”Vorrei tentare di tracciare le linee di questa immagine prima che vada perduta per sempre, e di raccogliere, per quanto mi sia possibile, il monito che proviene da ognuna delle onde che battono inesorabili, simili ai rintocchi della campana a morto, contro le pietre di Venezia”
(John Ruskin, The Stones of Venice, vol. I, ch. I, § 1)

Pubblicati per la prima volta tra il 1851 e il 1853, i tre volumi di The Stones of Venice (Le pietre di Venezia) costituiscono un trattato sistematico e descrittivo che John Ruskin (Londra, 1819 – Brantwood, 1900) dedicò all’arte e all’architettura veneziane dall’epoca bizantina al Gotico e fino al Rinascimento, integrandolo con una storia generale della città. Ruskin, scrittore, poeta, pittore e critico d’arte, fu uno dei protagonisti della vita intellettuale britannica in epoca vittoriana, artefice di quella “riscoperta del gotico” iniziata nell’età romantica, che caratterizzò il suo tempo. Quando The Stones of Venice  fu pubblicato, Venezia, dopo la breve parentesi della Repubblica di San Marco – nata dai moti del 1848 e durata appena un anno – era tornata a far parte dell’impero austriaco, e tale rimase fino all’annessione al regno d’Italia nel 1866.

Ruskin visitò per la prima volta Venezia nel 1835 all’età di sedici anni e vi tornò più volte, l’ultima nel 1888, ammaliato dal fascino e dalla fragilità di una città unica al mondo, che gli appariva “un fantasma sulle sabbie del mare, così debole, così silenziosa, così spoglia di tutto all’infuori della sua bellezza”. Questa storia d’amore durata una vita è al centro della rassegna John Ruskin. Le pietre di Venezia che si tiene nelle sale del Palazzo Ducale di Venezia dal 10 marzo al 10 giugno prossimo. Al Palazzo Ducale Ruskin dedicò uno studio appassionato, fissandone innumerevoli immagini nei suoi taccuini di schizzi e in acquerelli, eseguendo rilievi architettonici e calchi in gesso di elementi decorativi. Il suo studio delle architetture veneziane si focalizzava in particolare sugli edifici religiosi e civili realizzati in quello stile gotico che per Ruskin rappresentava il momento più elevato, sia estetico che etico, della storia dell’arte e dell’architettura: Sulla natura del Gotico è il titolo del capitolo centrale in The Stones of Venice.

Gli interessi di Ruskin abbracciarono vari e molteplici campi del sapere, non limitandosi a quello dell’arte ma affrontando anche studi di botanica e mineralogia e spaziando fino all’etica sociale – con l’aspirazione a una società a dimensione umana in grado di offrire a tutti la felicità (una visione che affascinò Gandhi), in contrapposizione al diffuso materialismo e meccanicismo. Nella volontà di indagare e fissare la realtà che lo circondava, Ruskin espresse il suo talento artistico in un numero enorme di disegni a penna e acquerello, un genere in cui eccelse, tanto da poter essere considerato “il più grande acquarellista dell’età vittoriana”, come scrive nell’introduzione alla mostra la curatrice Anna Ottani Cavina.

In molte di queste opere la descrizione analitica dei dettagli si accompagna al non finito, tanto che le architetture rappresentate minuziosamente sembrano emergere all’improvviso dalle nebbie evanescenti che le circondano, come vascelli fantasma approdati in laguna. Tale aspetto “visionario” dell’arte di Ruskin fa comprendere l’emozione che, studente a Oxford, provò quando ebbe modo di conoscere il grande pittore Joseph Mallord William Turner; l’incontro con l’ormai anziano artista ebbe un’importanza determinante sulla formazione di Ruskin, e segnò l’inizio di un rapporto destinato a durare fino alla morte di Turner, nel 1851. Con i suoi scritti Ruskin – in particolare nel trattato dedicato ai Modern Painters – si adoperò per valorizzare l’opera di Turner, spesso poco compresa dal pubblico del suo tempo, che considerava di una modernità dirompente, emanazione di un artista al quale “la natura ha dato un occhio particolare e un’immaginazione selvaggiamente bella”.

