È un piccolo quadro, in una delle sale della Galleria d’Arte moderna di palazzo Pitti, a Firenze. Si apre su una scena silenziosa, all’aria aperta di una campagna francese, ai margini di Parigi. Una giovane donna, dal candido volto adornato con un paio di orecchini di perle, è seduta sulla riva di un fiume e gioca con il suo ombrellino parasole. Indossa un abito alla moda, giocato sui toni del grigio e del nero, acceso da una fusciacca rossa e da un jabot bianco. I capelli sono sollevati sulla nuca, fermati da un cappellino scuro con rouches bianche ed indossa un paio di eleganti guanti neri. Il volto risalta grazie all’espediente del colletto bianco candido che le illumina il profilo. Il suo sguardo è rivolto verso il basso, l’espressione assorta, il suo pensiero lontano. Più avanti si nota il cappello a tuba di un uomo che possiamo immaginare intento a pescare, tanto che si vede la sottile canna venire fuori accanto ad un cespuglio che bilancia la composizione sulla destra. Una barca, poco più avanti, ci segnala la presenza di un altro pescatore sul placido fiume francese. Oltre, per piani orizzontali, la campagna si inoltra verso la linea d’orizzonte. Tutto è silenzio.

Nel fondo della scena, però, si vede un treno in corsa, con le nuvole di fumo scuro che corrono in orizzontale per suggerire l’effetto della velocità, del movimento del mezzo. Il treno è l’elemento che richiama ad un ritmo di vita diverso, contrapposto alla silenziosità ed immobilità della scena in primo piano, dove i gesti sono impercettibili e cadenzati dallo scorrere lento della Senna.
Questo piccolo capolavoro è stato realizzato dall’artista Federico Zandomeneghi nel 1878 ed esposto alla promotrice dello stesso anno con il titolo Luna di miele, sollevando grande scalpore per lo spregiudicato taglio fotografico della composizione e per il colore ritenuto stridente ed irreale, secondo i pregiudizi dei critici dell’epoca. Il taglio orizzontale dell’immagine, invece, caratterizza in modo funzionale la scena, dove sono accostate fasce di colori complementari che riescono a creare il senso di profondità pur senza elementi architettonici o disegnativi. Il pittore italiano Zandomeneghi, che a Parigi abbracciò le idee estetiche dell’impressionismo, qui usa il colore in modo libero e senza definire in dettaglio gli elementi della composizione, ma senza nulla togliere alla comprensione dell’immagine. La chiara luce del cielo si riflette con accenti argentei sul fiume, dove l’effetto specchiato impreziosisce ed esalta la sequenza dei toni scuri, resi ancor più vibranti da accenti di colore rosso e bianco.
Inviato a Firenze da Diego Martelli, il critico d’arte e fautore dei Macchiaioli, che lo comperò a Parigi direttamente dall’artista, suo caro amico, il dipinto ha come soggetto principale la figura femminile, il suo stato d’animo, un particolare momento della vita di questa giovane donna. Il quadro ci introduce nel genere intimista praticato dai Macchiaioli, ma soprattutto da coloro che avevano emigrato a Parigi ed imparato questo approccio a contatto con artisti come Degas o Renoir.

Sono sempre state le figure femminili il soggetto preferito di Zandomeneghi, pittore veneziano proveniente da una famiglia di artisti di successo. Dopo un passaggio fiorentino e quindi macchiaiolo dal 1862, trovò la sua piena dimensione in Francia, dove si trasferì dal 1874, riuscendo a trovare un suo originalissimo linguaggio realista. Anche questa opera ha alla base proprio l’osservazione obiettiva, di spirito positivista, per mettere sotto i riflettori le storture della società dell’epoca. Lo sguardo obiettivo e oggettivo dei Macchiaioli insieme alla spregiudicatezza degli Impressionisti sono gli ingredienti principali che danno vita a questa opera.
Il titolo originale Viaggio di nozze, infatti, fu cambiato con A pesca sulla Senna, e questo ci dice tante cose sul contesto storico nel quale è stato realizzato. Il dipinto non è, come si potrebbe credere ad un primo sguardo, una critica al nuovo che avanza, campagna contro treno e quindi campagna contro città. Non è una visione negativa del progresso, tutt’altro: la giovane donna in primo piano è ritratta con un’aria annoiata, e quindi potremmo pensarla stanca di un ozio campagnolo che sicuramente non ha scelto. È una giovane ragazza imprigionata in un viaggio di nozze trascorso ad aspettare il consorte che sta pescando lungo la Senna.

È vestita in modo elegante e ricercato per stare seduta su un panchetto a sognare quello che il treno, in lontananza, le suggerisce. La possiamo, quindi, immaginare desiderosa di essere su quel treno, nuovo ed affascinante mezzo di trasporto, con la speranza di trascorrere serate nei bistrò parigini e passeggiate lungo i Boulevards, insomma un viaggio di nozze più vivace ed eccitante di quello che invece è costretta a subire. Il treno corre verso la città emettendo il suo inconfondibile fischio e tende ad annullare le distanze fra luoghi lontani: è il simbolo del progresso, dell’inevitabile scorrere del tempo che vorremmo fermare, ma che ci coinvolge fino a portarci ad una vita scandita dalle ore e dagli appuntamenti. Eppure, per la giovane sposa, il tempo non scorre mai, e la sua espressione, pur se con pochi accenti di denso colore, è chiaramente annoiata, delusa, quasi afflitta. Il silenzio assordante che la circonda sembra schiacciare la sua giovinezza e il sibilo del treno lontano è così distante e quasi già fuori dall’immagine che sembra prefigurare il destino della donna: relegata in silenzio a far da contorno alle attività del marito, ai suoi svaghi, senza interferire né partecipare attivamente.

Potrebbe sembrare una lettura pessimista di questo dipinto, ma la storia della società dell’Ottocento ci racconta proprio questo destino per le signore dell’epoca. Il cambio del titolo fu infatti necessario per non mettere troppo in luce questo strano viaggio di nozze triste e desolato agli occhi dei visitatori. Non è un caso che un romanzo come Madame Bovary divenne per i Macchiaioli, così come per gli Impressionisti, un riferimento imprescindibile, non solo per lo stile usato dallo scrittore Flaubert ma anche per il soggetto e la sua storia. Tanta strada ancora da percorrere per le donne, prima di riuscire a prendere, senza pregiudizi, ostacoli e critiche, tutti i possibili treni che passano e vanno verso il futuro.

Didascalie immagini

  1. Federigo Zandomeneghi, Luna di miele (A pesca sulla Senna), 1878, olio su tavola, cm.16×29, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze
  2. Federigo Zandomeneghi, ritratto fotografico
  3. Federigo Zandomeneghi, Ritratto di Diego Martelli, 1879, olio su tela, cm. 72×92, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze
  4. Luna di miele, senza cornice
  5. Luna di miele, particolare

IN COPERTINA
Federigo Zandomeneghi, Luna di miele (A pesca sulla Senna), 1878, olio su tavola, cm.16×29, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze
[particolare]