Un importante riconoscimento per l’economia del territorio umbro è la pesca tradizionale del Lago Trasimeno entrata a far parte dei Presìdi Slow Food. La presentazione del progetto di salvaguardia di questo antico metodo si è tenuta ieri mattina a Perugia e Aurelio Cocchini, un’esperienza da pescatore lunga quarant’anni e referente dei produttori, ha tenuto a precisare: «La nostra è una pesca passiva: stendiamo le reti e aspettiamo che il pesce, muovendosi, rimanga imprigionato nelle maglie. Funziona così da tremila anni, da quando l’uomo ha cominciato ad abitare le coste del nostro lago e a uscire in barca».
Uno straordinario incontro tra varietà vegetali, razze animali, saperi e tradizioni da difendere del quarto lago più esteso d’Italia, un bacino d’acqua dolce caratterizzato da una profondità media – non raggiunge i cinque metri – in questi giorni il livello è oltre un metro più basso dello zero idrometrico, ma, nonostante tale scarsità, il pesce non manca.
Persico reale, carpa, pesce gatto, latterino, tinca, persico-trota, anguilla e capitone sono le specie ittiche comprese nel disciplinare che regola il Presidio Slow Food e sono, soprattutto, le protagoniste del lago. Negli ultimi anni, complice la crisi economica, diversi giovani si sono avvicinati a un mestiere millenario: oggi i pescatori sono una cinquantina e, a seconda di quale pesce si vuole pescare, vengono utilizzate reti con maglie più o meno larghe.
A esempio, la carpa viene pescata con una maglia di 90-100 millimetri, mentre per specie più piccole si adoperano maglie che vanno dai 25 ai 40 millimetri. Per tutto il resto intervengono l’intuito, la conoscenza del lago e le abitudini dei pesci. Nonostante ciò, non sempre la battuta di pesca è un successo: può capitare di uscire per giorni e si torni a mani vuote.
Il pescatore dev’essere capace di mantenere lo stesso spirito anche quando le giornate vanno male. Naturalmente, serve anche una certa dimestichezza nel guidare l’imbarcazione tradizionale. È stretta e lunga, poco più di un metro per cinque e mezzo, e ha il fondo piatto perché, un tempo, le attività di pesca si svolgevano perlopiù nelle vicinanze delle coste e nei canneti. Ma oggi si pesca anche al largo, dove le onde possono rendere difficile manovrare la barca.
Guido Materazzi, un altro dei pescatori coinvolti nel progetto, spiega: «L’opportunità di diventare Presidio Slow Food arriva in un momento storico importante, in cui il mestiere del pescatore ha necessità di coniugare tradizione e innovazione, buone pratiche e sostenibilità economica».
Fare economia tenendo a mente le generazioni future, come focalizza Ivo Banconi, presidente della Cooperativa Stella del Lago, che aderisce al Presidio considerandolo «un ulteriore tassello verso la giusta condivisione di strategie comuni a salvaguardia dell’ambiente, nell’intento di preservare quell’immagine lasciataci in eredità da chi ha dato al lago la sua vita».
L’adesione di nuovi giovani pescatori, conclude Cinzia Borgonovo referente Slow Food del Presidio, ha «ridato entusiasmo e motivazione a raccontare il pesce di lago nel territorio e a farlo conoscere anche ai più giovani. Come Slow Food, ci è sembrato giusto aiutarli a sostenerne l’impegno e lo sforzo. Se guardo al futuro, poi, credo che il riconoscimento come Presidio si inserisca bene anche nel progetto di tutela dell’ecosistema lago, inteso sia dal punto di vista ambientale sia come risorsa per chi vive nei borghi rivieraschi».