“L’allievo ha superato il maestro”. Quante volte capita di sentirlo dire?
Ma ne siamo sempre davvero certi? E se l’allievo avesse avuto semplicemente maggiore fortuna per particolari congiunture astrali? E se pensassimo che invece il maestro sia stato tristemente vittima di denigrazioni e maldicenze? Magari non si è riusciti a far risuonare abbastanza il proprio nome per mancanza di quella venale boria che poi, per molti, ha rappresentato la salvezza?
Ma si sa. Alla fine è solo la storia che rende davvero protagonisti e ripaga, anche se solo attraverso la memoria, restituendo dignità e giusto valore a chi – davvero – quella stessa storia l’ha segnata.

E per qualcuno è arrivato il glorioso momento. A Firenze, infatti, fino al 14 luglio è tempo per riscoprire il pittore, scultore e orafo fiorentino Andrea di Michele di Francesco di Cione (1435-1488), per i più passato alla storia col nome di Andrea del Verrocchio, soprannome che gli sarà cucito addosso essendosi formato nel laboratorio di Francesco di Luca Verrocchio, dove il giovane Andrea aveva imparato il gusto del dettaglio.
Con i suoi maestri Donatello e Desiderio da Settignano, scoprirà la scultura monumentale e la sua carriera vola e attorno al 1470 è il massimo bronzista dei suoi tempi.
Verrocchio, il maestro di Leonardo”: nel fiorentino Palazzo Strozzi, vanno in scena l’inventiva, la delicatezza e l’eleganza proprie dell’uomo che fece da figura-ponte tra il primo Rinascimento di Donatello e la maniera moderna, quell’artista che con la sua bottega – allora al centro del mondo – dettò legge nella Firenze mediceo-laurenziana.
Una mostra pensata e fortemente voluta dai curatori Francesco Caglioti e Andrea De Marchi al fine di rivalutare – alla luce di quanto ha saputo infondere nei suoi contemporanei e nei suoi allievi – il grande ruolo che il Verrocchio ebbe non solo come maestro di artisti diversissimi tra di loro ma anche in quanto artista sommo, capace di padroneggiare tutte le tecniche dello scibile artistico.

È la seconda metà del ‘400, l’epoca di Lorenzo il Magnifico, di una fervida Firenze crocevia di personaggi e culture, in cui si incontrano e confrontano artisti del calibro di Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Domenico del Ghirlandaio, Lorenzo di Credi e Bartolomeo della Gatta.
Nomi altisonanti che proprio nel Verrocchio videro il loro maestro, compagni di un giovane Leonardo che – al tempo – osservava e faceva tesoro dei suoi insegnamenti.
E solo in tale contesto il genio universale di Leonardo sarebbe potuto nascere e crescere.
In questo clima di confronti e scambi costanti, il Verrocchio nel 1470 sfida gli imprescindibili canoni fiamminghi dedicandosi al virtuosismo e caricando le sue figure di una grande tensione che riesce a smorzare all’interno di una silente armonia. Esempio altissimo ne è la Madonna di Volterra, mai eguagliata nonostante le ripetute rivisitazioni del Perugino e del Ghirlandaio che, però, non faticarono tanto a divenire celebri in tutta la penisola.

Come già si evince dal titolo, la mostra vuole avere l’arduo compito non solo di rivendicare la straordinaria statura artistica del Verrocchio – e ciò implica il tener conto della sua estrema versatilità nella scultura del marmo, della terracotta e del bronzo, ma anche nella produzione grafica, nei disegni e soprattutto nella pittura – ma lo fa accostandolo alle opere dei suoi più “fortunati” allievi, tra i quali emerge proprio il genio di Vinci.
Non a caso il capolavoro di naturalezza del Verrocchio, la Dama dal mazzolino, proprio per la sua sensibilità delle mani, sarà presa da esempio ed emulata da Leonardo nei suoi disegni.

Nonostante sia stato maestro di tanti grandi e a capo di una bottega ormai lontana da quelle medievali ma sempre più vicina alla sconvolgente modernità dell’accademia, spesso si è minimizzato sulla sua potenza espressiva e sulla qualità – colpa anche del Vasari che se da un lato ne ammira la perizia tecnica allo stesso tempo lo taccia di eccessivo perfezionismo, di diligenza e di studio.
Ma la particolarità del Verrocchio sta anche in questa precisa e strenua analisi tecnica e formale del dettaglio, poi restituito nella sua essenza in un’elegantissima visione d’insieme.
Inserita tra gli eventi per i 500 anni dalla morte del vinciano Leonardo, con 120 opere provenienti da circa 70 musei e collezioni internazionali (ma anche da chiesette toscane e marchigiane ricche di tesori restaurati dopo il terremoto), la mostra è la prima retrospettiva interamente dedicata alla riscoperta del Verrocchio.
Una grande collezione che mette a disposizione del grande pubblico anche sette opere degli esordi di Leonardo.
Tra queste è proposta una meravigliosa scultura in terracotta di Madonna col Bambino prestata dal Victoria and Albert Museum di Londra, dove è esposta come opera di Antonio Rossellino ma che i curatori della mostra fiorentina attribuiscono al giovane genio di Vinci.

Volti, profili e panneggi. Dolci e timide sono le espressioni delle Madonne del Verrocchio, tanto quanto quelle dei suoi bambini – così reali e paffuti – resi anche sotto forma di putti e spiritelli come nel Putto col delfino, magnifico bronzo realizzato per la fontana di Palazzo Vecchio e restaurato per l’occasione.
Altro capolavoro in bronzo del Verrocchio, eloquente richiamo al suo maestro Donatello ma anche espressione di una innovazione iconografica, è il giovane David vittorioso, un concentrato di tanta naturalezza ma anche di notevole eleganza nella forma e nella posa (tipico esempio di stile mediceo-laurenziano proprio di almeno due generazioni di artisti italiani e d’oltralpe).

