Mi sembrava che l’anima viva dei colori emettesse un richiamo musicale,
quando l’inflessibile volontà del pennello strappava loro una parte di vita

(Vasilij Kandinskij)

Il viaggio che il giovane Vasilij Kandinskij (Mosca 1866 / Neuilly-sur-Seine 1944), ventitreenne studente di Giurisprudenza all’Università di Mosca, compì nel 1889 attraverso il nord del grande impero russo fu ricco di impressioni e spunti che l’artista meditò a lungo; si trattava di una vera e propria spedizione scientifica per conto della Società Imperiale di Scienze naturali, Etnografia e Antropologia, tematiche che lo appassionavano. Il periodo trascorso nel remoto governatorato di Vologda costituì per Vasilij anche una ricerca delle radici profonde della cultura dei propri antenati, provenienti dalla Siberia Orientale, ed ebbe il valore di una rivelazione. Qui, nel corso di un soggiorno presso le tribù nomadi dei Komi-Zirjani durato oltre un mese, il giovane studioso raccolse canzoni popolari, eseguì disegni, tenne un Diario di viaggio.

La mostra Kandinskij. L’opera / 1900-1940, in corso dal 26 febbraio fino al 26 giugno 2022 presso il Palazzo Roverella di Rovigo, intende cogliere i principi fondanti che guidarono il percorso creativo di Kandinskij, prendendo spunto proprio dalla cultura figurativa popolare che ebbe modo di incontrare in Siberia: “Ricordo ancora che, entrando per la prima volta nelle stanze di un’isba, restai inchiodato di stupore davanti alle pitture sorprendenti che da ogni lato mi circondavano. Quando infine penetrai nella camera, mi trovai circondato da ogni parte dalla Pittura: come se io stesso fossi penetrato nella Pittura” (Vasilij Kandinskij, Autobiografia).

Questo territorio sterminato, ricco di suggestioni dall’intensa spiritualità, esercitò su Vasilij un ruolo analogo a quello dell’incontro del piccolo Egòruska con la vastità della steppa nell’omonimo racconto di Cechov, pubblicato appena un anno prima. Un fluire di emozioni e memorie ancestrali che si coagulò attorno all’immagine del cavallo, animale totemico delle culture sciamaniche siberiane e presenza costante nell’intero percorso creativo di Kandinskij, come richiamo al tempo incantato dell’infanzia: nell’Autobiografia ricorda che da bambino tentava di raffigurare con gli acquarelli il suo giocattolo preferito, un cavallino di stagno. Agli inizi del XX secolo, la rievocazione dell’infanzia, così come l’interesse per l’arte popolare, rappresentò per molti artisti delle avanguardie un mezzo privilegiato per guardare il mondo liberandosi dai condizionamenti della cultura figurativa tradizionale.

Il tema del cavallo e del cavaliere trova la sua massima espressione nell’immagine di San Giorgio che sconfigge il drago, assai frequente nelle icone della Russia ortodossa, dove si è sempre tributata una particolare devozione al santo cavaliere. Non a caso, quando Kandinskij a Monaco nel 1911 deciderà di fondare un suo movimento artistico lo chiamerà Cavaliere azzurro; in seguito, quando ormai aveva intrapreso la via dell’astrazione, torna a rielaborare la cultura figurativa delle origini dipingendo nel 1914 Il cavaliere (San Giorgio), una scena avvolta nell’atmosfera incantata di una favola.

Nel 1911 Kandinskij pubblica Lo spirituale nell’arte, saggio in cui sviluppa la sua teoria dell’espressione artistica, nata da una folgorazione improvvisa grazie alla quale, racconterà, prese coscienza “in modo preciso che l’oggetto nuoce ai miei quadri“. Nell’intraprendere il suo viaggio nel mondo dello spirito, l’artista abbandona il rapporto diretto con il dato reale, affidandosi a forme e colori per esprimere quella “vibrazione interiore” che è generata nello spirito dal confronto con la realtà che ci circonda.

