‘Non tenere nella tua casa nessuna cosa di cui non conosci l’utilità o che non consideri bella’
William Morris
Quando nel 1871 scoprì quello che definì il “Paradiso terrestre” di Kelmscott Manor, una tenuta nel cuore verde dell’Inghilterra tra le dolci colline delle Cotswolds, William Morris (1831-1896) – artista, scrittore, teorico, padre nobile del moderno design – ne amò a prima vista gli edifici, rimasti totalmente inalterati nel corso dei secoli e inseriti in maniera armoniosa nel paesaggio circostante, apprezzandoli come esempi di un’antica sapienza artigiana.
Morris prese in affitto la casa padronale, costruita agli inizi del XVII secolo e ampliata alcuni decenni dopo, condividendola per i primi tre anni con il pittore Dante Gabriel Rossetti e trascorrendo a Kelmscott Manor con la famiglia tutto il tempo che i numerosi impegni gli permettevano. Il sodalizio con Rossetti e con il gruppo dei Preraffaelliti durava ormai da lungo tempo, nella condivisione di intenti e di ideali: sia Rossetti che il pittore Edward Burne-Jones – quest’ultimo compagno di studi di Morris a Oxford – appartenevano alla Confraternita Preraffaellita, che traeva il proprio nome dalle corporazioni medievali e dalle botteghe quattrocentesche, e che aveva in Dante Gabriel Rossetti l’elemento catalizzatore.
Attenti alle problematiche sociali create dal rapido sviluppo della produzione in serie, che si andava sostituendo alla tradizione custodita dalle abili mani degli artigiani, sospesi tra la passione per il Medioevo e lo stile gotico e il disprezzo per il livellamento meccanicistico introdotto dalla rivoluzione industriale, Morris e i Preraffaelliti cercavano una nuova via per l’espressione artistica, nella convinzione che “Fintanto che il sistema della competizione nella produzione e lo scambio dei mezzi di sostentamento continuano, continuerà la degradazione nelle arti; e se quel sistema dovesse durare per sempre, allora l’arte è sconfitta e moriremo sicuramente“.
Nei versi de Il Paradiso terrestre, opponendosi drasticamente all’alienazione della vita moderna, Morris esorta il lettore: “Dimentica le sei contee coperte di fumo / dimentica gli sbuffi di vapore e i colpi di pistone / dimentica l’estendersi della spaventosa città“. Ispirato dalle idee di Karl Marx, Morris mirava a restituire un valore estetico al lavoro dequalificato dell’industria, trasformando l’operaio in un artigiano-artista e nobilitando la sua fatica quotidiana fino a portarla al livello di creazione artistica.
Partendo da questi presupposti, nel 1861 Morris aveva fondato insieme a Rossetti e Burne-Jones una società, nel cui laboratorio intendeva far rivivere lo spirito proprio delle botteghe artigiane di epoca medioevale: la produzione della Morris & Co. comprendeva oggetti di ogni genere, dagli elementi di arredamento alle vetrate, dagli arazzi alle carte da parati, fino ad abiti e gioielli. Celebri sono soprattutto le carte da parati – una settantina i disegni ancora oggi riprodotti – che secondo Morris avevano il compito di “trasformare i muri delle nostre camere in un bosco verde nel mese rigoglioso di giugno“.
A Kelmscott Manor Morris trascorse lunghi periodi fino alla morte, avvenuta nel 1896, in seguito alla quale la dimora fu acquisita dalla vedova per poi passare alle due figlie. Oggi appartiene alla Society of Antiquaries of London, che ha compiuto un accurato restauro conservativo: ai vari ambienti è stato restituito l’aspetto che avevano all’epoca di Morris, utilizzando per le carte da parati gli stessi stampi di legno che il laboratorio dell’artista aveva creato a questo scopo e recuperando tappezzerie e mobili originali. Le stanze, ciascuna delle quali prende nome dal colore dominante nell’arredamento, si susseguono in un insieme armonioso in cui la luce che proviene dal grande giardino crea riflessi mutevoli a seconda delle fioriture stagionali.
Al piano superiore, la camera da letto di Morris è arredata con un letto a baldacchino che riporta ricamati sulla mantovana – disegnata dalla figlia di Morris, May, come le cortine e il copriletto – i versi iniziali di un poemetto che l’artista compose For the Bed at Kelmscott (Per il letto a Kelmscott: un elogio della quiete e del riposo che il letto gli offriva nella “cara vecchia casa” in ogni stagione dell’anno, quando “la notte è fredda” e “il Tamigi scorre gelido“, o fra la primavera e l’estate, quando tutti gli uccelli cantano “nella città dell’albero“, e l’autore non osa quasi muoversi “nel timore che la terra e il suo amore svaniscano“.
Tanto fu amata la dimora di Kelmscott che quando nel 1891 Morris decise di lanciarsi nell’avventura dell’editoria, utilizzando le tecniche di stampa degli incunaboli cinquecenteschi, con xilografie ispirate allo stile dell’epoca, e stampando su carte realizzate a mano per produrre libri di altissima qualità – uno dei quali fu definito dal poeta Yeats “il libro più bello del mondo” – dette alla sua casa editrice il nome di Kelmscott Press. La facciata di Kelmscott Manor figura sul frontespizio del romanzo News from Nowhere (Notizie da nessun luogo), che Morris ambientò in un’utopica società del futuro, basata sulla condivisione di tutti i beni fra i cittadini.
Morris rimase profondamente deluso constatando che la produzione del suo laboratorio finiva con l’essere destinata al “lusso dei ricchi“, e che il suo sogno di una sorta di Arcadia medioevale, dove dalle mani dell’artigiano-artista uscivano oggetti belli e accessibili a tutti, risultava in contrasto con la realtà di un tempo in cui la produzione industriale abbassava i costi, a scapito di una qualità che veniva percepita dai più come un accessorio di carattere voluttuario.
Le teorie di Morris, alla base dell’Arts and Crafts Movement, costituiscono la fonte primaria di quel rinnovamento nel campo dell’architettura e delle arti applicate che si verificò tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, rappresentato dall’Art Nouveau e dal Bauhaus: quest’ultimo nasce in Germania nel 1919 ad opera di Walter Gropius, con l’intento di elevare la qualità dei prodotti industriali di ogni settore merceologico a livello di arte, avvalendosi della collaborazione di artisti in tutte le fasi del processo produttivo, dalla ideazione alla realizzazione finale. L’obiettivo era quello di contribuire, come aveva scritto William Morris, alla nascita di “una società in cui non esistano più né ricchi né poveri, né persone inattive né sovraccariche di lavoro, né lavoratori di concetto stressati né operai depressi, in una parola, in cui tutti possano vivere a parità di condizioni gestendo la propria vita senza sprechi, e con la piena coscienza che un danno a una persona è un danno per tutti“.