Fuori da Palazzo Strozzi, la mostra continua al Museo Nazionale del Bargello con due sezioni speciali, allestite come conclusione del percorso espositivo. In tutta la sua imponenza ci viene “donato” il capolavoro massimo e ultima opera fiorentina del Verrocchio maturo, ovvero Incredulità di San Tommaso: una nuova immagine del Cristo che l’artista inventa per rappresentare la scena sacra, subito ammirata come esempio di perfezione e di unione tra il divino e una nobilitata umanità.
Ai piedi del gruppo in bronzo, una serie di busti in terracotta policroma – molti esposti per la prima volta – esprimono la singolare fortuna che questa variante del volto di Cristo ebbe immediatamente a Firenze, considerato il più bel volto mai scolpito.

La mostra si conclude con la sezione dedicata alle Crocifissioni: in pochi conoscono il Verrocchio anche come scultore del legno e sono varie le fonti che ce lo tramandano anche se poche sono le testimonianze artistiche pervenuteci. In mostra un singolare crocifisso attribuitogli nel 1979 e per l’occasione accompagnato da una serie di opere di diverso formato – sintomo di una diffusa iconografia della Crocifissione sia di piccolo formato (tipico di una devozione privata) ma anche monumentale – realizzate da seguaci e allievi diretti e indiretti di Verrocchio.
Quel che vien fuori da questa ultima sezione espositiva è proprio questo aspetto del tutto inedito: l’importanza dell’artista anche per la formazione dei maestri “lignaioli”.

Tra eleganza e naturalezza, in quell’ideale laboratorio del genio dove le Madonne fanno scuola, si impongono quindi uno spirito e un ingegno assoluti, focolari di tutte le tendenze più innovatrici senza le quali l’universalità di Leonardo non sarebbe stata così immediata o forse avrebbe preso un’altra forma.
Dall’urgenza di comprendere il maestro e l’artista, con questa mostra – che a settembre sarà ospitata alla National Gallery of Art di Washington – si prende coscienza di quanto il mondo dell’arte di ieri e di oggi gli sia debitore.
Anche se per poco e idealmente, Firenze torna al tempo di Lorenzo, al centro di quel mondo in cui il Verrocchio è il suo eroe celato.

 

Didascalie immagini

  1. Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), Madonna col Bambino, 1470 o 1475 circa. Tempera e olio su tavola, cm 75,8×54,6. Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie, inv. 104° ©Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie / Christoph Schmidt
  2. Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), Madonna col Bambino e due angeli (Madonna di Volterra), 1471-1472 circa. Tempera su tavola, cm 96,5×70,5. Londra, The National Gallery, inv. NG296 (acquisto 1857) © The National Gallery, London
  3. Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), Dama dal mazzolino, 1475 circa. Marmo, cm 59x46x24. Firenze, Museo Nazionale del Bargello, inv. Sculture 115
  4. Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519), Braccia e mani femminili; Testa maschile in profilo, 1474-1486 circa. Punta d’argento e punta di piombo, con ritocchi successivi dei profili in matita nero-grigiastra tenera, il tutto lumeggiato con biacca a pennello e a gouache, su carta preparata leggermente in rosa color pelle, mm 215×150. Castello di Windsor, Royal Library, The Royal Collection Trust, inv. RCIN 912558 (concesso in prestito da Sua Maestà la Regina Elisabetta II). Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2019
  5. Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519), Madonna col Bambino, 1472 circa. Terracotta, cm 49x27x24,5. Londra, Victoria and Albert Museum, inv. 4495-1858 ©Victoria and Albert Museum, London
  6. Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), Spiritello con pesce (Putto col delfino), 1470-1475 circa. Bronzo, cm 70,3×50,5×35. Firenze, Musei Civici Fiorentini-Museo di Palazzo Vecchio, inv. MCF-PV 2004-10615. Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo di Friends of Florence / 7_Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), David vittorioso, 1468-1470 circa. Bronzo con tracce di dorature, cm 122 x cm 60 x 58. Firenze, Museo Nazionale del Bargello, inv. Bronzi 450 (testa di Golia) e inv. Bronzi 451 (David). Musei del Bargello, Firenze. Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali
  7. Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488), Incredulità di san Tommaso, 1467-1483. Bronzo con dorature. Gruppo: cm 241x140x105; Cristo: cm 241 x 94 x 60, San Tommaso: cm 203 x 90 x 90. Firenze, Chiesa e Museo di
  8. Orsanmichele (dal tabernacolo dell’Università della Mercanzia) Musei del Bargello, Firenze. Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali
  9. Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 circa – Venezia, 1488) e collaboratori, Crocifisso, 1475 circa. Legno intagliato, sughero, gesso e lino dipinti (su croce non originale; braccia rifatte) altezza Cristo 98 x 103. Firenze, Museo Nazionale del Bargello, inv. Depositi 60 (in deposito dalla Venerabile Confraternita di San Girolamo e di San Francesco Poverino). Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali

IN COPERTINA
Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519), Panneggio di una figura seduta, vista quasi frontalmente,
1475-1480 circa, acquarellature marroni, tempera grigia e biacca su tela di lino preparata in colore grigio (tracce di contorno
a penna e punti ad inchiostro nero con funzione preparatoria; gli angoli superiore e inferiore a sinistra sono risarciti e intonati
di grigio; controfondato) mm 266 x 233. Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques, inv. 2255.
Photo © RMN- Grand Palais (musée du Louvre) / Michel Urtado

Dove e quando

Evento: Verrocchio, il maestro di Leonardo Palazzo Strozzi – Firenze