonte)