La regina cui si allude è Elisabetta II, l’inossidabile, longeva, amatissima sovrana degli inglesi.
Le uova, però, non sono quelle che (con la nostra fervida immaginazione fantastichiamo) quotidianamente “scodellano” nel Reale Pollaio di Buckingham Palace sceltissime galline di alta stirpe ovicola e certificata razza, per il suo breakfast e quello del nobilissimo consorte, ma quelle preziosissime (e non commestibili!) creazioni artistiche di Peter Carl Fabergè (1846-1920).
Grande orafo e gioielliere di fiducia e di corte degli Zar. Elisabetta II, infatti, possiede tre delle più belle uova, uscite dal “Pollaio” ovvero Maison Fabergè, fondata nel 1846, al n. 16 di Via Bolshaya Morskaya in San Pietroburgo, insieme ad un infinita serie di piccoli oggetti-capolavoro scolpiti in pietre dure o semipreziose (topolini, struzzi, vasetti di fiori, cagnolini, tra cui brilla per particolarità “Cesare” il Terrier favorito da Edoardo VII. E’ in calcedonio, con vispi occhietti in rubini cabochon.
Al collo la placchetta d’oro con scritto “I Belong to the King”. Quella di raccogliere ed apprezzare le uova e gli oggetti di Fabergè, è una passione di famiglia in casa Windsor. Infatti, fu la regina Alessandra (1844-1925) sposa di Edoardo VII (1841-1910) che introdusse a corte questo piacere del collezionismo, contagiata dalla sorella Maria, fidanzata e poi sposa dello Zar Alessandro III (1845-1894). Fu lei che presentandolo, introdusse alla corte di Inghilterra, Peter Carl Fabergè, preceduto dalla ormai chiarissima fama di gioielliere degli Zar.
Proprio per rallegrare la novella sposa Maria Fëdornovna, principessa danese, arrivata ad essere Zarina dopo un lungo fidanzamento e che faticava ad adattarsi al mondo russo (così Hans Christian Andersen ne descrive la partenza per San Pietroburgo: “Si dirige verso un paese sconosciuto, dove le persone sono diverse, la religione diversa e dove non avrà accanto nessuno dei suoi cari…“) che l’innamorato Alessandro III, Zar di Tutte le Russie, decise di adoprarsi per consolarla, cercando di stupirla, affettuosamente, in occasione della Pasqua 1855, che prevedeva il consueto scambio augurale di uova colorate di porcellana. Cercò perciò di offrirle qualcosa di straordinario che potesse finalmente farla sorridere.
Nel 1854 convocò Peter Carl Fabergè, che capì al volo la situazione e promise di creare un oggetto fantastico, unico…imperiale, che necessitava però, un anno intero per essere realizzato. Dunque nella Pasqua 1855 Fabergè “partorì” il primo di una serie di uova-meraviglia per la famiglia dello Zar, chiamate giustamente “Imperiali”. Era un uovo di smalto bianco, strutturato come una matriosca: all’interno, sorprese, sorprese.
Un tuorlo tutto d’oro contenente una gallina dorata con occhietti di rubino con dentro una miniatura della corona imperiale russa, a sua volta con un piccolo rubino a forma di uovo di Pasqua e da un marito innamorato! Maria Fëdornovna sorrise! Si iniziò, così, una felice, colorata, preziosa, lussuosissima produzione di una serie di uova “Imperiali” che per ogni Pasqua venivano regalate alla Zarina e alla madre dello Zar. Peter Fabergè, per la famiglia dello Zar, ne realizzò una cinquantina fino allo scoppio della rivoluzione nel 1917 che ruppe tutte le uova, non solo ne dorato paniere della famiglia Romanov, dando il via alla dispersione del tesoro della corona, comprese le uova imperiali, ed alla folle corsa di un esasperato collezionismo di questi pezzi di storia di amore e sentimento.
