Proseguono i grandi lavori al Museo Nazionale del Bargello con il riallestimento della Sala delle Maioliche e della Sala Islamica dove è recentemente arrivata una coppia di preziosi e rarissimi tappeti egiziani (mamelucchi) risalenti alla prima metà del Cinquecento, acquistati dallo Stato per la collezione del museo; Giovanni Curatola, Ordinario di Archeologia e storia dell’arte musulmana fa presente come “La collezione islamica del Bargello non è la più vasta raccolta del nostro Paese, ma è, indubbiamente, quella di maggiore importanza per qualità e tipologia delle opere, fra le quali spiccano indubbi capolavori assoluti. 

L’arte islamica al Bargello è straordinariamente rappresentativa di quella cultura artistica ai suoi massimi livelli: avori, metalli, ceramiche, tessili (ora rafforzati dall’acquisizione della coppia di tappeti cinquecenteschi egiziani), legni. Un eccezionale nucleo di oggetti – alcuni già nelle collezioni medicee – fra i più raffinati al mondo, che raccontano una storia di rapporti plurisecolari. Rinnovare l’allestimento con nuove vetrine e nuove tecnologie, per esempio nell’illuminazione, permetterà una sempre migliore fruizione di opere d’arte islamica che oramai sono fra le più note al mondo. Capolavori rarissimi che raccontano la storia di una cultura, quella musulmana, e la curiosità illuminata di grandi collezionisti a cominciare dai Medici“.

Alberto Boralevi, architetto e studioso di tappeti antichi, spiega: “Di tappeti mamelucchi, tessuti nell’ultimo periodo del Sultanato che regnò su Egitto, Siria e Palestina dal 1250 al 1517, se ne conoscono in tutto circa centoventi, frammenti compresi. In Italia ne sono rimasti solo una decina in musei e collezioni pubbliche, circa altrettanti in quelle private. Tuttavia a Firenze e Venezia, erano conosciuti e apprezzati già dalla fine del XV e durante il XVI secolo, come è documentato dai riscontri d’archivio. I due tappeti del Bargello sono una coppia perfetta, caso rarissimo, e sono stati tessuti contemporaneamente, forse su di un unico telaio, come sembra dimostrare la presenza degli abrashes (variazioni di colore) in identica posizione su entrambi”.

Si chiamano mamelucchi i tappeti di manifattura probabilmente del Cairo, tessuti nell’ultimo periodo, prima che il Sultanato venisse sconfitto dalle truppe dell’Impero Ottomano nel momento della sua massima espansione.
Il disegno tipico dei due nuovi manufatti è caratterizzato da una ricca ornamentazione a effetto caleidoscopico, con una gran varietà di motivi caratteristici come le piccole foglioline ad ombrello che alcuni identificano come foglie di papiro, pianta tipicamente egiziana.

Altra caratteristica è che il loro complesso e intricato disegno è realizzato con una ristretta gamma cromatica, normalmente di tre sole tonalità: il rosso, il verde e il blu, che può arrivare in rari casi fino ad un massimo di sei o sette colori, con l’aggiunta del giallo, del marrone scuro e del bianco avorio e talvolta di una tonalità di azzurro chiaro. I due tappeti non solo sono l’unica coppia “gemella” di questo genere di manufatto arrivata fino a oggi ma, considerata la loro “età”, anche in un buono stato di conservazione.

Tessuti insieme, sono del tipo a soli tre colori e quindi quasi sicuramente realizzati nell’ultimo periodo mamelucco, cioè il primo quarto del Sedicecismo secolo. Presentano ancora parte delle cimose originali e misurano rispettivamente due metri per centotrentasette centimetri e due metri per centotrentanove centimetri. L’armatura è in lana con orditi di colore giallo verdognolo e trame di colore rosa chiaro, quasi avorio. Il nodo è asimmetrico, com’è tipico nei tappeti di questa produzione e presentano una peculiare tipologia di disegno con una stella al centro, motivi geometrici e dei pannelli contenenti cipressi alternati a palme.

Le dimensioni originali dei due panni fanno pensare che fossero stati inizialmente pensati come copri-tavolo, ma non si può escludere che invece venissero usati ai lati di un letto. La coppia proviene dalla Villa Medicea di Camugliano a Ponsacco, venduta dal Granduca Ferdinando Il de’ Medici ai Marchesi Niccolini e si può ipotizzare che siano stati importati in Italia sin dall’epoca della loro tessitura e fino a oggi siano sempre rimasti nella villa.

Dettagli

Didascalia immagini

dettagli dei due tappeti mamelucchi acquistati per la collezione islamica del Museo Nazionale del Bargello

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: Museo Nazionale del Bargello - Via del Proconsolo, 4 - Firenze
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