A Belluno ritrova il suo fulgore il settecentesco Palazzo Fulcis, nuova sede della collezione d’arte del Museo Civico (conservata dal 1876 nel Palazzo dei Giuristi), a fronte di un meticoloso restauro e un adeguato progetto museografico. Il prestigioso edificio, un tempo residenza di un’altolocata famiglia bellunese, è stato recuperato dallo studio Arteco e consta di uno spazio espositivo di tremila metri quadrati, articolato in 5 piani e 24 stanze. Sfoggia stucchi e affreschi del ʼ700 opportunamente recuperati e un allestimento in cui figurano artisti del calibro di Bartolomeo Montagna, Domenico Tintoretto, Andrea Brustolon, Matteo Cesa, Ippolito Caffi, nonché collezioni di porcellane, disegni, incisioni ed esclusivi bronzetti e placchette rinascimentali.
Dunque più di 600 pezzi dell’antichissima collezione dei Musei Civici di Belluno, che comprende infatti opere che si collocano tra il medioevo e il ʼ900, dal 27 gennaio 2017 sono esposti in uno spazio museale che è destinato ad assurgere a gioiello culturale delle Dolomiti. E per celebrare l’apertura della fastosa dimora d’arte si è pensato a Tiziano, artista originario del Cadore; il suo capolavoro infatti, la Madonna Barbarigo, giunge per l’occasione dall’Ermitage di San Pietroburgo. L’opera, risalente al periodo maturo del maestro (anni ʼ50 del XVI secolo) e recentemente restaurata, è stata così amata da Tiziano da essere custodita nella casa-studio di calle dei Biri fino alla morte e a Palazzo Fulci è affiancata da due dipinti con il medesimo soggetto, provenienti da Budapest e da Firenze.
1 interni di palazzo fulcis
Il recupero e la destinazione a museo del palazzo bellunese rientrano nella fase di ripensamento culturale e identitario della città dolomitica e consentono anche di valorizzare la componente storica dell’edificio, nel cui cortile è stata portata alla luce una necropoli longobarda.
I primi interventi decorativi risalgono già agli inizi del ʼ700, quando Pietro Fulcis viene nominato Cavaliere di Malta e commissiona un ciclo mitologico. Poi, in occasione delle nozze di Guglielmo Fulcis nel 1776, l’architetto Valentino Alpago Novello amplia il palazzo unendo tre edifici precedentemente separati, realizza una nobile facciata, due imponenti portali d’accesso, un monumentale scalone e una sala d’onore, adornando gli interni con stucchi e raffinati pavimenti in seminato a motivi rococò, che nulla hanno da invidiare al modernismo catalano di Gaudì.
Il recente restauro ha mirato a non interferire sullo status originario e ha anzi consentito di svelare i leggeri decori del piano nobile, gli affreschi con cui Costantino Cedini nel secondo ʼ700 dipinge il soffitto del grande salone, i pavimenti autentici con decorazioni a rocaille e gli stucchi tardo barocchi dell’alcova. Il “camerino Fulcis” o “camerino d’Ercole” non è stato ancora inglobato agli spazi museali poiché appartenente a privati e da lì giungono i dipinti più importanti di Sebastiano Ricci (facenti parte delle collezioni civiche), come la turbinosa e caotica Caduta di Fetonte, collocata insieme ad altre due tele dello stesso ciclo nel terzo piano, l’unico in grado di consentire l’esposizione a parete dell’alta tela; il terzo piano è anche l’ambiente dedicato alle esposizioni temporanee e alla didattica.
2 interni di palazzo fulcis con allestimento
La storicità pregnante dell’edificio, connotato in modo definitivo e vincolante, ha determinato una vera e propria sfida museografica: le collezioni civiche devono essere ben conservate e ben fruibili ma al contempo organizzate in un allestimento che non disturbi il contesto. Dunque per alcuni dipinti sono stati utilizzati climaframe con cornice lignea dorata per sposarsi con lo spazio settecentesco e pannelli colorati che mimano tappezzerie e fondali di gallerie storiche, ma non a parete per non interferire con i decori delle sale. Il lapidario è esposto nel cortile.
Gli ampi spazi di Palazzo Fulci, a differenza di quelli limitati del Palazzo dei Giuristi, consentono di esporre opere prima sacrificate, seguendo un percorso cronologico; al primo piano è possibile ammirare un’importante raccolta di porcellane veneta del ʼ700, i gioielli Prosdocimi Bozzoli, le matrici xilografiche della tipografia Tissi e le raccolte grafiche del museo, comprendenti disegni, come l’album di Andrea Brustolon, o stampe, come il fondo Alpago-Novello.