Nella mostra di Palazzo Ducale sono presenti alcune vedute veneziane di Turner, come Venezia. Punta della Dogana e Santa Maria della Salute – proveniente dalla National Gallery di Washington – e Venezia, cerimonia dello Sposalizio del mare, della londinese Tate Gallery: Turner aveva visitato Venezia per la prima volta nel 1819, anno in cui compì il Grand Tour attraverso l’Italia, e vi tornò ancora due volte, riportandone centinaia di schizzi e acquerelli, in parte trasformati in dipinti a olio dopo il rientro in patria. L’arte e l’architettura di questa città, immerse nell’evanescente luce lagunare, esercitarono un impatto decisivo sulla pittura di Turner, che a Venezia dedicò alcuni tra i suoi dipinti più straordinari, nei quali le forme si dissolvono in una nebbia dorata che stempera i volumi e annulla i confini fra acqua e terra.

Marcel Proust, che di Ruskin fu grande estimatore, ne studiò e tradusse le opere e ne fece il protagonista di un saggio in cui descrive il proprio itinerario alla scoperta delle amate cattedrali gotiche guidato dagli scritti di Ruskin, in una sorta di pellegrinaggio commemorativo. Alla morte di Ruskin, nel gennaio 1900, Proust aveva scritto nel suo necrologio: “Direttore di coscienza del suo tempo, certo Ruskin lo fu, ma fu anche il suo professore del gusto, il suo iniziatore a quella bellezza che Tolstoi disapprova in nome della morale e nella quale Ruskin aveva reso tutto poetico, fino alla morale stessa”.

Come evento collaterale alla mostra, giovedì 22 marzo alle 15.30, nel Salone da ballo del Museo Correr si terrà il Convegno “John Ruskin e Venezia” (http://palazzoducale.visitmuve.it/it/mostre/mostre-in-corso/mostra-ruskin/2018/02/18893/convegno-john-ruskin-venezia/), dedicato al rapporto di Ruskin con quella che definì “il paradiso delle città” e con le opere di artisti veneziani che studiò e amò quali Tintoretto e Carpaccio.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. John Ruskin: Autoritratto con cravatta blu, 1873-1874 (Acquerello su carta, 352 × 252 mm)  - Morgan Library & Museum, New York Purchased as the gift of the Fellows
    © The Morgan Library & Museum
  2. John Ruskin: Finestra di Ca’ Foscari, 1845 (Matita e acquerello su carta, 466 x 316 mm) - Victoria and Albert Museum, Londra
    © Victoria and Albert Museum, Londra
  3. John Ruskin: Ponte dei Pugni (Matita e acquerello su carta, 180 x 223 mm) - Ruskin Foundation (Ruskin Library, Lancaster University), Lancaster
    © Ruskin Foundation, Lancaster
  4. John Ruskin: Ca’ d’Oro, 1845 (Matita, acquerello, tempera su carta grigia, 476 x 330 mm)  - Ruskin Foundation (Ruskin Library, Lancaster University), Lancaster
    © Ruskin Foundation, Lancaster
  5. John Ruskin: Venezia, Diga Marittima (Matita, acquerello su carta, 298 x 491 mm) -  Ruskin Foundation (Ruskin Library, Lancaster University), Lancaster © Ruskin Foundation, Lancaster
  6. Joseph Mallord William Turner: Venezia, Punta della Dogana e Santa Maria della Salute, 1843 (Olio su tela, 62 x 93 cm) - The National Gallery of Art, Washington. Given in memory of Governor Alvan T. Fuller by The Fuller Foundation, Inc.

IN COPERTINA
John Ruskin: Ca’ d’Oro, 1845 (Matita, acquerello, tempera su carta grigia, 476 x 330 mm)  - Ruskin Foundation (Ruskin Library, Lancaster University), Lancaster
© Ruskin Foundation, Lancaster
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Fino al: 20180610