Il percorso della mostra di Palazzo Roverella si apre con il periodo trascorso a Monaco tra gli ultimi anni del XIX secolo e gli inizi del Novecento: qui Kandinskij incontra la musica di Arnold Schönberg, le cui composizioni, scrive, “non sono acustiche, ma puramente psichiche“. Kandinskij individua nella musica la potenziale capacità di ampliare la propria esperienza artistica, trascendendone i limiti, in quanto la musica è “l’arte che non si è dedicata alla riproduzione dei fenomeni naturali, ma all’espressione dell’animo dell’artista e alla creazione di una vita autonoma attraverso i suoni musicali“. Ne Lo spirituale nell’arte dedica grande attenzione alle corrispondenze e ai rapporti tra suoni e colori, seguendo le teorizzazioni del compositore russo Skrjabin: una concezione mistica dell’origine dell’opera d’arte, che si manifesta all’artista in una propria imprescindibile necessità e compiutezza, alla quale deve semplicemente porgere ascolto.

Di notevole importanza fu per Kandinskij l’esperienza del Bauhaus, dove insegnò per undici anni, prima a Weimar e poi a Dessau, tenendo corsi di Pittura murale e Pittura libera. Al Bauhaus Kandinskij strinse amicizia con Paul Klee, anch’egli insegnante di Pittura, e sviluppò ulteriormente le sue teorie sull’arte: qui nel 1926 pubblicò Punto, linea, superficie, il saggio di estetica che pone le basi per una sorta di metafisica della forma, integrando i principi esposti ne Lo spirituale nell’arte. Vi si teorizza un nuovo rapporto con l’opera d’arte, grazie al quale si apre “la possibilità di entrare nell’opera, diventare attivi in essa e vivere il suo pulsare con tutti i sensi“.

Nel 1931 i nazisti iniziarono una campagna su larga scala contro il Bauhaus e degli oltre centocinquanta oli e trecento acquarelli prodotti da Kandinskij in questi anni molti sono andati perduti; la scuola fu chiusa nel 1933 e Kandinskij, accusato di bolscevismo, abbandonò la Germania per trasferirsi a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, dove rimarrà fino alla morte.

Il progetto della mostra, dichiarano i curatori, è quello di seguire la parabola creativa di Kandinskij, il suo lungo e meditato cammino verso l’astrazione, “individuandone le costanti che, dai primi anni del Novecento sino alla fine, innervano il suo modo personalissimo di dipingere: la ricerca di un’autenticità interiore, la volontà di creare un mondo visivo nuovo e libero, il riferimento alla musica, l’irrazionalismo spiritualistico e il legame con l’arte popolare russa e soprattutto con le espressioni creative dei popoli della Siberia, le cui tracce agiscono alla stregua di un fil rouge“.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Vasilij Kandinskij, Sonntag (Alt Russisch), 1904 – Collection Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam
  2. Vasilij Kandinskij, Rider (cavaliere), 1909-1910 – Collezione privata, Vienna
  3. Vasilij Kandinskij, Il cavaliere (San Giorgio), 1914-15 – Tretyakov Gallery, Mosca
  4. Vasilij Kandinskij, Blue Crest / Cresta Azzurra, 1917 – The State Russian Museum, San Pietroburgo
    © 2021. Foto Scala, Firenze
  5. Vasilij Kandinskij, Rot in Spitzform, 1925 – MART 2178, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Collezione L.F.
  6. Vasilij Kandinskij, Mittengrun (Green in the middle), 1932 – Collezione privata, Roma
  7. Vasilij Kandinskij, Le Noeud rouge, 1936 – Fondation Maeght, Saint-Paul de Vence (France)
    foto Claude Germain
  8. Vasilij Kandinskij, Ohne Titel, 1940 – The Albertina Museum, Vienna

IN COPERTINA

Vasilij Kandinskij, Destino (Il muro rosso), 1909 – Astrakhan, The P.M. Dogadin Astrakhan State Art Gallery
[particolare]

Sito web: https://www.palazzoroverella.com

Dove e quando

Evento: Kandinskij. L’opera / 1900-1940

Indirizzo: Palazzo Roverella - Via Giuseppe Laurenti, 8/10, 45100 Rovigo RO
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Fino al: 26 Giugno, 2022