Il cappello di paglia di Firenze… nel 1851 il francese Eugene Labiche dà questo titolo alla sua farsa in cinque atti, chiarendo da subito che se nel diciannovesimo secolo si voleva un cappello di qualità, a Firenze bisognava andare. O meglio, nei dintorni della capitale di quello che allora era, ancora per poco, un Granducato. I comuni della piana come Signa, o sulla collina di Fiesole, sono stati i luoghi dove le manifatture hanno trovato la grande espansione. Non poteva quindi che nascere nel comune di Signa un museo dedicato a questo artigianato artistico, che ancora oggi dà lustro a questa zona della Toscana. Con il nuovo Museo Civico della Paglia, che è stato inaugurato lo scorso 10 giugno alla presenza del sindaco Giampiero Fossi, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, della presidentessa dell’associazione Museo della Paglia e dell’Intreccio Angelita Benelli, la direttrice del Museo Eleonora Tozzi e numerosi sindaci del Comuni limitrofi, prende forma qualcosa di importante, naturale evoluzione di una collezione nata più di vent’anni fa.
È collocato al centro della cittadina di Signa, in viale Mazzini, simbolo della centralità della paglia all’interno di questa comunità, in un edificio sviluppato su tre livelli e completamente rinnovato: un’importante operazione di recupero edilizio che fa perno sul Museo per una riqualificazione generale di tutto il centro storico del paese. L’intervento, curato e promosso dall’Amministrazione Comunale, restituisce ai cittadini preziose testimonianze sulla storia della lavorazione della paglia, che da anni caratterizza la produzione signese, e diffonde la storia e la tradizione della paglia di cui può farsi vanto la Toscana. La collezione del museo, che consta di oltre cinquemila pezzi, potrà così essere esposta, ovviamente a rotazione, permettendo di ammirare negli anni cappelli, borse, scarpe ed altri accessori che sono stati principalmente donati da privati cittadini. All’ingresso ci accoglie una scultura in gesso di Bruno Catarzi, che rappresenta una trecciaiola con cagnolino ai piedi, sotto un tetto di cappelli appesi al soffitto.
La prima sala espositiva al piano terra, superato il bookshop, è dedicata agli audiovisivi: sono stati installati infatti tre videoproiettori a soffitto per la riproduzione continua di filmati, fotografie, interviste sulla storia del Museo, che possono essere guardati seduti sui grandi pouf posizionati al centro della stanza. Altre due sale al piano terreno ospitano invece cappelli, forme e campionari di ditte della zona ancora in attività, che sono stati invitati a donare alcuni loro oggetti per dimostrare il legame fra il museo ed il territorio.
Sono arrivati oggetti particolari, come borse, scarpette da bimba, cappelli colorati o ricamati, lavori antichi e produzioni moderne che ci fanno vivere gli stili e le mode che si sono rincorse nella nostra società.
Salendo al primo piano, accompagnati da una cascata di cappelli, si trovano gli spazi dedicati all’esposizione della collezione storica. Fra macchine da cucire e antichi ferri da stiro, c’è anche una grande agguagliatrice, che serviva per fare mazzetti di paglia della stessa dimensione, ancora oggi potenzialmente funzionante. C’è poi un telaio della collezione di Fiesole, altro importante luogo di lavorazione della paglia.
È in queste sale che possiamo ammirare i più importanti cappelli, appartenenti alla collezione del Museo, realizzati soprattutto nel secolo scorso, collocati dentro a teche protettive dal design molto elegante. Alle pareti, per contestualizzare i manufatti, possiamo perderci in fotografie d’epoca o in bozzetti di moda, che possono meglio spiegare come si indossavano alcuni cappelli.
Bellissimo il colpo d’occhio di una parete con venti forme diverse di cappelli in legno, vere e proprie sculture dai colori caldi e dalle superfici levigate, accentate dalla luce in modo teatrale.
Una delle sale accoglie anche manichini con abiti in paglia e rafia, mentre per esperienze multisensoriali sono stati collocati dei vasi in vetro contenenti sementi e diversi tipi di materiali che permettono di toccare in modo autonomo il materiale grezzo e i suoi primi stadi della lavorazione.
Per concludere è stata pensata una “parete selfie” per scattare foto ricordo indossando cappelli di paglia in dotazione del Museo, che dovrebbe essere completata con uno specchio per potersi ammirare direttamente, come ci ha raccontato la presidentessa dott.ssa Angelita Benelli, che dagli anni ’90 si occupa del museo e che è consapevole di aver appena cominciato a dare forma a un’istituzione che si propone di essere moderna, coinvolgente, testimone della società passata e presente.
Importante sarà sistemare i cartellini esplicativi, decisamente poco leggibili per grandezza e colori scelti, così come dotare di maggiori spiegazioni le varie sezioni e i pezzi più significativi, completando l’allestimento previsto. In questo modo la visita al museo potrà diventare un incredibile viaggio da favola nel favoloso mondo della moda di paglia, ma soprattutto un modo per conoscere e magari avvicinare il pubblico al meraviglioso mondo della manifattura che ha reso così conosciuto questo territorio nel mondo.