Quando torneremo ad aprire le mostre e i musei, l’elenco delle cose da vedere sarà lungo: fra queste la mostra sulla pittura macchiaiola, allestita nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova, la cui chiusura, prevista per il 18 aprile 2021, sarà sicuramente prorogata. I Macchiaioli, questi grandi pittori toscani del secondo Ottocento, si sono visti dedicare molte esposizioni negli ultimi decenni, ma questa mostra è differente e rappresenta un’occasione per nuovi spunti e nuove prospettive di riflessione. Gli studi dei curatori hanno recuperato e quindi esposto le opere appartenute ai primi amatori e collezionisti dei Macchiaioli, le cui scelte coraggiose hanno permesso a questi artisti di non demordere e poter maturare la loro arte anche quando la critica ufficiale li derideva.
“Rendere il giusto riconoscimento a questi uomini e donne, di diversa formazione ed estrazione sociale, ci offre l’opportunità di riconsiderare un movimento artistico, molto studiato in tutti i suoi aspetti, in una prospettiva inedita, attraverso lo sguardo di coloro che ebbero l’intuizione di incoraggiarli, sostenendoli non solo economicamente, ma anche cercando di comprenderli e dialogare con loro.” Questi progressisti, come li definiremmo oggi, sono stati a volte altri artisti, o intellettuali, ma anche mercanti e donne colte di grande sensibilità.
La critica ufficiale, sin dalle prime battute denigrò le opere di queste nuove leve artistiche, basti pensare ai taglienti giudizi di Yorick, al secolo Pietro Ferrigni, sul dipinto I Novellieri toscani di Cabianca: “Potrebbe essere un bel quadro se l’autore si fosse dato la pena di finirlo”.
Prima di essere chiamati macchiaioli vengono denominati anche gli “effettisti”, evidentemente per i violenti contrasti chiaroscurali, “guarda la forza degli sbattimenti” diceva Banti ai suoi sodali, come ci riporta Cecioni in una sua lettera. Questo entusiasmo si materializzava in una tavolozza carica di energia che cercava sempre più di rappresentare la vita quotidiana o i momenti risorgimentali con immediatezza mai vista prima. Troveranno quindi gli amanti della loro arte “in quella borghesia emergente che si identificava negli ideali espressi nelle opere”.
In Diego Martelli, loro paladino e critico attento, troveranno un appassionato referente culturale che li aiutò, consigliò e li portò aldilà delle Alpi per metterli in contatto con i “gemelli diversi francesi” che oggi conosciamo come Impressionisti. Le opere esposte ci restituiscono tutte queste vicende, con tutti i protagonisti presenti sia con opere di fama che con dipinti inediti o mai visti prima.
Il percorso si dipana in sei sezioni, che analizzano le diverse tipologie di collezionisti e amici della Macchia.
Si parte con i critici e letterati, dove il posto d’onore è ovviamente per Diego Martelli, che li ha fatti conoscere e li ha anche aiutati economicamente e metodologicamente, grazie alle riunioni nella sua tenuta a Castiglioncello. Quadri poetici ed ispirati sono stati creati nella incantata natura di questo posto, molti dei quali poi confluiti nella collezione del Martelli, oggi conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. La mostra punta i riflettori anche su un altro intellettuale interessato a questi artisti: Gustavo Uzielli, scienziato sostenitore della filosofia positivista, che spiega la predilezione per i Macchiaioli, seguaci delle stesse idee. Anche Ugo Ojetti, che agli inizi del Novecento ha cominciato la rivalutazione del movimento, trova posto in questa sezione.
Si passa poi agli amici e mecenati, la categoria più numerosa e variegata, dove è interessante trovare molte dame colte e sensibili, fra le quali la baronessa Fiorella Favard de l’Anglade, Isabella Falconer e Maria Ottavia Vettori Medici, appassionate dei quadri di Signorini.
Sono però le famiglie di estrazione borghese ad avere il maggior ruolo fra i mecenati divenuti amici e viceversa, con le quali gli artisti condividevano idee e prospettive politiche. Per alcuni artisti sono stati gli interlocutori privilegiati durante il percorso artistico, come accaduto per Silvestro Lega che ebbe sodalizi fondamentali per la sua produzione e il suo equilibrio mentale con le famiglie fiorentine quali i Batelli, i Fabbroni e i Bandini. “Si inquadra nel comune impegno ideale e politico la relazione con personaggi del mondo scientifico come i medici Giovanni Del Greco e Rodolfo Panichi, le cui solide convinzioni positivistiche si abbinavano a un forte impegno sociale.”
La terza sezione ci fa conoscere i primi collezionisti, fra i quali illustri personaggi della borghesia toscana, come medici, direttori d’orchestra e amministratori comunali. Lo studio delle loro collezioni ha rivelato “un notevole gusto estetico rivolto a opere di grande e innovativo impegno formale. Dimostrano così una comprensione del procedimento della ‘macchia’ non capito dalla critica ufficiale.” Le ricerche hanno considerato anche i collezionisti a cavallo delle guerre mondiali, uomini della borghesia imprenditoriale e “bottegaia” fiorentina o anche attori, che oltre ad apprezzare l’arte dei Macchiaioli hanno coniugato l’idea dell’investimento economico. Il fiorentino Enrico Checcucci è l’esempio perfetto, per aver coniugato armonicamente l’indole del mercante dal fiuto infallibile per i capolavori, a quella del collezionista, “che lo portò ad innamorarsi di un dipinto senza quasi pensare ai risvolti economici…” Scene di vita infantile i suoi soggetti preferiti, tanto cara a molti macchiaioli dopo la prima fase sperimentale en plein air.
