Palazzo Magnani e i Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia ospitano fino al prossimo 8 marzo la mostra What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura, percorso espositivo che indaga le origini e gli sviluppi della simbiosi tra vita quotidiana, arte e decorazione per poi affrontare, in modo dettagliato, le esperienze del Novecento e del nuovo millennio in cui i temi dell’Ornamento sono stati di nuovo rimessi in gioco. 

L’esposizione ripercorre così numerose declinazioni in cui si esplica l’azione ornamentale attraverso oltre duecento opere provenienti da importanti collezioni private e da istituzioni museali nazionali e internazionali. Il progetto, a cura di Claudio Franzoni e Pieluca Nardoni, è frutto di un lavoro importante messo i in campo dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, presieduto da Marzia Faietti e composto da Gerhard Wolf, Vanni Codeluppi, Marina Dacci e Walter Guadagnini.

Cluadio Franzoni, osserva: «La “bellezza del mondo” – sostiene Leonardo attorno al 1492 – si compone di “luce, tenebre, colore, corpo, figura, sito, remozione,propinquità, moto e quiete; le quali sono dieci ornamenti della natura”. Con uno sguardo inconfondibilmente legato alla visione prospetticarinascimentale, Leonardo associa “ornamento” a “natura” e “bellezza”.Con parole nostre, ben più povere, potremmo dire: l’uomo è ospite di unmondo abbellito dalla natura, che lo orna con la sua multiforme varietà. 

Ma è anche vero quanto affermava Michelangelo, e cioè che “ognuno,senza saperlo, sta dipingendo questo mondo, sia nel creare e produrrenuove forme e figure, come nell’indossare vari abbigliamenti, sia nel costruiree occupare lo spazio con edifici e case dipinte, come nel coltivare icampi, nel fare pitture e segni lavorando la terra, nel navigare i mari conle vele, nel combattere e dividere le legioni, e finalmente nelle morti e neifunerali, come pure in tutte le altre operazioni, gesti e azioni”.

Italo Calvinoannotava proprio queste parole a proposito dei disegni di Saul Steinberg; eaggiungeva che esse “sconvolgono il rapporto tra mondo e arte” e ci aprono“un nuovo orizzonte in cui il mondo vissuto è visto come un’opera d’artee l’arte propriamente detta come arte al secondo grado o semplicementecome parte dell’opera complessiva”.

Viviamo in un mondo arricchito dagli “ornamenti della natura”, maa nostra volta lo modifichiamo con nuove “forme e figure” (non necessariamentegradevoli). Questo continuo lavorio di trasformazione (che nonsempre è abbellimento), prima di essere compiuto da quella che chiamiamoarte, viene messo in opera dall’ornamento

Da queste premesse, la rassegna propone diverse sezioni. La prima s’inoltra nel mondo naturale per analizzare come piante e animali si ornino modificando il loro aspetto esteriore e per indagare le ragioni di queste provvisorie o permanenti alterazioni della propria forma esterna.

La seconda si concentra sulla pratica, da sempre usata dall’uomo, di adornare il proprio corpo, attraverso gli indumenti e gli accessori, come orecchini, collane, monili vari, nei quali il ruolo “ornamentale” è almeno pari a quello funzionale. Uno degli itinerari offerti dalla mostra è interamente dedicato a un’esperienza locale sbocciata nella prima metà del Novecento, quella dell’Ars Canusina, inventata e condotta dalla psichiatra reggiana Maria Bertolani Del Rio (1892-1978), all’interno del manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia

Una sezione segu l’evoluzione del motivo ornamentale vegetale nei secoli e nelle varie culture, dai vasi attici ai capitelli romanici, alle traduzioni ottocentesche di William Morris, a cui si aggiunge il motivo dell’intreccio; allontanandosi da una visione naturalistica e prendendo spunto a volte dalle stesse pratiche artigianali legate, per esempio, all’oreficeria e alla produzione di tessuti, il Medioevo predilesse la descrizione minuziosa di grovigli, trame intricate, nodi. Il visitatore è catturato dagli ipnotici motivi a nodo dei plutei dell’abbazia di Bobbio (IX sec.) e delle incisioni ricavate da disegni di Albrecht Dürer e Leonardo da Vinci.