Era in 1933 quando Re Giorgio V (1865-1936) e la Regina Maria, cominciarono ad acquistare, da un antiquario londinese, le uova che oggi fanno parte della Royal Collection di Elisabetta II. Queste sono, sicuramente, tra le più belle, preziose e piene di significato, uscite dalla fantasia e dalla straordinaria vena artistica della Maison Fabergè. Come l’uovo del cesto di fiori, regalato dalla Zar Nicola II (1868-1918) ultimo Zar, alla moglie Aleksandra per la Pasqua 1901. E’ un vero e proprio vaso a forma di uovo (h. cm. 23) coperto di smalto bianco che contiene un bouquet di fiori selvatici di smalto di vari colori, pansè, fiordalisi, margherite ed erbe di campo. Sul vaso è applicato un reticolato d’oro con scritto “1901”, incastonato con 4176 diamanti e 10 perle e smalto traslucido. Proprio il più primaverile degli auguri per una Pasqua felicissima.
Nella collezione di Elisabetta II, di particolare significato e sentimento è quello che Nicola II regalò, per Pasqua 1910, alla Zarina per festeggiare e solennizzare la nascita dello Zarevich, il piccolo Aleksej, che arrivava, finalmente, dopo quattro bambine, a garantire così, lunga vita alla dinastia Romanov. E’ chiamato “uovo del colonnato” (h. cm 28) ed è realizzato in bowenite (rara pietra tipo giada), oro, argento e smalto e vi si legge, idealmente, la storia della famiglia, con i quattro cherubini seduti alla base delle colonne che rappresentavano le quattro sorelle. In alto, su questa specie di tempietto, lo Zarevich è rappresentato da un cupido d’argento dorato che sormonta l’uovo. Il tutto tempestato di diamanti. La sorpresa all’interno, è un prezioso orologio svizzero che doveva segnare, per il piccolo Aleksej, solo le ore liete di una vita lunga e felice. Ohimè non fu così! Infine, l’ultimo uovo di Elisabetta II è anche l’ultimo uovo che Nicola II potè regalare all’amata Zarina. E’ quello della Pasqua 1915, mentre in lontananza si sentivano i tuoni che annunciavano il temporale della rivoluzione d’ Ottobre che portò al rovesciamento dell’impero russo.
E’ il cosiddetto “uovo mosaico” (h. cm 9.5) uno dei più originali e tecnicamente sofisticati delle uova imperiali. Una struttura di fasce d’oro giallo sostiene una griglia di platino sulla quale sono montati diamanti e gemme multicolori, perfettamente calibrati, per riempire gli spazi. All’interno, la data “1915,” e il monogramma della Zarina. La sorpresa è un portaritratti in miniatura che incornicia un medaglione ovale con i profili dei cinque figli, dipinti su avorio, nello stile dei cammei. Sul retro un cesto di fiori di smalto con i cinque nomi: Anastasia, Aleksej, Marija, Tatjana, Olga. Tutto nel bagliore di pietre preziose e scintillante luce di auguri di felicità e pace per la Pasqua 1915.
Il 17 luglio 1918 a Ekaterine Burg sembra ancora molto molto lontano. Dispersi per il mondo, questi frammenti di vita e storia, sono diventati oggetti di scambio tra facoltosi collezionisti e preziosi presenti per i più importanti musei. I capolavori di Fabergè, però, conservando la forza della memoria, anche se sembrano solo raccontare lusso, sfarzo e stravaganza della corte di Sam Pietroburgo, ci rimandano però anche ad affetti, legami, sogni, illusioni, gioie e dolori, vita e morte di un mondo che appariva da favola.
Così, le tre uova di Elisabetta II, ci hanno affascinato con la loro bellezza, i loro colori, la loro storia, ma ci hanno anche condotto in un viaggio emozionante e commovente della mente e del cuore.
Didascalie immagini
- Ritratto Regina Elisabetta II (fonte)
- Ritratto Regina Elisabetta II e Principe Filippo (fonte)
- Ritratto Fabergè (fonte)
- Ritratto Famiglia Zar di Russia (fonte)
- Uovo cesto di fiori (fonte)
- Uovo Colonnato – disegno di Francesc Moresmont (fonte)
- Uovo mosaico (fonte)
- Uovo imperiale con gallina (fonte)
In copertina un particolare di:
Uovo mosaico (fonte)