Inaugurata il 31 marzo al Museo d’Arte Orientale di Torino e visitabile fino al 2 luglio 2017, la mostra “Dall’Antica alla nuova Via della Seta” nasce con l’intento di ricollegarsi a un grande progetto promosso dal presidente cinese Xijinping, volto a creare una “Nuova Via della Seta” che colleghi Asia ed Europa.
Il progetto si basa sulla costruzione di tre grandi linee ferroviarie che permetteranno di promuovere e sviluppare la cooperazione e gli scambi economici e culturali fra i due continenti, che in tal modo potranno entrare in contatto più facilmente e influenzarsi a vicenda, tendendo a una maggiore apertura verso il diverso.
Ma da dove viene il termine “Via della Seta”? L’espressione è stata coniata nel XIX secolo dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen, con l’intento di identificare una rotta commerciale che, a partire dalla fine del VI secolo d.C., permise di sviluppare i rapporti economici e culturali fra Cina, Asia Centrale e Occidente.
I commerci fra i due continenti avvenivano sia via terra, dove transitavano cammellieri, mercanti e carovane trainate da cavalli, sia tramite rotte marittime, che approdavano a porti importanti come quello di Venezia.
Il prodotto più bramato dagli occidentali era la seta, la cui realizzazione rimase per secoli un segreto custodito fra le mura dell’Impero cinese.
Grazie alle rotte commerciali, nacque un interesse per la cultura orientale che portò studiosi e uomini di Chiesa a partire alla scoperta del continente asiatico. Fu così che Marco Polo andò in Cina e descrisse il suo viaggio nel Milione, opera che permise all’intero Occidente di acquisire migliori conoscenze geografiche e culturali sui vari paesi dell’Asia da lui visitati.
Grazie alle rotte carovaniere con i paesi orientali, l’Europa scoprì e adottò molti accessori relativi all’equitazione, come il tiro per i cavalli, la sella, la staffa, i ferri per gli zoccoli, ma anche l’aratro con le ruote.
Ma i viaggiatori occidentali non si limitarono ai commerci, ed esportarono in Europa tradizioni orientali come l’antica pratica della falconeria, diventata poi una delle mode più apprezzate dalle corti europee.
In ambito militaresco, vennero esportate armi come il cannone e la polvere da cannone, mentre la bussola fu lo strumento d’importazione più apprezzato dagli esploratori.
Dall’Asia furono esportati anche nuovi prodotti agricoli come la segale, il luppolo, il tè e il cotone, con cui veniva fatta la carta. Quest’ultima venne esportata per la prima volta in Occidente verso l’VIII secolo d.C., ma si diffuse solamente verso l’XI- XII secolo.
Dopo il viaggio di Marco Polo, i rapporti fra Cina e Italia furono consolidati nel XVII secolo dal gesuita Matteo Ricci, che fu accolto come ambasciatore d’Europa nella Città proibita e poté fondare una chiesa cristiana a Pechino; nello stesso secolo il geografo e cartografo italiano Martino Marini, anch’egli gesuita, redasse il primo atlante moderno della Cina, che venne pubblicato in Europa nel 1655.
La mostra espone carte geografiche e mappamondi raffiguranti le nuove terre orientali scoperte dai viaggiatori europei; i protagonisti del commercio sono invece presenti in statuette di cammellieri, mercanti stranieri e cavalli di varie razze, usati come mezzo di trasporto nei commerci e nelle guerre. Sono esposti, infine, i prodotti esportati dalla Cina e dall’Asia centrale: frammenti di tessuti in seta, piatti, coppe e vasi in terracotta e porcellana, monete iraniane, scarpette cinesi, sono solo alcuni dei moltissimi pezzi da vedere.
Di particolare interesse un rilievo funerario di donna, in pietra calcarea e oro, proveniente dal sito di Palmira e risalente al III secolo d.C.
Dettagli Gruppo di sei suonatori a cavallo. MAO Museo d'Arte Orientale, Torino (particolare) Cammelliere su cammello battriano. Cina settentrionale (Henan?), prima metà VIII secolo, Dinastia Tang (618-907). MAO Museo d’Arte Orientale, Torino Gruppo di sei suonatori a cavallo. MAO Museo d'Arte Orientale, Torino Piviale e dalmatica Benedetto XI. Chiesa di San Domenico, Perugia Rilievo funerario. Palmira, Siria, inizio del III secolo. Museo delle Civiltà / Museo d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”, Roma
Dove e quando