Quella del  MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna è davvero un’ottima iniziativa pensata per chi resta in città in estate in quanto, fino al 10 settembre, presenta la prima retrospettiva in Italia dedicata alla danzatrice, coreografa, regista, teorica e poeta Yvonne Rainer (San Francisco, 1934) nota per aver rivoluzionato il mondo della danza promuovendo negli anni Sessanta un approccio minimalista che trovava ispirazione nel naturale movimento cinetico del corpo e nella gestualità quotidiana.

La mostra Yvonne Rainer: Words, Dances, Films curata da Caterina Molteni, esplora le correlazioni tra la produzione coreografica, filmica e teorica dell’autrice a partire da una ricostruzione storica della sua transizione dalla danza al cinema (la sua carriera da regista ha inizio nel 1972 con l’uscita del primo film Lives of Performers) anche se nella seconda metà degli anni Sessanta aveva iniziato la produzione di una serie di video sperimentali, alcuni dei quali trovano spazio nelle coreografie come oggetti di scena, spesso pensati per essere in dialogo con i corpi dei performer.

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Nel percorso espositivo è stata posta la massima attenzione per tracciare il passaggio e affondandone le radici nell’impostazione intermediale delle performance degli anni Sessanta e Settanta dove parlato, proiezioni di fotografie, testi e immagini in movimento ricoprivano un ruolo centrale.
Già dalle prime coreografie, Rainer include versi e brevi frasi che sviluppa, successivamente, in veri e propri dialoghi o monologhi registrati.

Pertanto, l’esposizione si presenta come un suggestivo percorso a ritroso dall’analisi della produzione filmica, riportando alla luce gli elementi formali ricorrenti nella struttura della sua danza e nelle tematiche di impronta socio-politica, dallo scoppio della guerra in Vietnam sino all’avvicinamento al movimento femminista, imponendosi a caratteri distintivi della sua attività cinematografica.

Se nella performance il corpo assume un ruolo politico perché presentato nella sua inderogabile materialità al di là di qualsiasi finzione narrativa, nei film è l’interiorità umana a trovare spazio nella sua complessità psicologica.
È l’attenzione alle emozioni come “fatti” (Feelings are facts è il titolo del suo memoir del 2006) a segnare la decisione di dedicarsi alla sceneggiatura e alla regia, trovando nel racconto, e nella sua capacità di coinvolgere e immedesimare il pubblico, lo strumento attraverso il quale trasformare una storia personale in una questione politica.

Significativa è la scelta museale di garantire, con biglietto di ingresso, un secondo accesso a partire dal giorno successivo a quello della prima visita, così da programmarlo quando si proiettano i film scelti e visibili comodamente in uno spazio appositamente creato come un piccolo cinema.
Il calendario delle proiezioni è il seguente:

  • Lives of Performers, 1972 (b/n, 90 min)
    Sempre in visione, dal martedì alla domenica
    Si tratta del primo film di Yvonne Rainer, in cui la danza e il suo mondo fanno da sfondo al “melodramma” di un triangolo amoroso.
  • Film About a Woman Who…, 1974 (b/n, 105 min)
    In programmazione ogni martedì, h 14:00 e 19:00
    Il film ripercorre la storia di una donna rivelando la psicologia e le dinamiche di potere di una relazione in crisi.
  • Kristina Taking Pictures, 1976 (col., 90 min)
    In programmazione ogni mercoledì, h 14:00 e 19:00
    Il film racconta di una addomesticatrice di leoni che da Budapest si trasferisce a New York per intraprendere la carriera da coreografa.
  • Journeys from Berlin/1971, 1980 (col., 125 min)
    In programmazione ogni giovedì, h 14:00 e 19:00
    L’opera si sviluppa come una lunga sessione di terapia dove una donna confessa a diversi psichiatri esperienze quotidiane di repressione e potere.
  • The Men Who Envied a Woman, 1985 (col., 125 min)
    In programmazione ogni venerdì, h 10:00 e 19:00
    Il film ricostruisce la fine di un matrimonio attraverso la figura di un uomo che sembra conoscere troppo bene i discorsi alla base dell’emancipazione femminile.
  • Privilege, 1990 (col., b/n, 103 min)
    In programmazione ogni sabato, h 10:00 e 19:00
    Il film è dedicato alla menopausa e intreccia storie di donne a vicende che mettono in rilievo il privilegio sociale sia esso di genere, classe o etnia.
  • Murder and murder, 1996 (col., 113 min)
    In programmazione ogni domenica, h 10:00 e 19:00
    Il film racconta la storia di un amore di mezza età tra Mildred, lesbica da una vita, e Doris, innamorata di una donna per la prima volta, presentandosi come una meditazione sull’invecchiamento femminile, la sessualità lesbica e il cancro al seno in una cultura che glorifica la giovinezza e il romanticismo eterosessuale.

