Operazione culturale da sottolineare, quella di aprire l’edizione numero ottantuno del Maggio Musicale Fiorentino con ‘Cardillac’ di Paul Hindemith, un’opera pressoché sconosciuta al grande pubblico non solo italiano. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio il M° Fabio Luisi, all’esordio come direttore musicale e Valerio Binasco alla prima regia di opera lirica.
Cardillac venne scritta in un periodo storico di grandi fermenti, tra l’ottobre 1925 e il maggio 1926 – debuttò il 9 novembre 1926 al Semperoper di Dresda ottenendo successo e ampia diffusione in Germania fino al 1933, poi l’oblio – e appartiene alla trilogia creata da Hindemith con la figura d’artista in primo piano.
Seguiranno infatti, “Mathis der Maler” (1938) e “Die Harmonie der Welt” (rappresentata per la prima volta nel 1957) dove i protagonisti sono personaggi storici, figure non solo interpreti nell’ambito della loro epoca, ma rispecchiano piú in generale la condizione dell’artista di fronte alla società e l’arte come mezzo di interpretazione della realtà.
Pertanto, l’artista, entrando in contrasto con la realtà, si ritrova solo e isolato, se non addirittura a rischio follia: il conflitto con l’universo circostante è la condizione stessa del suo essere e si ripercuote nel modo di concepire il presente e la funzione delle sue creazioni.
René Cardillac, orefice di straordinaria bravura, ridotto all’emarginazione proprio dalla sua arte, esclude ogni affetto, anche quello della figlia con cui vive. La storia di un’ossessione, un artefice incapace di staccarsi dalle proprie creazioni. La mente corre all’edizione 54 del Maggio, quando Bruno Bartoletti ci dimostrò come il Coro sia l’unico ‘personaggio’ a ergersi a interlocutore del protagonista, quel Coro che rappresenta il popolo, persone anonime a cui quei gioielli sono preclusi.
Una presenza totalmente nuova rispetto alla novella, ma significativa in rapporto alle consuetudini operistiche novecentesche, il popolo stima e onora incondizionatamente il geniale Cardillac e solo di fronte alla confessione – degli omicidi e ancor più le sue idee sull’arte – si rassegna a cambiare opinione con il dramma conseguente.
L’uso di strumenti solisti è uno degli aspetti distintivi della partitura oltre alla particolarità dell’organico, apparentemente squilibrato dalla parte dei fiati, sembra voler sottolineare l’impianto concertante con la presenza di un sassofono tenore – associato alla figura del protagonista – come sua connotazione timbrica ossessiva, e il rilievo plastico, anche tematicamente, assunto dagli ottoni. “Nonostante l’alleggerimento dell’orchestra, il tessuto resta denso e compatto anche per le percussioni, con il triangolo in pungente evidenza tra le batterie di tamburi d’ogni tipo – anche jazz – e il pianoforte di rinforzo in orchestra.“
Un lavoro decisamente complesso “con ornamenti svettanti come in un edificio gotico, dispiegandosi su ampie arcate in una dimensione sonora lineare, spesso ariosamente contrappuntistica, dinamica e motoria., senza sviluppi e progressioni: quasi a voler rendere anche musicalmente parlando i contrasti che ruotano attorno all’ossessione del protagonista“.
Qui ero rimasta nel 1991, fortemente convinta della distanza fra il testo e la musica. Il libretto lo definivo ondivago, fra romanticismo e fantastico, dove i personaggi rincorrono qualcosa che dia un senso alle loro vite: la passione per La figlia e L’ufficiale, ma anche La dama e Il gentiluomo sembrano senza meta. Quindi, la musica seppur, bellissima, mi sembrava si accendesse e spengesse rispetto al cantato.
Poi, però, in conferenza stampa, il Maestro Luisi, ha spazzato via ogni retaggio e lo ringrazio per la pazienza, a microfoni spenti, di avermi convinta ad ascoltare senza preconcetti. All’irrazionalità della storia, fa da contraltare una scrittura musicale rigorosa, razionale, priva di coinvolgimento emotivo, che si allontana da un’esplicita rappresentazione affettiva attraverso un processo di astrazione e stilizzazione. Hindemith si avvale di tutte le forme della tradizione strumentale e operistica per organizzare strutture musicali autosufficienti rispetto allo sviluppo dell’azione e sceglie quindi di articolare l’opera in diciotto numeri (arie, duetti, quartetti, concertati, cori) distribuiti in tre atti senza soluzione di continuità.
Se trovate ancora biglietti per una delle tre repliche, non perdete l’esecuzione di questa straordinaria partitura eseguita in modo superlativo e accolta – ieri sera – da sei minuti di applausi.
Per correttezza di informazione, questo articolo è stato scritto dopo la prova generale… le prime sono spesso disturbate da chi va per farsi vedere e chi per vedere chi c’è… circensi del terzo millennio disinteressati alla musica, ma creano grande interesse nell’universo social e quindi… lasciamoli impicciare!
Didascalie immagini
i protagonisti di Cardillac
durante la prova generale
foto © Camilla Riccò – Terraproject – Contrasto
courtesy Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Cardillac
Opera in tre atti e quattro scene di Paul Hindemith
Libretto di Ferdinand Lion
da Das Fräulein von Scuderi di E.T.A. Hoffmann
Maestro concertatore e direttore Fabio Luisi
Regia Valerio Binasco
Scene Guido Fiorato
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Pasquale Mari
Personaggi e interpreti
- Cardillac Martin Gantner
- La figlia Gun-Brit Barkmin
- L’ufficiale Ferdinand von Bothmer
- Il commerciante d’oro Pavel Kudinov
- Il cavaliere Johannes Chum
- La dama Jennifer Larmore
- Il comandante della polizia militare Adriano Gramigni
- Figuranti speciali:
Elena Barsotti, Hannah Carolina Braus, Gaia Mazzeranghi, Irina Meniailova, Jane Tayar, Mohamed Ba, Giacomo Casali, Leonardo Cirri, Cristiano Colangelo, Matteo Mazzuccato, Leonardo Paoli, Pierangelo Preziosa
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
nuovo allestimento
debutto ieri sera
repliche:
mercoldì 9 maggio, ore 20:00
sabato 12 maggio, ore 15:30
martedì 15 maggio, ore 20:00
Dove e quando
- Fino al: – 15 May, 2018