Il percorso scandisce formazione e sviluppi della collezione civica, che si è formata tramite donazioni, a partire dai dipinti del medico bellunese Antonio Giampiccoli (1872). Simone da Cusighe, ad esempio, o gli affreschi della Caminata di Matteo Cesa, si fanno portavoce degli inizi dell’arte bellunese, di carattere quattro-cinquecentesco, insieme alle due esangui, e al contempo solide, Madonne con il Bambino di Bartolomeo Montagna, celebre per aver diffuso in Veneto il linguaggio di Giovanni Bellini e Antonello da Messina; luminoso e verosimile il seicentesco Cristo morto sostenuto dagli angeli di Jacopo Palma il Giovane, e, al secondo piano, vivace e metafisico il Paesaggio con ruderi classici di Marco Ricci, e fatto di sola luce e colore il Paesaggio con il ponte e ritorno dal pascolo di Antonio Diziani; abilissimo nell’intaglio ligneo Andrea Brustolon, ricordato da Honoré de Balzac in Il cugino Pons come il “Michelangelo del legno”. Sempre al secondo piano possiamo ammirare la raccolta di tavolette votive della chiesa di Sant’Andrea, fortemente rappresentative dei costumi devozionali della popolazione bellunese.
3 marco ricci paesaggio con ruderi classici 1720-1730
Ma grande protagonista di Palazzo Fulci è il cosmopolita Sebastiano Ricci, esponente del rococò e del barocco in Europa: sue, come già detto, le tre opere provenienti dal camerino Fulcis e temporaneamente esposte al terzo piano in attesa di essere ricollocate nel luogo d’origine: Caduta di Fetonte,  Ercole Onfale ed Ercole al bivio.
La mostra inaugurale su Tiziano è visibile sino al 1° maggio 2017 ed è curata da Irina Artemieva e Denis Ton. Alla ribalta in Italia La Madonna con il Bambino e Maria Maddalena, detta Barbarigo perché divenuta componente della nota collezione nobiliare veneziana dopo la morte dell’artista. Nel dipinto la Vergine regge il Bambino sulle gambe, portando una mano sul suo petto, mentre rivolge lo sguardo alla Maddalena che le porge un vaso d’alabastro. Tale modello devozionale viene ripreso e replicato nel tempo, anche oltre il XVI secolo, sicché in mostra si intende confrontare l’opera dell’Ermitage con un’altra versione autografa del soggetto, proveniente da Budapest, La Madonna con il Bambino e San Paolo, e con una significativa replica di bottega, La Madonna con il Bambino e Santa Caterina, proveniente dagli Uffizi.
4 tiziano vecellio madonna col bambino e maria maddalena olio su tela
È lo zar Nicola I, nel 1850, ad accaparrarsi la collezione di palazzo Barbarigo della Terrazza a Venezia, in seguito alla decisione della famiglia bellunese di metterla in vendita; giunta all’Ermitage la tela viene ridipinta con vernici giallastre che ne inficiano la lettura e la qualità, ma appare già chiaro che si situa intorno agli anni ʼ50 del ʼ500, quando Tiziano osa una pittura di tocco svincolata dalla nitidezza grafica dell’immagine e rivolta alla valorizzazione preziosa e sofisticata del colore e a una stesura a strati sovrapposti. Comunque è il restauro condotto dall’Ermitage e ultimato nel 2016 a rivelare il capolavoro assoluto realizzato dal maestro: Serghej Kisseliov ha restituito l’autentica brillantezza dei colori e dettagli inaspettati, come il manto dal colore blu acceso che riveste il capo della Madonna, la carnagione rosea della Vergine esaltata in tutta la sua freschezza e resa più realistica dall’ombra azzurrina del velo, la conformazione del velo stesso e il graduale passaggio chiaroscurale nello sfondo, che rende lo spazio più tridimensionale.
5 tiziano vecellio madonna col bambino e san paolo 1510
Per quanto concerne invece la stesura pittorica è stato notato che Tiziano ha impiegato tre tipi diversi di pigmenti blu per il manto, e le indagini a infrarosso e i raggi X hanno rivelato ripensamenti e variazioni soprattutto nella parte della Maddalena.
6 bottega di tiziano madonna con il bambino e santa caterina olio su tela
Ecco dunque denudato agli occhi degli italiani, nella patria natia di Tiziano, un capolavoro indiscutibile, d’omaggio al maestro veneto nonché al palazzo d’eccezione che lo ospita.

Dettagli

Orari:

  • Lunedì chiuso
  • Martedì, Mercoledì, Venerdì
    9.30-12.30; 15.30-18.30
  • Giovedì
    9.30-12.30; pomeriggio chiuso
  • Sab e Domenica
    10.00-18.30
Tiziano Vecellio, Madonna col Bambino e Maria Maddalena, olio su tela, 98x82 cm, San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage Interni di Palazzo Fulcis a Belluno Interni di Palazzo Fulcis con allestimento Marco Ricci, Paesaggio con ruderi classici, 1720-1730, tempera su pelle di capretto, Donazione Federici, 1910, 26x38,3 cm, Belluno, Museo Civico Tiziano Vecellio, Madonna col Bambino e Maria Maddalena, olio su tela, 98x82 cm, San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage Tiziano Vecellio, Madonna col Bambino e San Paolo, 1510, olio su tela, 108x96,5 cm, Budapest, Museo di Belle Arti, deposito della Hungarian National Bank Bottega di Tiziano, Madonna con il Bambino e Santa Caterina, olio su tela, 73×60cm, Firenze, Gallerie degli Uffizi