La categoria dei pittori amatori analizzata nella quarta sezione della mostra include personaggi che hanno avuto un legame privilegiato con i Macchiaioli, divenendo a volte dei seguaci come Cristiano Banti, che, benestante, è stato anche un aiuto economico per molti di loro; alcuni pittori hanno dimostrato orientamenti artistici differenti, come Gordigiani o Carnielo, ma non per questo non hanno saputo cogliere l’originalità della pittura macchiaiola, che li ha portati ad acquistare opere decisamente sperimentali. “La raccolta più significativa è stata quella di Carnielo, collezionista non solo per passione ma anche perché univa le ragioni dell’interesse culturale a quelle dell’investimento economico, fiducioso nel futuro successo dei suoi amici. Riuscì a rappresentare, attraverso i dipinti da lui acquistati, in maniera coerente le diverse fasi evolutive della straordinaria parabola artistica macchiaiola.”
Con la sezione cinque si indaga il mondo dei mercanti d’arte, che hanno reso famosi fuori dai confini del Belpaese i Macchiaioli. Grazie alla presenza di nutrite colonie di colti francesi e angloamericani a Firenze, che si erano precocemente interessati a questa rivoluzionaria pittura, i Macchiaioli entrarono nei circuiti internazionali. Viene inquadrata sia la figura dell’importante mercante d’arte Giacomo Molena che operava fra Trieste e Vienna, che quella di Luigi Pisani, proprietario della Galleria in palazzo Lenzi di Piazza Ognissanti a Firenze, il quale “con intuito precoce vi intravede il futuro”. Su scala più intima e personale le acquisizioni fatte da un altro mercante, Pilade Mascelli, esperto di letteratura francese e sodale di Giovanni Pascoli, fatte per alimentare una raccolta privata. Il legame con Pascoli ci rimanda alla poetica degli artisti macchiaioli, all’amore per la natura e la sua contemplazione, che si ritrova nella poesia del poeta dei Canti di Castelvecchio, elementi che hanno guidato questo mercante e le sue passioni collezionistiche.
Chiude questa sezione un mercante che è stato definito come il più acuto e raffinato intenditore dei Macchiaioli, Mario Galli, dotato di un eccezionale occhio critico, che arriverà ad avere una collezione di trecento opere fra le quali ben cento dipinti ad olio di Giovanni Fattori.
Una sezione, l’ultima, è dedicata alla straordinaria collezione dell’imprenditore e mercante d’arte livornese Alvaro Angiolini, che è stata realizzata nel secondo dopoguerra e che è ad oggi intatta. È possibile vedere in questa mostra per la prima volta alcuni capolavori della raccolta, realizzata anche grazie alla figura del milanese Enrico Somarè, tra i più aggiornati esperti di Ottocento italiano e legato all’Angiolini da amicizia. Fu infatti il principale mercante e mentore della Macchia per l’acquisizione delle opere, divenendo un vero trait d’union fra Toscana e Lombardia. L’amore di Angiolini per l’arte nasce sin dalla sua giovinezza, grazie alla frequentazione dei protagonisti della stagione post-macchiaiola livornese, che si erano riuniti nel celebre Gruppo Labronico, unita alla sua passione per la grafica, che sarà anche importante per la sua attività commerciale di tipografo. Imprenditore volitivo, a lui si deve anche la creazione di uno studio cinetelevisivo che ha ideato negli anni ’60 alcuni fra gli spot più famosi trasmessi in Carosello; la sua collezione è stata realizzata in un tempo lungo, tanto che pure negli ultimi anni, nonostante i problemi di salute, non rinunciò mai ad “inseguire un’opera agognata”.
Far conoscere ad un pubblico più vasto una così interessante e impegnata personalità è uno dei molti motivi che rendono questa mostra meritevole di essere visitata, appena sarà possibile.
Didascalie immagini
- Silvestro Lega, Alla villa di Poggio Piano, 1888-1889, olio su tavola, cm. 34×60,5, collezione privata
- Serafino de Tivoli, L’antica pescaia a Bougival, 1878-1880, olio su tela, cm. 89,5×116, collezione privata
- Silvestro Lega, L’elemosina, 1864, olio su tela, cm. 71,8×124, collezione privata
- Silvestro Lega, Le bambine che fanno le signore, 1872, olio su tela, cm. 60×110, Viareggio, Istituto Matteucci
- Giuseppe Abbati, Dalla cantina di Diego Martelli, 1866 circa, olio su tavola, cm. 38×29, collezione privata
- Telemaco Signorini, Bambini colti nel sonno, 1896, olio su cartone, cm. 49,5×40, collezione privata
- Giovanni Fattori, L’Arno a Bellariva, 1875 circa, olio su tela, cm. 37×101, Livorno, collezione Angiolini
IN COPERTINA:
Odoardo Borrani, Mietitura del grano nelle montagne di San Marcello, 1861, olio su tela, cm. 54×126,5, Viareggio, Istituto Matteucci
I MacchiaioliI
Capolavori dell’Italia che risorge
Padova, Palazzo Zabarella
Dove e quando
- Fino al: – 18 April, 2021