In questo modo sarà possibile seguire interamente tre film per una panoramica esaustiva.

Dettagli

IL PERCORSO ESPOSITIVO

La mostra prende avvio da Trio A (1978), video di documentazione della coreografia del 1966 che ha reso Rainer nota internazionalmente, in cui emerge l’approccio minimalista basato sulla progressiva eliminazione di tutte le componenti drammaturgiche che caratterizzano la danza moderna. L’esposizione di virtuosismi tecnici, la centralità di grandi personalità, l’elevazione del danzatore a figura eroica e straordinaria lasciano spazio a una visione “ordinaria” del movimento sviluppata tramite un’impostazione dell’azione legata al “simil-compito” (task-like), in grado di generare un movimento (alzare un braccio, inclinare il bacino) in un tempo e con un investimento di energia reali e non mimetiche. Un’opera “manifesto” che fornisce al pubblico le coordinate metodologiche dell’impostazione coreografica di Rainer.

Il percorso prosegue nella Galleria che presenta le proiezioni dei cinque film sperimentali realizzati da Rainer tra il 1966 e il 1969, considerati dall’autrice come “film amatoriali”, appunti visivi della sua riflessione sul corpo in movimento.
Hand Movie (1966) è realizzato dall’autrice in ospedale durante un periodo di degenza e presenta una sensuale coreografia per mani.
Line (1969) è un esperimento sulla percezione di un oggetto in movimento lungo una diagonale, nello specifico si tratta di una perlina che passa lungo un filo, e sulle conseguenze prospettiche dell’irruzione in primo piano di una figura umana.
Altri tre film trovano spazio al centro della sala, simulando quello che era stato il loro utilizzo in scena a completamento del setVolleyball (1967), consiste nella ripresa a camera fissa di due gambe che calciano lentamente un pallone, originariamente concepito per The Mind is Muscle (1968) con lo scopo di attivare un un dialogo con i performer, le cui gambe erano visibili al pubblico attraverso lo spazio lasciato libero tra palco e schermo, generando così una co-presenza di movimenti. Rhode Island Red (1968) è una veduta voyeuristica dell’interno di un allevamento di polli in Vermont, utilizzato nella performance intitolata Rose Fractions (1969), mentre Trio Film (1968) ritrae un dialogo muto tra due persone nude (Steve Paxton e Becky Arnold) che si passano una palla tra un divano e due sedie, pensato da Rainer per essere installato sul proscenio e utilizzato più volte tra il 1968 e 1969.

La Sala delle Ciminiere si trasforma in un cinema per accogliere le proiezioni dei lungometraggi diretti da Rainer dal 1974 al 1996, recentemente restaurati dal MoMA – Modern Art Museum di New York con il supporto di The Celeste Bartos Fund for Film Preservation, le cui sceneggiature sono state tradotte per la prima volta in italiano. Definiti dall’artista “storie autobiografiche, confessioni false, narrazioni compromesse, documentari minati, dissertazioni non accademiche, intrattenimenti dialogici”, i film intrecciano la sua storia personale con temi sociali e politici, avendo come soggetto principale quello dell’identificazione della donna nella società e la rappresentazione della figura femminile nel cinema. Psicoanalisi, post-strutturalismo, teorie femministe, post-colonialismo insieme a un audace sperimentazione narrativa sono impiegati da Rainer per porre il pubblico in una posizione attiva, in grado di emanciparsi e riconoscere i cliché sociali che caratterizzano la nostra contemporaneità.

Didascalie immagini

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
vedute di allestimento
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2023

Foto RMphotostudio  

(foto 1) Lives of Performers, 1972, fotogramma da video,
courtesy Zeitgeist Film, Kino Lorber

 

Orari di apertura

martedì e mercoledì ore 14:00-19:00
giovedì ore 14:00-20:00
venerdì, sabato, domenica e festivi ore 10:00-19:00
chiuso lunedì non festivi
(il biglietto di ingresso garantisce un secondo accesso a partire dal giorno successivo a quello della prima visita)

 

Dove e quando

Evento:

Indirizzo: MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna - via Don Minzoni, 14
[Guarda su Google Maps]

Fino al: 10 Settembre, 2023