“Ho lasciato Ferrara molti anni fa con un bagaglio di affetti e di immagini
 che ho sempre portato con me, ovunque sono andato.
 (Michelangelo Antonioni: Al di là delle nuvole)

La voce del protagonista apre con queste parole il film Al di là delle nuvole, che Michelangelo Antonioni e Wim Wenders girarono nel 1995. A Ferrara, che fa da sfondo al primo dei quattro episodi in cui si articola il film, Michelangelo Antonioni era nato nel 1912, ed è qui che si è inaugurato il 1° giugno 2024 lo Spazio Antonioni, in un simbolico ritorno a casa del grande regista. I due piani dell’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari sono stati completamente ridisegnati per ospitare una selezione del ricchissimo fondo di oggetti e documenti che il regista stesso e sua moglie hanno affidato al Comune di Ferrara, comprendente quasi cinquantamila pezzi.

L’Archivio Antonioni costituisce una testimonianza unica della creatività del regista, ripercorrendone non solo tutte le realizzazioni per il cinema ma anche l’attività critica, letteraria e artistica: film, manifesti, sceneggiature, fotografie, disegni e dipinti di Antonioni, i suoi libri e i suoi dischi, i premi e l’epistolario in cui figurano lettere dei maggiori protagonisti nella vita culturale del Novecento, da Roland Barthes a Umberto Eco, da Federico Fellini ad Andrej Tarkovskij. Questo prezioso patrimonio è arricchito dalla proiezione di sequenze dei film di Antonioni e dal confronto con opere visive che le hanno ispirate, a partire dalla produzione di maestri italiani della pittura quali Giorgio Morandi, Filippo de Pisis o Alberto Burri.

Il percorso si sviluppa cronologicamente, ripercorrendo le stagioni del cinema di Antonioni: dagli esordi, dopo il trasferimento a Roma nel 1940, con una serie di documentari tra i quali spicca la memoria dei paesaggi di acque e nebbie che circondano la città natale, narrati in Gente del Po. L’esperienza nell’ambito del neorealismo agli inizi degli anni Cinquanta, è seguita dai film di cui è protagonista Lucia Bosè, come La signora senza camelie, un affresco della mondanità oziosa e vuota che segna la borghesia del dopoguerra. Foto di scena, scritti, lettere, manifesti, opere visive di Antonioni e di maestri del Novecento accompagnano il visitatore verso la fase di riflessione dalla quale nasce Il grido, dove torna il paesaggio del Delta del Po, muto testimone dell’angoscia del protagonista.

La “trilogia della modernità” (L’avventura, L’eclisse, La notte)  che apre gli anni Sessanta introduce la presenza di Monica Vitti con uno straordinario documento visivo: una serie di provini in cui l’attrice, cambiando abiti e acconciature, dà vita a una galleria di figure femminili dalle personalità e dai caratteri sempre diversi, in un affascinante succedersi di personaggi mutevoli e sfuggenti. È ancora Monica Vitti ad accompagnare la prima esperienza nell’uso del colore che Antonioni fa con Deserto rosso: il disagio psicologico di una giovane donna in una civiltà segnata dai conflitti sociali e da una meccanizzazione alienante, avvelenata da un inquinamento tossico, è ambientato sullo sfondo del porto e del polo industriale di Ravenna.

Nella seconda metà degli anni Sessanta, lo sguardo di Antonioni indaga sulla cultura pop e hippy del mondo anglosassone con Blow Up e Zabriskie Point: nel primo, ambientato sullo sfondo della Swinging London, il protagonista – un fotografo di moda che tramite l’ingrandimento fotografico (blow up) ha la rivelazione di un delitto – si confronta con l’influenza del mezzo tecnico sulla percezione della realtà; Zabriskie Point apre gli scenari incontaminati del deserto californiano alla cultura hippy in fuga dal consumismo.

Dieci anni più tardi, il protagonista di Professione: reporter affronta, nella solitudine del deserto africano, l’impossibilità di sfuggire a sé stessi. La carrellata attraverso la parabola artistica di Antonioni si conclude con “Il ritorno in Italia”, una fase meditativa nella quale il regista riallaccia il legame con le proprie radici: emblematico, il primo episodio di Al di là delle nuvole (1995). Il percorso all’interno dello Spazio Antonioni è completato da quattro salette dedicate alla visione di sequenze tratte dai film del regista, ripercorrendo le tappe più significative della sua produzione.

Un capitolo a parte è riservato alla creatività pittorica di Antonioni e alla serie di paesaggi onirici delle Montagne incantate, realizzata a partire dagli anni Settanta: gli originali, tempere di piccolo formato, costituivano il punto di partenza, e successivamente venivano sottoposti a ingrandimenti fotografici fino a raggiungere le dimensioni desiderate: “È stato proprio fotografando e ingrandendo la superficie delle cose che stavano intorno a me che io ho cercato di scoprire quello che c’era dietro queste cose, quello che c’era al di là” dichiarava l’autore.

Infine, un ampio spazio polivalente è dedicato ad approfondire aspetti nel cinema di Antonioni particolarmente significativi, attraverso rassegne cinematografiche, seminari, eventi ed esposizioni tematiche. Fino al 29 settembre 2024, nella mostra Fuori fuoco: Giorgio Morandi / Cy Twombly, i dipinti di Morandi e gli scatti fotografici di Twombly messi in relazione con “l’eredità concettuale di Antonioni, evidenziano l’indagine capillare e al contempo assolutamente innovativa compiuta sui dispositivi della visione dai tre artisti“.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Esterno dello Spazio Antonioni a Ferrara
  2. La signora senza camelie, 1953 – Fotografia di scena di Giovanni Battista Poletto
  3. Sul set de Il grido, 1957
  4. La parete dedicata a Deserto rosso – Sul monitor scorrono le immagini di provini di Monica Vitti; la locandina della versione francese; sullo sfondo un’opera di Alberto Burri
  5. Al di là delle nuvole, 1995 – Fotografia di scena
  6. La sezione dedicata alla serie delle Montagne incantate
  7. Un allestimento della mostra Fuori fuoco: Giorgio Morandi / Cy Twombly nella sala polivalente dello Spazio Antonioni

in prima pagina:
Michelangelo Antonioni sul set di Blow Up (1966)

Sito web: https://artemoderna.comune.fe.it/1959/spazio-antonioni

Dove e quando

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