Proseguendo, una serie di sale contestualizzano e illustrano l’attuale visione dell’ornamento, perfezionatasi tra Ottocento e Novecento: l’infatuazione per l’elemento ornamentale che caratterizza la seconda metà del XIX secolo (da William Morris al clima Art Nouveau, con opere di Morris, Mucha e Moser) si scontra con il rifiuto totale della decorazione a favore della mera funzionalità dell’oggetto (da Adolf Loos a Le Corbusier fino a Marcello Nizzoli).

Dalla seconda metà del Novecento, fino ai nostri giorni, si assiste a una rivincita delle forme ornamentali. L’Ornamento si è infatti insinuato anche in una cultura figurativa apparentemente avversa come quella di molte avanguardie artistiche tra il primo Novecento e il secondo dopoguerra. Al precedente clima Art Nouveau si contrappongono, in arte, le Avanguardie storiche, come i Cubisti, i Futuristi, gli Astrattisti di vario genere, interessate per lo più a raffigurare le “essenze” del mondo.

Ancora oltre per osservare i modi con cui l’arte occidentale del Novecento assume le tendenze decorative di culture distanti nello spazio o nel tempo e chude idealmente il percorso un approfondimento nel campo della musica.
Accompagna l’evento espositivo un bel catalogo edito da Skira.

Didascalie immagini

  1. Henri Matisse, Jazz (VIII Icaro), 1947, Paris, Tériade, pp. 156 non rilegate, 42,5 x 35,5 x 3,8 cm, Tavole illustrate, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale © su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo/Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
  2. Keith Haring, Untitled (Egypt), 1982, acrilico su carta, 100×130 cm, Milano, Collezione Consolandi  © Roberto Marossi
  3. Alessandro Bonvicino detto Il Moretto, Ritratto di un conte Martinengo, prima metà del XVI sec., olio su tela, 83,5×67,8 cm, Montichiari (BS), Museo Lechi
  4. Andy Warhol, Flowers, 1970, serigrafia, 91×91 cm, Milano, Collezione Consolandi © Roberto Marossi
  5. Shirin Neshat , Women of Allah, 1994, fotografia, 52,5×41,5 cm, Milano, Collezione Consolandi  © Shirin Neshat
  6. Victor Vasarely, Sin Dell-A, 1980, olio su tela, 66×66 cm, Collezione Mongino © Bruno Bani
  7. Disegno di Leonardo da Vinci, incisore milanese, Nodo vinciano, 1497/1500, incisione su rame, 250×198 mm, Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca
  8. Owen Jones, The Grammar of Ornament; illustrated by examples from various styles of ornament; one hundred folio plates, drawn on stone by F. Bedford and printed in colours by Day and son, 1856, London, Day and son, pp. 106, 100 c. di tav.: ill.; 56x38x5 cm, Modena, Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti
  9. Malcolm Kirk, Samo tribesman, Sokabi village, Western Province, 1978 © Malcolm Kirk and The Metropolitan Museum of Art, New York
  10. ablo Picasso, Piere Reverdy, Le Chant des Morts. Poemes, Lithograhies originales de Pablo Picasso, 1948, Paris, Tériade, pp. 138 con 125 litografie originali tirate a rosso, 422×324 mm, Busseto (PR), Biblioteca Fondazione Cassa di Risparmio di Busseto, Donazione Corrado Mingardi

In copertina un particolare di
Noce di Cocco, gusci intagliati (“Cocos nucifera – Noce di cocco. Frutto dimezzato e vuoto” definizione dal Catalogo-Guida della Collezione di Lazzaro Spallanzani. Jona A., 1888), seconda metà del XVIII sec. noce

Orari
da martedì a venerdì 10-13 / 15-19
sabato e festivi 10-19

Dove e quando

Evento: Palazzo Magnani (corso Garibaldi, 29) – Chiostri di San Pietro (via Emilia San Pietro 44/C) – Reggio Emilia
  • Fino al: – 08 March, 2020